“…aveva buchi in tasca
aveva buchi nelle sue mani
sembrava un fuori legge che parlava alla sua amante
Era un uomo spirituale
- He had holes in his pockets
He had holes in his hands
He looked like an outlaw talkin' to his lover
He was a spiritual man”(Toto ‘Spiritual Man’)
Ogni tanto mi diverto a osservare le reazioni di alcune persone quando, per qualche motivo, mi capita di affermare che “sono una donna tendenzialmente spirituale”.
Ho notato che c’è molta confusione intorno a questa parola. Chi mi conosce superficialmente resta un po’ sbigottito di fronte a tale affermazione, perché non vede in me né l’apparenza né tantomeno i modi che si aspetterebbe da un Gandhi o da una Santa Teresina di Lisieux. D’altra parte, alcune donne mi guardano con feroce pietà come se stessi facendo un outing doloroso del tipo: “Sono brutta e cattiva, non posso avere figli e mi chiuderò presto in convento.”
Infine, alcuni uomini entrano in stato di allarme come se avessi detto loro: “Guarda che non te la dò”, il che non è necessariamente vero, ma lo diventa subito quando colgo lo spavento e la rabbia nei loro occhi. D’altronde, almeno per me, non c’è niente di meno afrodisiaco di un uomo ancora potentemente identificato con istinti, pulsioni e frattaglie corporee varie.
Detto questo, giusto per chiarire un po’ il concetto, l'individuo spirituale non è né un asceta né un crocerossino né un’algida creatura senza emozioni o sentimenti. A seconda del suo percorso e delle sue scelte, può sposarsi, far figli, far soldi, far sesso, far successo, dolersi o rallegrarsi, arrabbiarsi o intenerirsi, esattamente come ogni altro essere umano. Quindi la differenza non va tanto vista in termini di ‘cosa’ ma di ‘come’, cioè non in termini quantitativi ma di qualità della vita. Occorre quindi considerare l’atteggiamento di base e anche la prospettiva ultima attraverso cui la persona ‘spirituale’ percepisce la realtà e la propria esistenza.
Parafrasando il buon Gesù, la persona ‘spirituale’ vive nel mondo ma senza appartenere al mondo, cioè non è più totalmente determinata da emozioni, pulsioni, credenze e convinzioni proprie o altrui. Questo ‘alleggerimento’ rispetto all’ingombrante marasma della propria personalità apre uno spazio di libertà e di scelta nella sua vita.
Ciò fa sì che i desideri non realizzati possano essere differiti senza troppo dolore e in alcuni casi perfino trascesi, rendendo l’individuo meno ansioso, meno possessivo e meno carico di aspettative sul suo malcapitato prossimo. Svilupperà un atteggiamento molto più responsabile e si sentirà sempre meno vittima degli avversi numi, del cattivo karma o semplicemente della sfiga, sforzandosi piuttosto d’imparare la lezione di saggezza celata dietro l’apparente caos della propria vicenda terrena.
##Continua nel post seguente Il tranello del 'lo fanno tutti'
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