“La strada maestra è l’azione. La via che porta alla conquista della fiducia in se stessi e della stima di sé è l’azione.”(Bruce Lee)
Continuando il discorso del post precedente, quello che mi piace dell’autostima, così come di ogni altra qualità interiore, è che la si può ‘costruire’ - possiamo prendercene piena responsabilità. Naturalmente non tutti amano la parola ‘responsabilità’: sa tanto di impegno, forse anche di fatica o sforzo. L’altra faccia della medaglia è che ‘responsabilità’ profuma anche di libertà, potenza e indipendenza. Poniamo che ci sia qualche creatura curiosamente interessata a tali virtù, come fare dunque per costruire la propria autostima?
Ci sono vari passaggi, che dipendono in primis dal grado di consapevolezza che abbiamo riguardo al problema. Per esempio, se siamo particolarmente in crisi, senza energie e disorientati, un primo grande atto di amore e stima verso noi stessi sta proprio nel chiedere aiuto. Questa richiesta, che può essere rivolta sia alle persone care che a un professionista, denota una reale volontà di cambiare piuttosto che il classico crogiolarsi nello status quo.
Se invece abbiamo la sensazione di potercela fare da soli e che il nostro percorso di autostima vada solo potenziato e non costruito da zero, possiamo operare due passaggi: scoprire quali sono i NOSTRI parametri riguardo la NOSTRA autostima e da ciò programmare piccole azioni quotidiane in tale direzione - azioni che ci diano il senso dell’impegno, dell’affetto e della cura verso noi stessi.
Il primo passo implica discriminare tra ciò che la società o i media propongono come metro di approvazione o successo e ciò che NOI invece riteniamo fondamentale per realizzarci e ricavare un senso di piacere e soddisfazione dalla nostra vita. Un esempio? La società potrà dirci che siamo dei falliti se non abbiamo un lavoro da almeno 3000 euro al mese, mentre noi, a conti fatti, sappiamo che possiamo vivere bene anche con 1000. Se già guadagniamo ciò che ci serve, questa riflessione ci svincola da molto senso di frustrazione e facilita la nostra indipendenza mentale ed emotiva dalle convenzioni sociali.
Se invece non raggiungiamo ancora i nostri stessi standard, allora possiamo provare a mettere in atto la strategia della piccola azione quotidiana per avvicinarci al nostro obiettivo. I grandi gesti eroici di solito lasciano il tempo che trovano: sollevano un’ondata di soddisfazione momentanea seguita dal rinculo della fatica e del vuoto.
Per mia esperienza, è molto più salutare per l’autostima una serena disciplina quotidiana che forzi passo passo la nostra naturale inerzia, dandoci concretamente la sensazione di lavorare per la propria gioia, pienezza e realizzazione.
Tornando all’esempio suddetto, se il problema dell’autostima deriva dalla mancanza di lavoro, piuttosto che lamentarci della crisi giocando alla play-station o invidiare chi lavora, magari un bel mattino inviamo dei curriculum, il mattino dopo ci iscriviamo a un centro dell’impiego e così di seguito. Se invece la nostra frustrazione e senso di non valore deriva dalla scarsità di lavoro o dalla scarsa retribuzione, potremmo cominciare col pubblicizzare giornalmente e regolarmente i nostri servizi (anche semplicemente usufruendo dei network gratuiti) o sondare la possibilità di un aumento di stipendio se siamo dipendenti.
Il famoso detto ‘aiutati che Dio ti aiuta’ si basa proprio su questo principio: la vita generalmente viene incontro a chi fa un gesto per rompere il muro della sfiducia, del ristagno e del senso del dovuto. L’esperienza mia e delle persone intorno a me mi ha dimostrato che si può comprare un cellulare mettendo da parte ogni giorno gli spiccioli rimasti dalla spesa o si può acquistare un casa anche senza un lavoro fisso poiché, come insegna il Tao Te Ching, “un viaggio di mille miglia, inizia con un passo”.
##Vedi post precedente L'AUTOSTIMA 1: Perché agli altri sì e a me no?