“La differenza tra il piacere e la gioia? Ohhh….la distanza da qui alla luna - da qui a un’altra galassia! Il piacere è un tentativo di riempire te stesso. La gioia è ciò che sei. - The difference between pleasure and joy? Ohhh . . . the distance is from here to the moon—from here to another galaxy! Pleasure is an attempt to fill yourself. Joy is what you are.” (Byron Katie)
Come ho già detto in altri post, adoro Byron Katie per il suo pensiero radicale, diretto, che non usa mezzi termini né fa concessione a compromessi. La sua citazione in apertura sintetizza la sostanziale differenza che questa autrice traccia tra l’esperienza della gioia e quella del piacere.
Secondo lei, la gioia è uno stato dell’essere: è ciò che siamo quando ci sintonizziamo pienamente con la vita nel presente, neutralizzando - almeno in quel momento - il nostro quotidiano bagaglio di ansie e preoccupazioni. La gioia potrebbe essere raffigurata come il sole luminoso, sempre disponibile, anche se spesso oscurato dalle nubi delle nostre aspettative e condizionamenti. Per raggiungere tale luce occorre ‘togliere’ piuttosto che ‘aggiungere’: è un moto di semplificazione. E’ dunque attenzione e cura reali verso se stessi e verso la vita, cosa che si traduce nell’identificazione con l’essenziale completezza che già siamo.
Il piacere, sempre nell’ottica di Byron Katie, è un tentativo di trovare la gioia ma con mezzi esterni - quindi una contraddizione in termini. Strumento e oggetto di piacere diventano dunque determinate persone, oggetti o situazioni che, naturalmente, possono anche negarsi o non essere al momento disponibili.
Questa caratteristica diciamo ‘esteriore’ del piacere non deve però denigrarlo o squalificare la sua importante funzione, poiché nell’economia globale della vita tutto ha un suo posto e un suo valore.
##Continua nel post successivo IL PIACERE 2 - La natura umana
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