Ho sempre avuto la sensazione di venire da un altro pianeta, da una realtà più rarefatta, luminosa e sottile rispetto a quella dove sembro trovarmi adesso. A modo mio, incarno e manifesto tale dimensione iridescente, se vogliamo ‘spirituale’, nella vita quotidiana, così pratica, materiale, talvolta grossolana.
Così, a volte, nel silenzio della mia anima, mi sale inevitabile e bruciante la nostalgia di Casa: è come l’eco di Fuochi Lontani, della polvere di stelle che è la nostra origine in assoluto. Spesso mi viene da piangere; tuttavia, quando abbraccio questo dolore, questa eterna nostalgia, ecco che dolcemente si liquefà in canto, si scioglie in poesia. Allora guardo gli occhi di chi amo e, per un attimo, sono di nuovo a Casa.M’immergo nel cuore del mio Cuore e di nuovo sento il calore della mia essenza, il pulsante battito dell’Infinito.
RICHIAMO
…e cullo la mia croce
in ginocchio, sul molo
risacca
di luce.
Cantano le Sirene,
nenie di un lontano Fuoco:
Hic sunt leones
ma io esondo - e mi brucio
Hic sunt leones
nostalgia
d’Infinito
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I have always had the feeling of coming from another planet, from a more rarefied, luminous and subtle reality than the one where I seem to be now. In my own way, I embody and manifest this iridescent, if you like, 'spiritual' dimension in everyday life, which is so practical, material and sometimes coarse. So, sometimes, in the silence of my soul, I feel an inevitable and burning nostalgia for home: it is like the echo of distant fires, of the stardust that is our absolute origin. Often I feel like crying; however, when I embrace this pain, this eternal longing, it gently melts into song, dissolves into poetry. Then I look into the eyes of those I love and, for a moment, I am home again.I plunge into the heart of my Heart and again I feel the warmth of my essence, the pulsating beat of the Infinite
THE CALL
...and I cradle my cross
on my knees, on the dock
light
backwash.
Sirens sing,
lullabies of a distant Fire:
Hic sunt leones
But I flood - and I burn
Hic sunt leones
Yearning
of the Soul
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For years now I have been performing horrible experiments on myself and on the poor souls who unluckily venture with me into a relationship; for years I have been reflecting on the successful or unsuccessful experiences of relatives, friends and counselling clients. All this mental, emotional and spiritual torment is leading me to the shocking and always debatable conclusion that we should be happy as a couple.
The relationship attracts us, and it is one of the most instructive testing grounds for the human being... however, if the relationship diminishes the quality of our life, is it worth it? When a person has learnt to feel really good alone, the temptation to stay that way is very strong. Fortunately, not many beings have gone that far, otherwise the human race would have been extinct long ago and, considering everything, I don't know if it would have been much better for planet Earth
I really think that, as a couple, we should enjoy ourselves on all levels, from the sexual to the spiritual, without aspiring to perfection but also without having to be 'satisfied'.When I 'settle', I unconsciously declare that I do not deserve the best in life, which is actually the birthright of every living being. Existence is complex and painful enough on its own, let alone adding the odd guilt trip whereby we don't consider ourselves worthy of being happy and have to make do with a second-rate relationship.
Some of my partners have been real teachers for me: they have rarely burdened me with their old stories, their childhood traumas or their unresolved past. They have taught me how much healthier it is to deal with our own wounds, perhaps with appropriate support, and then to put the knowledge gained into practice in the present relationship.
So, if we realise that we have wrong attitudes or our partner points them out to us, we can take note and begin to concretely and courageously apply the opposite behaviour. Of course, at first it will seem like moving a mountain. Let's imagine a person who is not used to talking about his or her feelings and who, because of this communication defect, has ruined potentially beautiful relationships: for him or her, even just being able to say 'I love you, I missed you today, I want to be with you' could be a titanic task. Or let's take an aggressive person, predisposed to attack and arrogance: it will be already a lot if, three times out of ten, he/she bites his/her tongue and apologizes.
Apart from these adjustments, which are highly evolutionary for both partners, the couple should still be joy and laughter, hugs and kisses, shared experiences and difficulties overcome together. It can become an excellent playground for learning to take the first step in demonstrating love, for training oneself to discover something new and beautiful in one's partner and to communicate it to him or her; we can learn never to take anything for granted and exercise, instead, the virtue of attention, which is the fundamental nourishment for making everything we love grow.
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Ormai sono anni che compio orribili esperimenti su me stessa e sulle povere anime che malauguratamente si avventurano con me in una relazione;sono anni che rifletto sulle esperienze di successo o meno di parenti, amici e clienti di counseling. Tutto questo travaglio mentale, emotivo e spirituale mi sta facendo arrivare alla conclusione, sconvolgente e comunque sempre ridiscutibile, che in coppia bisognerebbe star bene.
La relazione ci attira, ed è uno dei campi di prova più istruttivi per l’essere umano…tuttavia, se la relazione diminuisce la qualità dellanostra vita, chi ce lo fa fare? Quando una persona ha imparato a star veramente bene da sola, la tentazione di restare tale è fortissima. Fortunatamente, non molti esseri sono arrivati a tanto, altrimenti la razza umana si sarebbe estinta da un pezzo e, a questi lumi di luna, non so se sarebbe stato decisamente meglio per il pianeta Terra.
Penso sul serio che in coppia bisognerebbe godere su tutti i piani, da quello sessuale a quello spirituale, senza per questo aspirare alla perfezione ma anche senza doversi ‘accontentare’ per forza.Quando mi ‘accontento’, dichiaro inconsciamente di non meritare il meglio nella vita, cosa che in realtà è diritto di nascita di ogni essere vivente. L’esistenza è già abbastanza complessa e dolorosa di suo, figuriamoci se aggiungiamo strani sensi di colpa per cui nonci riteniamo degni di essere felici e dobbiamo farci bastare un rapporto che ‘funzionicchia’.
Alcuni dei miei partner sono stati per me dei veri maestri: raramente mi hanno gravato delle loro vecchie storie, dei loro traumi infantili o del loro passato irrisolto. Mi hanno insegnato quanto sia più sano rigovernarsi le proprie ferite, magari con un sostegno adeguato, e poi mettere in pratica le consapevolezze raggiunte nella relazione presente.
Perciò, se dal nostro percorso capiamo che abbiamo degli atteggiamenti sbagliati o il partner stesso ce li fa notare, ne prendiamo atto e iniziamo disciplinatamente e coraggiosamente ad applicare il comportamento opposto. Certo, all’inizio sembrerà di dover spostare una montagna. Immaginiamo una persona non abituata a parlare dei propri sentimenti e che, per questo difetto di comunicazione, ha rovinato relazioni potenzialmente belle: per lei, anche solo riuscir a dire un ‘ti amo, mi sei mancato/a tanto oggi, ho voglia di stare con te’ potrebbe rappresentare un’impresa titanica. Oppure prendiamo una persona ‘fumina’, predisposta all’attacco e all’arroganza: sarà già tanto se, tre volte su dieci, si morde la linguae chiede scusa.
Aldilà di questi aggiustamenti di tiro, altamente evolutivi per entrambi i partner, la coppia dovrebbe comunque essere gioia e risate, abbracci e baci, esperienze condivise e difficoltà superate insieme. Può diventare un ottimo terreno di gioco per imparare a fare il primo passo nella dimostrazione dell’amore, per allenarsi a scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo e di bello nel partner e comunicarglielo; possiamo imparare a non dare mai niente per scontato ed esercitare, invece, la virtù dell’attenzione, che è il nutrimento fondamentale per far crescere tuttociò che amiamo.
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A few weeks ago, with my closest friends, we were wondering what characterises a healthy and valuable romantic relationship. Obviously, each of us has a different perception, just as each of us has a different way of interpreting and living time.
At the end of the day, however, a good relationship is one in which time is spent well together. Here again, time is a determining factor: it reveals deceptions and self-deceptions, compatibilities and differences.For example, if your partner assures you that he or she wants to live together but never shows up with a suitcase in hand or does not invite you to move in with him or her, something is not right. Or if he tells you that he misses you and then not only does he not move, but he does not even talk about seeing you again: either because of the lockdown, or because he has a lot to do... perhaps because he does not want you enough.
What I am referring to at this point is the 'basic' development and projectual time of a couple, I am not even talking about soul mates, mental sharing or filling emotional needs. First of all because, at least as far as I am concerned, having reached this venerable age and having worked a little on my character, I already have various friends who love me and with whom I can spend hours discussing everything from my metaphysical yearnings to pistachio puddings. Are they all potential partners? Obviously not. Secondly, because as an abundantly adult person, and thank God not vaccinated, it would also be the case to resolve on my own my affective needs and my existential crises without projecting them on the partner who, poor guy, will probably have his own.
When I speak of an average decent relationship, I am referring instead to desiring and feeling desired, to being well and joyfully together. I am talking about the willingness and ability to carve out quality time, to share experiences, even the simplest and most everyday ones, such as eating or sleeping together, kissing in front of a sunset, laughing on a movie cuddled up on the sofa, or showing each other the places and faces of our lives.Of course, the current moment does not exactly seem to be conducive to encounters, contact and a full life, and yet that is precisely why we need it most. Believing to have or cultivate a relationship via chat or telephone is the illusion that defends us from confrontation with true love; it can hide the fear of our own feelings and emotions. Or, more simply, it is just laziness due to lack of interest in the assumed partner.
"Nothing is trivial", said Brandon Lee in the film 'The Crow'. Never take people for granted, childishly deluding ourselves that they will always be there for us. As the Magnificent said, 'Let him who wishes to be happy, be happy: there is no certainty of tomorrow'. Especially now.
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Qualche settimana fa, con le mie più care amiche, ci chiedevamo cosa caratterizzasse una relazione sentimentale sana e di valore. Ovviamente ognuno di noi ne ha una percezione diversa, così come ognuno ha un diverso modo di interpretare e abitare il tempo.
Alla resa dei conti però, una relazione bella è una relazione in cui il tempo è speso bene insieme. Anche in questo caso, il tempo è un fattore determinante: svela gli inganni e gli autoinganni, le compatibilità e le differenze.Ad esempio, c’è qualcosa che non quadra se il partner ti assicura che vuole convivere ma non si presentamai con la valigia in mano o non t’invita a trasferirti da lui. Oppure se ti dice che gli manchi e poi non solo non si muove, ma neppure parla più di rivedersi: vuoi per il lockdown, vuoi perché ha molto da fare…forse vuoi perché non ti desidera abbastanza.
A questo punto mi riferisco proprio al tempo di sviluppo e progettualità ‘basic’ di una coppia, non sto nemmeno parlando dell’anima gemella, di condivisione mentale o di riempimento di bisogni affettivi. Per prima cosa perché, almeno per quanto mi riguarda, giunta a questa veneranda età e avendo lavorato un po’ sul mio carattere, ho già vari amici che mi amano e con cui posso stare ore a ragionare di tutto, dai miei aneliti metafisici ai budini al pistacchio. Sono tutti dei potenziali partner? Evidentemente no. In secondo luogo, perché in quanto persona abbondantemente adulta, e grazie a Dio non vaccinata, sarebbe anche il caso di rigovernare per conto mio i miei bisogni affettivi e le mie crisi esistenziali, senza proiettarli sul partner che, poveraccio, verosimilmente avrà purei suoi.
Parlando di una relazione mediamente decente, mi riferisco invece al desiderare e sentirsi desiderati, allo stare gioiosamente e giocosamente bene insieme.Mi riferisco alla volontà e alla capacità di ritagliarsi tempo di qualità, condividere esperienze, anche le più semplici e quotidiane, come mangiare o dormire insieme, baciarsi davanti a un tramonto, ridere per un film abbracciati sul divano, mostrarsi a vicenda i luoghi e i volti delle rispettive vite.Certo, il momento attuale non pare esattamente propizio a favorire incontri, contatto e vita piena, eppure proprio per questo ne abbiamo più bisogno. Credere di avere o di coltivare una relazione via chat o via telefono è l’illusione che ci difende dal confronto con l’amore vero; può occultare la paura dei propri sentimenti ed emozioni. Oppure, più semplicemente,è la pigrizia data dalloscarso interesse verso il presupposto partner.
“Nothing is trivial”, affermava Brandon Lee nel film ‘"Il Corvo’. Mai dare per scontate le persone,illudendoci infantilmente che saranno sempre lì a nostra disposizione. Come ebbe a dire il Magnifico “chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza.”. Soprattutto adesso.
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We women, but also some men with a very pronounced feminine side, secretly consider the romantic relationship as a kind of free psychotherapy.We may not be totally aware of it, but deep in our hearts we hope that the relationship will save us, that that 'he' will not touch and at the same time heal all our emotional wounds: abandonment, rejection, betrayal, lack of Kinder snacks, sadistic rationing of Nutella.
While it is true that a couple can represent a path of growth and even a 'corrective emotional experience', in the sense that it has to be corrected by dint of grappas and spirits, it is very bold to think that the unfortunate partner, rarely an enlightened one, can really take charge of resolving our inner dramas, which extend from childhood, or rather, from prehistory to the present day.
He will already be quite heroic if he silently and stoically endures our endless tales of ex-bastards, anaffective mothers, absent fathers, avoiding dogs and rejecting turtles. And yet we continue to pursue the myth of emotional sharing, when in my opinion it would already be quite an achievement to share a plate of spaghetti in happiness, make love with satisfaction and plan a nice weekend.
After all, we do not usually appreciate, or rather, we take for granted, what we already have, investing our energies in trying to manipulate and reshape the other: it is like asking a dog to meow, no wonder if in the end we feel frustrated, resentful and empty. In our therapeutic persistence, which would even be noble if applied to ourselves and with the help of a professional, we do not give up on our partner, whom we have already widely defined as dysfunctional, because:
1) we have to evolve through this and learn something (What? Mystery of faith)
2) he has to evolve (the way we like it) and learn something (see above).
Such mechanisms have now become practically DNA; they are very difficult to identify and not to 'justify', given the rhetoric and sentimentality with which couple life is generally imagined and defined in our sad and superficial society. In short, we are all waiting for our soul mate when it is more difficult to find a good plumber or to cancel a telephone contract without paying too many charges.
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Noi donne, ma anche alcuni uomini con un lato femminile molto pronunciato, sotto sotto consideriamo il rapporto sentimentale una sorta di percorso di psicoterapia a gratis.Magari non ne siamo totalmente consapevoli, tuttavia nel profondo del nostro cuore speriamo che quella relazione ci salverà, che quel ‘lui’ non toccherà e allo stesso tempo guarirà tutte le nostre ferite emotive: abbandono, rifiuto, tradimento, mancanza di merendine Kinder, razionamento sadico della Nutella.
Se da un lato è vero che la coppia può rappresentare un percorso di crescita e perfino un’ “esperienza emozionale correttiva”, nel senso che va corretta a forza di grappini e superalcolici, dall’altro è molto audace pensare che il malcapitato partner, raramente un illuminato, possa davvero prendersi in carico la risoluzione dei nostri drammi interiori, che tra l’altro si estendono dall’infanzia, anzi, dalla preistoria ai giorni d’oggi.
Costui sarà già piuttosto eroico se sopporterà in silenzio e stoicamente i nostri interminabili racconti di ex bastardi, madri anaffettive, padri assenti, cani evitanti e tartarughine respingenti.Eppure noi continuiamo a inseguire il mito della condivisione emotiva, quando a mio avviso sarebbe già un discreto traguardo condividere un piatto di spaghetti in allegria, fare l’amore con soddisfazione e programmare un bel weekend.
Del resto di solito non apprezziamo, anzi diamo per scontato ciò che già abbiamo, investendo le nostre energie nel tentativo di manipolare e rimodellare l’altro: è come chiedere a un cane di miagolare, nessuno stupore se alla fine ci sentiamo frustrate, risentite e svuotate. Nel nostro accanimento terapeutico, che sarebbe perfino nobile se applicato a noi stesse e con l’aiuto di un professionista, non molliamo il partner, che abbiamo già ampiamente definito come disfunzionale, perché:
1) dobbiamo evolvere attraverso questo e imparare qualcosa (Cosa? Mistero della fede)
2) lui deve evolvere (come piace a noi) e imparare qualcosa (vedi sopra)
Tali meccanismi sono diventati ormai praticamente DNA; sono difficilissimi da identificare e da non ‘giustificare’, vista la retorica e il sentimentalismo con cui generalmente viene immaginata e definita la vita di coppia nella nostra triste e superficiale società. Insomma, tutti ad aspettare l’anima gemella, quando poi è più difficile trovare un bravo idraulico o disdire un contratto telefonico senza pagare troppe penali.
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Just yesterday afternoon I was helping one of my students to do a research in English which consisted of tracking down all the proverbial and idiomatic expressions related to the word and concept of 'time'. More or less all of us are familiar with sayings such as 'a waste of time' or 'time is money'. Nevertheless, I paused again to reflect on the preciousness of this element, especially in a historical moment like the one we are living - or rather, undergoing.
Our time, especially in Italy, is paralyzed and lacking in planning; the unhealthy and sadistic game of colours or dcpm would not even allow us to plan the weekend, not to mention other more far-reaching initiatives.And yet, this very time crystallised in a deadly, boring and stagnant present has made me realise how important it is to fill our lives with vital experiences and meaningful people.
Though before I used to give more space and time to 'dry branches', i.e. to 'lukewarm' or even not very nourishing activities and relationships, now I feel more strongly the need to live with presence, awareness and intensity all that is still possible to experience. I would even add "even everything that would not be 'possible' or 'allowed' to be experienced" - because restrictions exist in our heads even before they do in reality. This means that if I stall a project or a relationship because of the lockdown, I probably don't care about that project or that person anymore and have found a socially approved excuse to stay in my comfort zone.
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Proprio qualche pomeriggio fa, stavo aiutando un mio allievo a fare una ricerca in inglese che consisteva nel rintracciare tutte le espressioni proverbiali e idiomatiche legate alla parola e al concetto di ‘tempo’. Più meno tutti conosciamo modi di dire come ‘uno spreco di tempo’ o ‘il tempo è denaro’, nonostante ciò, mi sono soffermata di nuovo a riflettere sulla preziosità di questo elemento, specialmente in un momento storico come quello che stiamo vivendo - o meglio, subendo.
Il nostro tempo, soprattutto in Italia, è paralizzato e privo di progettualità; il gioco malsano e sadico dei colori o dei dcpm non permette neppure di programmare il weekend, per non contare altre iniziative di più ampio respiro. Eppure, proprio questo tempo cristallizzato in un mortifero, noiosoe stagnante presente mi ha fatto capire quanto sia importante costellare la nostra vita di esperienze vitali e di persone significative.
Laddove prima davo più spazio e tempo ai ‘rami secchi’, cioè alle attività e relazioni ‘tiepide’, se non addirittura poco nutrienti, adesso sento più forte l’esigenza di vivere con presenza, consapevolezza e intensità tutto ciò che è ancora possibile sperimentare. Mi viene perfino da aggiungere “anche tutto ciò che non sarebbe ‘possibile’ o ‘permesso’ vivere” - perché le restrizioni esistono nella nostra testa ancor prima che nella realtà. Ciò significa che se metto in stallo un progetto o una relazione a causa del lockdown, probabilmente quel progetto o quella persona non mi mi interessano più di tanto e ho trovato una scusante socialmente approvata per restare nella mia zona di comfort.
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“Ci sono amori che nascono e muoiono in uno sguardo, altri che durano una notte, altri che illuminano un’intera vita. - There are loves that begin and die in a glance, others that last one night, others that light up an entire life.” (Gabriele Policardo)
Questa è una delle canzoni dei Rolling Stones che preferisco e che abbiamo anche allegramente cantato nella mia prima all-girls band, The Windows. Stavolta ne ho fatto una versione personale, modificando leggermente il testo originario per adeguarlo alla mia esperienza. - This is one of my favorite Rolling Stones songs and one that we also happily sang in my first all-girls band, The Windows. This time I have made my own rendition, slightly changing the original lyrics to suit my experience.
Qui di seguito il video e il mio testo, tradotto in italiano e poi nella sua versione inglese.