“What I love about the past is that it's over! - Ciò che amo del passato è che è passato!” (Byron Katie)
Spesso scrivo cose come ‘andare leggeri attraverso la vita’ o ‘prendere meno sul personale la nostra storia personale’. Ripeto, sicuramente è per giustificare la mia memoria mostruosamente corta per cui tendo a dimenticare molto, specialmente quando qualcosa o qualcuno è stato digerito, metabolizzato e in qualche modo accolto nella mia comprensione.
Del resto, il nostro bagaglio di esperienze passate può avere una doppia valenza: costruttiva o distruttiva. In senso costruttivo, un passato a cui siamo riusciti a dare un significato e in cui si riconoscono insegnamenti e ricchezze può fare da “archivio delle cose buone” a cui attingere nei momenti di crisi.
Diversamente, un passato idealizzato - la classica “età dell’oro” o la “relazione speciale” che “non tornerà mai più” è invece un forte deterrente rispetto alla capacità di cogliere le opportunità del presente. La rassegnazione fatalistica - da non confondersi con l’accettazione serena - può anzi fare da perfetto giustificativo all’inesauribile lamentela sulla condizione attuale.
Dimorare troppo a lungo nel passato, perdersi in analisi minuziose e tendenziose, massacrarsi nei sensi di colpa o crogiolarsi in vecchi momenti di gloria generalmente ci rende poco presenti nel presente, oltre ad essere un atteggiamento egocentrico che dopo un po’ ci fa restare sulle balle perfino al nostro cane. Altro svantaggio è che sviluppiamo la tendenza a distorcere anche la realtà attuale, oltre che quella passata, perché quasi automaticamente ci accomoderemo gli eventi in corso come facciamo per quelli ormai andati, cioè un po’ come ci pare.
Ecco perché non è sempre necessario andare a rimestare continuamente e morbosamente nell’infanzia, nella storia familiare o addirittura nelle presunte vite passate: di solito, ciò che serve per il prossimo passo di consapevolezza è proprio sotto al nostro naso, ben manifestato dal nostro abituale modo di pensare, sentire e agire. Il mio ‘io’ di oggi sintetizza mirabilmente tutti i traumi e le glorie dei miei ‘io’ di ieri; se ho un quoziente d’intelligenza medio non mi occorrerà l’ipnosi regressiva per collegare una vita medievale da zingara al totale caos del mio armadio attuale.
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Presenti al presente. Giusto
RispondiEliminaGrazie Carlo!
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