lunedì 17 dicembre 2012

“Ma ne è valsa la pena” - Viaggio iniziatico a Olena 5




Il lungo vialetto d’ingresso è ancora buio e fangoso ma passato questo, ci troviamo davanti un luogo mozzafiato. La Chiara di Prumiano è una grande villa-borgo rustica  e ben tenuta, illuminata e allo stesso tempo discreta, con balconi in ferro battuto e fiori rampicanti. Entriamo e siamo accolti da un abbraccio di luci, colori, musica e profumi speziati. Storditi nei sensi, pian piano facciamo l’occhio a tanta bellezza. 


Siamo in un salone antico, illuminato da candele odorose ed enormi lampadari, riscaldato da un potente camino e arredato con divani, librerie, un pianoforte e una specchiera. Al piano siede un uomo che, insieme a un giovane violoncellista, suona e canta ‘My funny Valentine’. Dalle altre stanze, s’intravedono magnifici bagliori di creatività femminile; sembra il palazzo dai mille incantesimi. Le persone ci sorridono, fanno le loro cose, siamo liberi di muoverci a piacimento e di esplorare stanza per stanza, profumo per profumo, tesoro per tesoro. 


 Mi viene incontro la mia amica “Sara! Che bello che siete venuti! Non ci speravo più”. “Nemmeno noi” rispondo alzando un angolo di sorriso. “E’ stato difficile trovarci eh?!” ci chiede il suo compagno. “Un po’” rispondiamo noi guardandoci tra l’imbarazzato e il rallegrato “Ma alla fine, sbagliare è stato divertente. E ne è valsa la pena”.



“Ma ne è valsa la pena” - Viaggio iniziatico a Olena 4




Subito dopo però, le indicazioni ci rispediscono in una stradina sperduta dove rischiamo un ulteriore smarrimento. “Giriamo di qua, perché se si va avanti non c’è nessuna luce” dice a un certo punto Alessandro, insospettito da tutto quel buio pesto e deserto. “Se il falegname ha detto Strada di Cortine, allora la via è questa, perché girare?” ribatte Claudia. Noi donne dunque insistiamo per proseguire nella notte.
L’ultimo numero civico trovato è il 24, dobbiamo arrivare al 12 e non c’è cenno d’insediamento umano né lungo né in largo.  Dopo altro penare incappiamo in un derelitto casolare, dal nome quanto mai azzeccato: ‘Casa Sola’. Guardiamo il numero: 22. “E caspita, tutta questa strada e solo uno scatto di numero!” esplodo io, al limite della sopportazione “Ma dove diavolo è questo posto????!!” 


 “Eccolo” risponde Alessandro. Dal nulla è comparso il cartello ‘La Chiara di Prumiano’ e, come per magia,  si accendono una serie di luci, auto e persone. Troviamo a malapena parcheggio.  Scesi d’auto,  c’incanaliamo dietro a una coppia che ci fa strada. Ormai tranquilla, mi fermo a traccheggiare e a trastullarmi con tutti gli esseri viventi che incontriamo: cani, rospi, persone e un magnifico gattino bianco e nero.

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“Ma ne è valsa la pena” - Viaggio iniziatico a Olena 3



Ma io sono una donna sostanzialmente fiduciosa e infatti ho sempre trovato gente perbene, tranne i miei partner, tra cui si annoverano delinquenti e playboy di ogni ordine e grado.
Dunque entro nella stanza e apostrofo il brav’uomo nei seguenti termini: “Scusi, stavamo cercando La Chiara di Prumiano, non so se lei ne ha mai sentito parlare”. L’uomo alza gli occhi dal suo lavoro, guarda senza accenno di stupore la mia improvvisa materializzazione e scoppia in una risata “Avete sbagliato strada” dice. “Bah, mi pareva di averlo intuito” rispondo io un po’ scocciata ma anche rincuorata all’idea che lui sappia di cosa sto parlando. 


In un accento un po’ strano ma simpatico, comincia a darmi le indicazioni corrette. Io chiaramente mi perdo già alla sua seconda frase, per cui quando mi chiede “Ha capito?” abbozzo un’espressione vaga, che può  significare qualunque cosa. L’uomo, intuitivo, comprende la mia incomprensione e disegna il percorso sul retro della maledetta mappetta google. “Ma allora non siamo distanti” commento io, quando recupero le facoltà mentali, di solito perniciosamente assenti. “No no, saranno al massimo 5 km in tutto” risponde lui. Ringrazio e mi dissolvo.

 

I miei amici mi vedono ricomparire con un’espressione trionfante e le dita in segno di vittoria. “Sei un po’ incosciente, iniziavamo a preoccuparci” sghignazzano di rimando. “Spero sareste almeno venuti a riprendere il mio cadavere, giusto per onore alle armi” rispondo io. In men che non si dica recuperiamo la provinciale: una strada da cristiani finalmente, partono sospiri di sollievo che sembrano trombe d’aria. 
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“Ma ne è valsa la pena” - Viaggio iniziatico a Olena 2




In un tragico silenzio, non ci resta che andare avanti finché vediamo alla nostra sinistra un’altra indicazione per Olena. “Anche se non è la nostra destinazione, andiamo intanto a Olena” suggerisco “Ci sarà pure un circolo o un bar dove chiedere informazioni’.  C’immettiamo così in una straducola sterrata che scende ancora più a valle.“Qui non ci si scambia nemmeno, con la macchina” osserva preoccupata Claudia. “Non credo che corriamo questo rischio” fa eco Alessandro.
Dopo un po’ vediamo profilarsi nel buio un casale diroccato e una chiesa abbandonata, davanti c’è un cartello mezzo affossato e impallinato dai cacciatori: Olena. Trepidanti, attraversiamo un borgo pressoché fantasma finchè la strada, sempre più ripida e tortuosa, non diventa decisamente un viottolo. Questo scende ancora e ancora, perdendosi nelle selve. E’ impraticabile per l’auto, casomai ci venisse tale brillante idea.



Inutile dirlo, è lo sconforto totale, la disfatta definitiva. Con fatica,  rischiando perfino di buttar giù una madonnina in un tabernacolo, facciamo inversione di marcia. Mentre riattraversiamo Olena, mi cattura l’occhio una lucina a cui prima non avevo prestato attenzione. Sembra ci sia qualche segno di vita, in fondo al cortile di un casolare. Sentendomi anche un po’ la responsabile di questo disgraziato viaggio, salto giù dall’auto e “Vado a chiedere informazioni. Ragazzi, aspettatemi qui”. Tentano debolmente di dissuadermi.

Attraverso il cortile tetro, è l’oscurità più nera ma da una porta vengono luce e rumori, come se qualcuno stesse lavorando. Mi affaccio e vedo una stanzina adibita a falegnameria, con uno strano uomo che sta piallando una porta-finestra. In un nanosecondo due immagini si presentano alla mia mente: da un lato l’archetipo del falegname per eccellenza, ossia San Giuseppe, figura piuttosto tranquillizzante. Dall’altro tutta quella serie di arnesi, martelli, bastoni e i capelli spampanati dell’uomo tipo scienziato pazzo, beh’, non sono altrettanto rassicuranti.

[continua...]