mercoledì 4 dicembre 2013

IL FUOCO PIANGE - (Light my Fire)



The time to hesitate is through (il tempo di esitare è passato)

No time to wallow in the mire (non c'è tempo per rotolarsi nel fango)

Come on baby, light my fire (piccola, accendi il mio fuoco)

Come on baby, light my fire (piccola, accendi il mio fuoco)

Try to set the night on fire, yeah (cerca di appiccare il fuoco alla notte)

(Jim Morrison)



La mia primissima poesia, scritta all’età di sette anni, fu proprio dedicata al fuoco. Stavo guardando la fiamma di una candela e mi colpì come le gocce di cera somigliassero a delle lacrime. Da lì la poesia ‘Il fuoco piange’, che riporto qui di seguito:

Il fuoco piange



Il fuoco piange

anche se non sembra,
piange

Piange,

A gocciolin 
di cera

Il fuoco resta tuttora l’elemento che forse mi affascina di più. Col tempo, con la crescita spirituale, da presenza esteriore è diventato consapevolezza di una forza interiore. In modo intuitivo, questa presenza viene percepita anche dagli altri perché qualcosa trapela, dagli occhi di chi vive il fuoco dello Spirito. Non è una metafora, un simbolo intellettuale, il fuoco della Presenza e della Consapevolezza trasfigura e traspare attraverso la carne, diviene una realtà. Talvolta è anche una realtà scomoda, difficile da tollerare per chi non ne regge la portata. 


Ecco che le persone talvolta sono attratte e talvolta si allontanano, dai Portatori della Fiamma. Una frequenza vibrazionale troppo alta turba e inquieta l’equilibrio omeostatico della sonnolenza comune, del quieto vivere,  ponendo quesiti che la persona non vorrebbe affrontare. Tale frequenza passa anche se il suo portatore sta parlando amabilmente di quisquiglie del quotidiano, non c’è bisogno che filosofeggi sui massimi sistemi.
Del resto lo stesso Gesù utilizzò proprio il fuoco, per descrivere l’opera alchemica di trasmutazione che lui aveva iniziato su questo pianeta: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!"(Lc 12,49-53)

Per richiedere un colloquio di counseling o un'introduzione alla Biomusica/ meditazione contattatemi su:
Sara Bini Le Vie per l'Armonia


IL PICCOLO PRINCIPE IN VIAGGIO (tra i mondi)



“A Sara, perché crescere non è invecchiare. E’ imparare a stupirsi sempre per diventare, un giorno, finalmente bambini. – A Sara, parce-que grandir n’est pas vieillir, c’est apprendre à s’etonner toujours pour devenir un jour enfin enfant.” (Fabrice Charlot)


Commentare ulteriormente un testo come quello del Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry  suona facilmente retorico e ridondante. Per chi sa ascoltare, dice già tutto da solo. Io lo lessi da piccola – e il messaggio era forse troppo grande, o troppo ‘ovvio’ per quell’età ancora abbastanza pura- poi, come accade, l’ho riscoperto da adulta. Devo ringraziare in particolar modo un caro amico, una delle persone più brillanti che abbia mai conosciuto, per aver fatto ricomparire questa storia nella mia vita al momento giusto.

 
Con una certa cadenza, da allora,  il Piccolo Principe è tornato a trovarmi e a incantarmi in mille forme, con mille volti e tanta poesia. Ultimissimamente, per esempio, si è presentato come lo spettacolo musicale-artistico composto da un altro caro amico e intitolato ‘Viaggio di un Piccolo Principe’. Qui di seguito metto il video di presentazione:


Credo che il Piccolo Principe tocchi il cuore a tutti proprio per la sua capacità di evocare i sentimenti e le emozioni più nobili dell’essere umano. Sa unire i diversi mondi, ne interroga la qualità e suscita in noi quella dolcezza e quello struggimento che, se fossero stabili nella nostra percezione, renderebbero la nostra vita un paradiso.
Il problema  e la sfida per noi uomini è infatti quello di rendere costante, cioè quotidiana e non saltuaria, la percezione del Vero, del Bello e del Buono. Tutto il cammino di trasformazione e armonizzazione nelle nostre vite sta nel riuscire ad ‘agganciarsi’ a queste qualità, anche (e soprattutto) nei momenti di tempesta, nei giorni di sconforto. Dice Massimo Rodolfi, di cui pubblico un video: “L’unica vera tecnica terapeutica esoterica è quella che consiste nell’esporre la materia più densa a frequenze più elevate. Ciò produce un’induzione che eleva, risana la materia… e questa mi risulta ancora essere la cosa più potente” 


Ricordiamoci chi siamo, cioè creature spirituali e non un mucchietto di carne ed ossa; siamo Piccoli Principi in viaggio attraverso i mondi . Questa consapevolezza, coltivata fino a farsi carne - la nostra carne- ci restituisce forza e dignità , oltre a una prospettiva più ampia rispetto al nostro piccolo mondo di problemi. Riguardo a questo, concludo con Rodolfi : Non fatevi prendere dalla vostra percezione, non fatevi fagocitare dal vostro piccolo mondo. Siate consapevoli che potete benedirlo questo mondo.” E ancora : “Posso dire tante parole ma solo voi sapete come entrare nella vostra stanza più interna e pregare il Padre Vostro che è nei Cieli. Non c’è bisogno di parole, non c’è bisogno di tecniche. Siate questo.”


mercoledì 27 novembre 2013

VARIAZIONI SU TEMA - Prima di ogni alba


"Ormai quasi muta
quasi sentendo
ancora
il richiamo

Vieni. Una volta sola
Vieni." 
(Ingeborg Bachmann, 'Ondina se ne va')



Secondo l’esoterismo, le ondine sono le famose ‘ninfe’: spiriti acquatici che formano la parte sottile, eterea dell’acqua. Si trovano quindi nei ruscelli, nei laghi delle foreste o nelle cascate.  Secondo alcune leggende, le ondine non possono avere un'anima fino a che non sposano un uomo e non gli danno alla luce un figlio. La letteratura si è sbizzarrita intorno a questa figura, così romantica e inquietante al tempo stesso. Una delle Ondine più famose è la Loreley del Reno, ninfa che, seduta su un masso alla riva del fiume, distrae i  naviganti col suo canto e con la sua bellezza fino a farli affondare.


 A me piace molto la lettura che ne fa una delle più grandi poetesse contemporanee, Ingeborg Bachmann, nel suo racconto ‘Undine geht – Ondina se ne va’. Ne riporto una parte del commento fatto da una critica italiana, Nunzia Attardi : “Ondina se ne va perché sceglie di andarsene, di ritornare al suo mondo dopo aver invano cercato il suo Hans, l’uomo perfetto di cui innamorarsi perdutamente: la perfezione non  è umana e spesso insensibile; cercava Ondina, di sfuggire all’amica solitudine finendo con l’avere come compagne sofferenza e dolore. L’ultima parte del racconto sa di invettiva femminile contro il genere maschile: uomini bruti, uomini vittime delle convenzioni sociali, falliti e deboli; il tutto esposto sotto forma di monologo, grido liquido e muto della sirena, tornata tale. Ondina se ne va, da una finta realtà, di luci, suoni e colori effimeri, di baci poco profondi, di momenti che non meritano di essere ricordati…” Il link al commento intero:


Da questo testo della Bachmann ho preso spunto per la mia poesia, a cui ho aggiunto un’ulteriore sfumatura. La mia Ondina se va, esattamente come quella della Bachmann, ma su una melodia di amore e riconciliazione.  Ha imparato a comprendere in sé l’umanità,  ad amarne l’imperfezione.  Sa onorare i momenti di contatto e di calore sapendo che sono solo istanti, perché la natura umana poco riesce a stare nell’intimità, nelle vibrazioni alte del piacere, dell’unione e della gioia. La mia Ondina è spirito, sa di esserlo e allo Spirito ritorna, lasciando dietro di sé ‘due smeraldi che erano i suoi occhi’  e ‘una musica che non lascia più in pace’. La musica dell’Eterna Nostalgia.

Qui di seguito il video con la mia poesia, interpretata da me,  Massimo Matarozzo  e Fabio Cappelli nel progetto poetico-musicale ‘Etnie Vibranti’.



Poesia che si trova nel libro : Variazioni su Tema

giovedì 21 novembre 2013

VUOI AVERE RAGIONE O VUOI ESSERE FELICE?



“Hai inventato il Vaffanculo Misericordioso. E l'Invettiva Benedicente. Solo tu avresti potuto farlo.” (Ermanno Muolo a Sara Bini)


Stamattina, in meditazione, inopinatamente mi sono ‘sintonizzata’ sulla preghiera hawaiana Ho'oponopono.  Mi è venuta nei seguenti termini: “mi spiace per quello che ti è successo, perdonami per non averti saputo proteggere abbastanza, grazie per il tuo coraggio di sperimentare la vita - ti voglio bene, Sara”. Era quindi dedicata a me stessa, come se un “Io” più saggio e amorevole abbracciasse la Sara spersa e immersa nelle varie vicende della sua storia attuale.
Ho'oponopono è una meditazione/preghiera tramandata dalla tradizione hawaiana; tradotto significa "mettere le cose al posto giusto". E’ un sistema composto da quattro semplici affermazioni “MI DISPIACE, TI PREGO PERDONAMI, GRAZIE, TI AMO” che purificano da convinzioni, pensieri e ricordi inconsciamente accettati  e che ci intrappolano in un mondo psichico infernale.
Se noi vogliamo migliorare la nostra vita, dobbiamo guarire la nostra vita. E la vita, checché se ne dica, procede dall’interno. Come dice Ouspensky “per migliorare il nostro mondo esterno, occorre prima migliorare quello interno”. Questa è la chiave di svolta: la nostra vita apparente è solo effetto, non causa, è il riflesso dei nostri movimenti psicologici. Alla fine quindi, il famoso motto delfico ‘conosci te stesso’ ha un senso ben preciso: c'è solo un posto dove guardare, e questo posto è dentro di noi. E quando guardiamo… facciamolo con amore.


Sembra un sistema semplice, in realtà si scontra potentemente con i capisaldi del nostro ‘ego infernale’ - come lo chiamo io. Non perché questo ego sia di per sé  una creatura demoniaca, piuttosto perché con la sua struttura rigida e chiusa ci condanna a una vita misera, rabbiosa e piena di ansia.
La domanda fondamentale da porsi, a mio avviso, è la seguente: vuoi aver ragione o vuoi essere felice? Finché si confonde la felicità con l’acida soddisfazione di prevalere su qualcuno, cioè di avere ragione, inutile rivolgersi a Ho'oponopono, Raja Yoga, Gesù, Pippo, Pluto o Topolino. Questo lo dico per pura esperienza personale: sono stata (e in parte tendo ad essere ancora) l’asso dell’analisi rancorosa, del dettaglio cattivo, del dito puntato contro l’altro.
Se invece cominciamo a sentire che la vera felicità sta nell’aggiustare i rapporti con gli altri e con noi stessi, nell’abbracciare piuttosto che nell’allontanare, nel comprendere piuttosto che nel giudicare, nell’unire invece che nel separare, ecco che siamo pronti per un meraviglioso cammino di trasformazione: via dalla sofferenza, verso la Bellezza e  l’Armonia. 




Per richiedere un colloquio di counseling o un'introduzione alla Biomusica/ meditazione contattatemi su:
Sara Bini Le Vie per l'Armonia

sabato 16 novembre 2013

VARIAZIONI SU TEMA - La Tempesta

PROSPERO: But are they, Ariel, safe?- Ariel, ma loro sono salvi?
ARIEL: Not a hair perish'd. - Non hanno perso un capello.


 La poesia 'La Tempesta' prende spunto proprio dalla lettura del testo omonimo di Shakespeare. Mi ha sempre colpito la frase 'Nessun danno è stato fatto' che nel dramma si riferisce alle capacità magico-illusionistiche di Prospero, con le quali il mago riesce a 'stanare' il male e a riportare l'ordine.
A mio avviso, tale discorso si può allargare alla sfera dell'agire umano -di questi tempi particolarmente tempestoso- che tuttavia, per qualche ragione, risponde a un Disegno Superiore in cui nessun male reale viene fatto. Certo, i corpi -le apparenze- subiscono un sacco di danni: ferite fisiche ed emozionali, soprusi, guerre e malattie. L'essenza della persona però, la sua anima, resta intoccata e intoccabile dalle miserie del divenire.
Qui di seguito il testo della poesia e il video in cui la dedico a una cara amica, Serena Politi.



La tempesta


Il silenzio
 del Mare
è un urlo
 rimosso

Dondolano le barche
e io non partirò
 
***

La tempesta è passata
nessun danno è stato fatto
gli abiti sono asciutti
Bandiere al sole

***

Non piangere
            non piangere
andare è tornare
Seduti sulla spiaggia
Fiabe intorno al fuoco
E viaggi
          e tempeste
e il porto
          e la sera
E il mattino sarà
     ancora
              Silenzio

***

Il silenzio del Mare
È la voce del Mare

Dondolano le barche
ma io non partirò

 
Poesia che si trova nel libro : Variazioni su Tema