giovedì 17 dicembre 2015

IMAGINE 3 - Al di sopra del campo di battaglia

Il significato dell’amore è perduto in ogni relazione che si rivolga alla debolezza e speri di trovare lì l’amore. - The meaning of love is lost in any relationship that looks to weakness, and hopes to find love there.” (Un Corso in Miracoli)

Un tale stato di coscienza ci colloca nella posizione di poter realmente godere del mondo, nelle sue manifestazioni più belle, senza incatenarci ad esse - che, nel loro aspetto formale/concreto , sono comunque transitorie. Questo vale per i malanni, per i conflitti e per le cose comunemente giudicate negative ma anche per quelle considerate ‘sacrosante’, come avere una famiglia amorevole, una coppia evoluta o il godersi un meritato successo. Anzi, a voler essere un po’ materialistici, è più facile creare ed evocare illusioni ‘belle’ e ‘durature’ da uno stato mentale di non attaccamento e amore che da una percezione di separazione, scarsità, giudizio o avidità. 


Ecco perché molte discipline metafisiche, tipo lo Zen o il Corso, non pongono tanto l’accento su CIO’ che facciamo quanto sul COME lo facciamo, ossia sul retropensiero che sostiene la nostra azione esteriore. Nella fattispecie, il pacifista che manifesta con nel cuore l’odio contro il guerrafondaio non è molto dissimile da quest’ultimo; il vegano che dentro di sé condanna e disprezza il carnivoro non fa che alimentare la catena di odio di cui l’animale macellato non rappresenta che uno dei vari anelli. 


E’ la mente che deve essere ‘cambiata’, vale a dire il sistema di pensiero, credenze ed emozioni alla base delle nostre azioni, più che le azioni in se stesse. A cambiare quelle, ci prova il mondo che comunemente percepiamo, con i suoi sistemi di detenzione, punizione e giudizio - fino ad ora evidentemente poco efficaci!
Come si cambia la propria mente riguardo questo mondo e le sue illusioni? La risposta del Corso è ‘attraverso il perdono’, che in ottica metafisico/pratica rappresenta l’atteggiamento mentale necessario a far pace interiormente con tutto ciò che ci si presenta. Perdonare, dunque, è disfare le illusioni, togliere loro ‘peso’ e andare oltre - oltre, verso quella quella che, secondo il Corso, rappresenta la nostra vera Natura e la nostra vera Casa.




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IMAGINE 2 - Il buono (il brutto) e il cattivo

“Il successo è pericoloso come il fallimento. La speranza è vuota come la paura - Success is as dangerous as failure. Hope is as hollow as fear.” (Tao Te Ching)



Tornando al Corso in Miracoli, è un tipo di insegnamento che continuamente sottolinea la natura mentale/illusoria del nostro universo. Si spinge perfino ad affermare che quest’ultimo sarebbe stato immaginato da una parte della nostra mente che tende a gareggiare con la mente di Dio  - il quale probabilmente se ne sbatte beatamente di tale assurda competizione. Ciò  potrebbe infine spiegare come mai nel nostro universo ci sono tante belle cose come la morte, la malattia, la guerra e le zanzare.





Un mio amico, insegnante del Corso, una volta ha detto: ‘Il Corso non ti dice ciò che è bene e ciò che è male, ma piuttosto ti insegna a trascenderli entrambi’. Questo significa che il Corso non ti impone un’etica: piuttosto, va aldilà dell’etica stessa - e non perché essa sia da sottovalutare. Anzi, da un punto di vista pragmatico e operativo, la regola d’oro dell’innocuità resta comunque la più saggia e sana via di azione su questo pianeta. 
Eppure il Corso travalica l’etica perché nella sua esposizione teorica scardina la realtà della ‘realtà’ in cui tale etica dovrebbe essere applicata. Esiste un livello di pensiero, da cui poi scaturiscono un sentire e un agire, in cui il male viene scartato non solo perché è male e fa male, ma soprattutto perché, una volta portato alla luce, non presenta più alcuna inconscia attrattiva. Ciò che il mondo ha da offrirci, nelle sue svariate forme, sottili o grossolane, dall’effimero brivido di piacere alla momentanea soddisfazione dell’ ‘aver ragione’, non ci interessa più. Ogni illusione - ogni immagine mondana, ‘positiva’ o ‘negativa’ - viene percepita per ciò che è : vuota di un significato intrinseco e pertanto essenzialmente non desiderabile. 



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IMAGINE 1 - Un Corso in Miracoli e la ‘realtà’

“Così ragiono, con quel che mi resta della ragione - e ragiono male. - -  Thus  I reason, with what is left of my reason - and I reason badly.” (Sara Bini)


Può capitare, quando cominciamo ad addentrarci nei meandri della ricerca e dell’autoconoscenza, di imbatterci in libri altamente metafisici (ma allo stesso tempo eminentemente pratici ) come Il Corso in Miracoli. Una delle affermazioni che più sconvolge il nostro comune ragionare è quella che descrive il nostro mondo , così apparentemente ben solido e concreto, in termini di immagini materializzate, come una sorta di grosso ologramma illusorio. 
Tuttavia, se ci soffermiamo un attimo a riflettere, tutto ciò che esiste in forma materiale è stato prima generalmente ‘visto’, ‘pensato’ e ‘immaginato’ nella mente di qualcuno. La natura mentale, più che materiale, del nostro universo, oltre ad far capolino dalle recenti scoperte della fisica quantistica, viene anche anche comprovata dal funzionamento stesso della nostra mente, che dialoga internamente attraverso immagini e reagisce allo stesso modo sia agli eventi fattuali che a quelli immaginari.




Non a caso l’ansia è definita come paura di qualcosa che effettivamente ancora non c’è o non c’è più (quindi è solo nella nostra mente), mentre l’ossessione è un tipo di immagine/pensiero fisso che ci ‘perseguita’ anche se il suo equivalente fisico (persona, oggetto, situazione) non è presente ai nostri sensi esterni.
Il set di immagini (corredate da pensieri ed emozioni) che consciamente o meno teniamo nella nostra mente, alla lunga proietta e determina la nostra presunta realtà ‘esteriore’. Le immagini collettive pensate e nutrite dalla massa proiettano poi quella che convenzionalmente chiamiamo ‘realtà’ ‘attualità’  o ‘mondo’ con cui indefessamente ci scontriamo, indigniamo o a cui disperatamente ci attacchiamo. Se l’umanità pensasse/immaginasse meglio, forse vivrebbe meglio. Ma la disciplina mentale non è esattamente tra  le nostre priorità quotidiane.

## Continua nel post successivo Il buono (il brutto) e il cattivo


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martedì 24 novembre 2015

…E MATERIA?

Thor: Io non mi fido![…] Quella speranza è svanita, non avrai più protezione. Tu tradiscimi e io ti ucciderò. - I don’t trust you.[…]That hope no longer exists to protect you. You betray me, and I will kill you.
Loki: Hm. Quando cominciamo?- Hm. When do we start?” (Thor: The Dark World)


Nel frattempo, dunque, che brancoliamo in questo terreno impervio di apparenti opposti e brucianti contraddizioni, come ci giochiamo i nostri bisogni, i nostri buchi neri, le nostre parti irrisolte? Possibilmente con pazienza, accettazione, dolcezza e con la consapevolezza di essere anche altro - specie se ci reputiamo persone ‘spirituali’. Occupiamocene senza preoccuparcene troppo. 
Se prendiamo contatto con i nostri bisogni e li riconosciamo senza appesantirli del nostro giudizio, già noteremo che perdono un po’ della loro virulenza, del loro potere su di noi. Inoltre, riconoscere i nostri bisogni, per quanto possa far male, ci evita di agirli in modo subdolo e manipolatore. Molto meglio manifestarli con autenticità e chiarezza. Come? Chiedendo.


Ho bisogno di sostegno economico? Lo chiedo direttamente, consapevole che l’altro ha tutto il diritto di rifiutare. In tal caso, chiederò a qualcun altro.
Ho bisogno di intimità, condivisione e affetto? Lo chiedo e lo dichiaro espressamente, consapevole che l’altro potrebbe rispondermi che invece vuole solo sesso e divertimento.
In tutto questo lo Spirito è presente a livello di intenzione e direzione del mio agire: per ora questi bisogni sono più forti di me, ma so che pian piano andrò verso una condizione di pienezza, di gioia incondizionata, di abbondanza. Il fine ultimo è quello di smettere di essere vampiri delle energie  e delle attenzioni altrui e diventare invece dispensatori di amore,  presenza, comprensione e potenza - in una parola, canali puliti di manifestazione della Vita Una.

##Vedi post precedente Spirito...?



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SPIRITO…..

“Io sono come Dio mi ha creato - I am as God created me “ (Un Corso in Miracoli)




I percorsi sapienziali e spirituali della Tradizione convergono tutti almeno su di un punto fondamentale: noi siamo Spirito, Mente, Amore, Presenza, Consapevolezza e non un ammasso caotico di pensieri, pulsioni o emozioni contraddittorie e cangianti. 
Il succo dell’insegnamento interiore riguardo ai vari bisogni descritti nel post precedente 'Lui/lei mi deve una spiegazione' è più o meno il seguente:
  • La nostra completezza e la nostra intrinseca perfezione è già stabilita a priori, in quanto Figli di Dio (Un Corso in Miracoli)
  • Se avessimo davvero occhi per vedere vedremmo gioia invece dei nostri bisogni doloranti (Esercizio Principe - Salvatore Brizzi)
  • Nel presente, ogni bisogno è già stato soddisfatto  - e infatti sono vivo e tutt’ora respiro, per cui niente è attualmente così tragico come sembra nel mio fantasticare. (The Work -Byron Katie o Eckhart Tolle)


Riducendo all’osso, ogni percorso esistenziale serio ci porta più o meno gradualmente a identificarci con queste qualità di Presenza, Gioia, Volontà Amorevole e Intelligenza Creativa che rappresentano l’Essere - il nostro vero Essere. Ora, siccome per intere ere ci siamo invece identificati con il nostro ammasso di frattaglie, i nostri istinti, i nostri bisogni e i nostri desideri, è ovvio che tale passaggio non ci resta proprio facilissimo.

##Continua nel post seguente ....e materia?


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lunedì 23 novembre 2015

“LEI/LUI MI DEVE UNA SPIEGAZIONE” - Il bisogno di capire


“It’s not your job to understand me. It’s mine. - Non sta a te dovermi comprendere. Sta a me.” (Byron Katie)


I bisogni fondamentali sono giusto una manciata, il resto sono ‘variazioni su tema’ . Tra le istanze di base, quelle da cui si diramano tutti i vari dettagli, troviamo: il bisogno di attenzione - una dinamica basilare in ogni tipo di interazione -  il bisogno di sicurezza, quello di approvazione e quello di controllo. Per maggiori info su di essi,  rimando al blog di Andrea Panatta The Seeker che è particolarmente illuminante a riguardo. 
Fra i vari bisogni-corollari a quelli sopra esposti c’è il bisogno di capire, che spesso ci fa restare venti anni in psicanalisi o quaranta  in relazioni infelici. Nelle relazioni , il bisogno di capire tende a manifestarsi con la tipica presa di posizione ‘Lui/lei mi deve una spiegazione per il suo comportamento/decisione/discorso…’. 


Se il bisogno è sano,  si chiede tale chiarificazione una volta, ce la si fa bastare e,  se non ci torna, ce la rigoverniamo per conto nostro o con l’ausilio di un terapeuta. Altrimenti continua una serie di ‘non ho capito’ , ‘non mi basta’, oppure recriminazioni infinite e richieste di ulteriori spiegazioni. Da qui si evince facilmente che il bisogno di capire è in realtà un pretesto per restare agganciati a quella relazione e perpetrarla su tale binario.
Analogamente, il bisogno maniacale di capire, indagare  e analizzare i nostri meccanismi psicologici può racchiudere un attaccamento compiaciuto alle nostre parti malate o, se non altro, al nostro analista. Detto in altri termini, siamo più attaccati al problema che alla possibile soluzione. Siamo più a nostro agio con la lotta, l’argomentazione, la polemica e la voglia di avere ragione  che con la  pace data dal semplice mollare il campo di battaglia e andare farsi un birrozzo in buona compagnia.


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domenica 22 novembre 2015

BLACK HOLES AND REVELATIONS - Bisogni e spiritualità

“Se chiedessi una tazza di caffè, qualcuno sarebbe capace di  cercarci dei doppi sensi -  If I asked for a cup of coffee, someone would search for the double meaning.” (Mae West)


Capita spesso, durante un processo di guarigione e di autoconsapevolezza, di dover arrivare a un confronto - talvolta doloroso- con i propri bisogni. Quasi ogni intervento terapeutico ci porta a contattarli, riconoscerli, accettarli e magari a trovare vie oneste e funzionali per esprimerli o soddisfarli. 
Il tema dei bisogni è interessante perché sembra in parte contraddire ciò che ogni reale percorso spirituale-esistenziale postula : sei un essere divino - nella tua essenza già completo, sapiente, amorevole e potente. Se una personalità scompensata, cioè dis-integrata e disturbata, prende alla lettera certe affermazioni potrebbe anche cadere in manie di onnipotenza dannose per se stessa e per chi le sta intorno. 


Questo è il motivo per cui, oggigiorno, ogni istruttore spirituale assennato  suggerisce qualcosa come :‘O aspirante spirituale, prima datti un minimo di regolata generale e poi si parla di pratiche esoteriche’. Altrimenti si assiste alla classica parabola di frustrazione che porta il giovane aspirante a diventare un vecchio sospirante o un maniaco delirante. Quindi : diamoci una sistemata, troviamo cioè un minimo di buonsenso e di equilibrio - e poi passiamo pure alla ricerca dello spirito (possibilmente non solo quello alcolico). Oppure non diamoci nessuna sistemata, facciamo pure quindici ore di meditazione o tentativi di viaggi astrali ma teniamo presente il fatto che, le pratiche spirituali evidenziano anche i nostri lati oscuri e non solo quelli luminosi.


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sabato 17 ottobre 2015

TROVARSI PRESTO FACCIA A FACCIA CON L’EGO - un articolo di D Patrick Miller


Tradotto da un articolo di D Patrick Miller :
Mentre facevo ricerche per il mio libro Understanding a Course in Miracles  ho sentito molte storie di ‘primi incontri’ con questo libro. Tra di esse,  per esempio, ci sono i resoconti di tre persone diverse a cui è letteralmente caduta in testa una copia del Corso mentre girellavano per i negozi di libri usati. Considerando i milioni di studenti in tutto il mondo, immagino che questo sia successo anche ad altri. Altrettanto raro e particolare come questo iniziale ‘colpo di testa’, è  trovare qualcuno che si è messo a studiare Un Corso in Miracoli prima della piena età adulta. La maggioranza delle persone non sembra capace di  affrontare il Corso prima dei quarant’anni, un minoranza lo fa nel corso dei trenta, mentre si contano sulle dita di una mano quelli gli si avvicinano tra i venti e i trent’anni. Per cui, quando un’amica di penna mi ha detto di essersi imbattuta per la prima volta in questi insegnamenti, in ‘circostanze misteriose’, alla giovane  età di 19 anni, sono diventato tutto orecchi. 
“Sono sempre stata una persona abbastanza insolita, diciamo anche ‘spirituale’ - ma con un carattere tremendo” ammette Sara Bini, di Montespertoli, un paese toscano “Ero (e tutt’ora in parte sono) aggressiva, arrogante e piena di paura;  allo stesso tempo sono attratta dalla luce, dal mistero e da Dio. Ho iniziato a lavorare sui tratti dolorosi della mia personalità da ragazzina, praticando la meditazione, le arti marziali e studiando i libri di De Mello, il  Tao Te Ching  e i maggiori filosofi occidentali. Mi sono ‘curata’ scrivendo poesie e canzoni. 


Alla fine del liceo, a 19 anni, la mia madrina mi portò il Corso in inglese. Io avevo studiato lingue e lei voleva che le traducessi le prime lezioni del Libro degli Esercizi. La mia madrina, che poi è una delle mie zie, è sempre stata interessata alla magia e all’occultismo; lei era la ‘strana’ nella nostra famiglia. Ricordo che, quando iniziai a leggere i primi esercizi del Corso, un pensiero pauroso mi attraversò la mente: “Questa è la fine”. Naturalmente si trattva un pensiero dell’ego. Il Corso infatti ti porta alla scelta finale tra ‘Dio e Mammona’ , cioè all’impegno definitivo verso lo Spirito - e questo terrorizza l’ego a morte. Mi rendo conto che era una discreta presa di coscienza per la mia età ma torno a  sottolineare che ero un tipetto un po’ particolare.”
Sara, in quel frangente, restituì il Corso ed iniziò l’università che, nel complesso, la deluse. Verso i 22 anni si sentiva difatti "totalmente confusa e disperata… e fu a quel punto che mi ricordai del Corso e lo ripresi dalla mia madrina, alla quale comunque non interessava più. Saltai intenzionalmente le  pagine introduttive perché volevo valutare il Corso solo in base a ciò che diceva, senza sapere come e chi l’avesse scritto. Ero abbastanza razionale (e presuntuosa) farmi beffe del titolo e tuttavia anche abbastanza intelligente da riconoscere il potere e il reale valore degli insegnamenti che conteneva. Non si trattava delle solite storielle New Age. Benché fossi molto giovane, riconoscevo l’altissimo livello filosofico del Corso, la sua capacità di sintesi e astrazione, la sua logica ferrea e, allo stesso tempo, la tenerezza che ne pervade ogni pagina. Così cominciai a leggere il Testo, che mi dava un piacevole senso di giramento alla testa - come se venissi ‘sollevata’ e portata da qualche altra parte. Poi feci il Libro degli esercizi e lessi il Manuale per insegnanti. A metà degli esercizi mi venne un attacco di stizza e mi chiesi “Chi è costui che mi chiede di allenare la mia mente?!” Tornai alle pagine introduttive e quando lessi che si trattava di Gesù mi misi a ridere.  Mi sono sempre sentita attratta da questa figura e gli ho spesso chiesto aiuto. Fin da bambina, lo consideravo un amico, oltre che un insegnante.”


Adesso, a 37 anni, Sara lavora come Professional Counselor, traduttrice e tutor in inglese, francese, tedesco e latino. Fino a poco tempo fa cantava in una rock band chiamata Sara and the Stars. Ha comprato anche l’edizione italiana del Corso, che studia per lo più da sola, talvolta partecipando a qualche seminario come quello dell’insegnante britannico Tim Christopher. Tutt’ora Sara considera la poesia e la scrittura di canzoni come parte del suo percorso spirituale.
Curarsi e guarire attraverso l’arte è una forma di catarsi che tuttavia non ti porta necessariamente a un livello superiore di coscienza.  Io mi sento davvero meglio dopo aver scritto una canzone o una poesia - e le parole che mi vengono possono anche essere profonde e suggestive. Tuttavia quello stato mentale viene raggiunto attraverso una modalità mistica, senza una progressiva crescita in consapevolezza come succede invece col Corso o con la meditazione. Il Corso è così potente proprio perché non si limita a farti scaricare il  dolore o a portarti via dalla sofferenza . Piuttosto, ti fornisce gli strumenti per poter vivere coscientemente e più stabilmente su  un altro livello di coscienza”. 


Per leggere l’articolo originale di D Patrick Miller : First Encounters: Sara Bini, confronting ego at an early age
A proposito di Un Corso in Miracoli




domenica 27 settembre 2015

HEALING ENERGY - I trattamenti olistici



“E’ in corso l’aggiornamento dei miei ricordi :  pian piano tutto viene guarito e corretto attraverso  la luce dell’amore” (Sara Bini)


Luce, suono, colore, tocco, parola…sono tutti modi per veicolare quella potenza misteriosa di cui siamo fatti, in cui ci muoviamo e che, in senso generale, chiamiamo energia. Sempre di più si stanno diffondendo tecniche alternative di cura e riarmonizzazione dell’individuo basate su interventi soft e non invasivi come appunto la luce, il suono, la meditazione, l’irradiamento dell’energia. Tali interventi talvolta possono sbloccare -sia a livello fisico che a livello emotivo o mentale- nodi e situazioni irrisolte che non rispondono alla terapia verbale o alla medicina tradizionale. Questo per due ragioni :
  1. Agiscono a un livello così profondo che le difese del soggetto vengono in qualche misura più facilmente bypassate 
  2. Si rivolgono più alla causa che al sintomo 

Personalmente ho sperimentato, appreso e sto applicando il Metodo Corpo-Specchio di Martin Brofman a cui unisco l’analisi dei centri energetici (Chakra) della persona attraverso il pendolino secondo il metodo ‘Mani di Luce’ di Barbara Brennan. 



Ho illustrato gli effetti dei trattamenti olistici-energetici nel post: ENERGY - Possibili effetti ‘concreti’ dei percorsi o trattamenti energetici


Qui di seguito riporto una descrizione del sistema Corpo-Specchio così come viene presentata sul sito ufficiale: 
Il Metodo Corpo-Specchio è una tecnica, un metodo, un insieme di strumenti che ognuno può usare. Questi strumenti vi permetteranno di esplorare le relazioni tra il corpo, la coscienza e il vostra vita, e studiare l'atteggiamento interiore che è stato dimostrato incoraggiare il processo di guarigione. Le tecniche sono così semplici che persino un bambino può impararle. Non ci sono simboli segreti o livelli da raggiungere.
Questo sistema di guarigione, sviluppato da Martin Brofman, dott.ric., è una sintesi tra psicologia occidentale e le filosofie orientali che si basano sui chakra (centri di energia scoperti dalla tradizione Indu). Poiché ognuno di questi chakra può essere associato con determinate parti della coscienza e del corpo, essi ci permettono di leggere il corpo come fosse una mappa della coscienza che vi risiede. In questo modo, le tensioni nel corpo sono viste riflesso delle tensioni nella coscienza, e i chakra possono essere utilizzati come veicolo per comprendere l'Interfaccia Corpo-Mente e le sue implicazioni nella guarigione.


Il Sistema Corpo Specchio si basa sull'idea che le parti del corpo che non funzionano in maniera ottimale riflettono le parti della coscienza che funzionano in quello stesso modo, e nelle quali esiste una tensione: la tensione è stress, e lo stress causa sintomi.
Se si desidera risolvere un sintomo, è importante sciogliere lo stress che l'ha causato, riportando all'armonia le parti della vostra vita che non hanno funzionato in maniera corretta. Il Sistema Corpo Specchio può essere un modo per identificare le tensioni specifiche che hanno creato quel particolare sintomo, e allo stesso tempo lo strumento che vi permetterà di risolvere quel sintomo. Quando questo avviene, il fatto stesso di sciogliere le tensioni che nella vostra coscienza riguardano ciò che non funziona nella vostra vita vi permetterò di sciogliere la causa profonda dei sintomi. Ciò permette a corpo e coscienza di ritornare al naturale stato di equilibrio, e permette a voi di tornare ad essere al vostro meglio.
Nella nostra tecnica non esiste alcuna forma di manipolazione. Solo un leggero tocco, al massimo, sempre che questo non disturbi la sensibilità di nessuno. Fonte: Sistema Corpo-Specchio


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martedì 8 settembre 2015

FREE - Segui la tua beatitudine

“Il nostro lavoro è tornare ad essere felici.” (Paxton Robey ‘No Time For Karma’)


Dopo anni passati a sorbirmi sedicenti grandi artisti, registi, scrittori e musicisti, mi sembra doveroso render omaggio alla band di mio fratello, i Sushi Rain, per la loro umiltà, integrità e armonia di gruppo e per la poetica bellezza  che ne scaturisce a livello di musica e testi. In questo post mi riferisco soprattutto al video della loro canzone ‘Free’, che posto qui di seguito:



Trovo che immagini e musica non necessitino di ulteriori commenti. Questa per me è l’Arte dell’Anima, ossia l’arte del futuro che coltiva il Bello, il Vero e il Buono, nutrendo gli aspetti più nobili e luminosi dell’essere umano. Tutto ciò senza ipocrisie, ossia senza trascurare il passaggio attraverso la confusione, la lacerazione interiore e l’inquietudine esistenziale che hanno da sempre caratterizzato ogni grande spirito dalla mente intelligente e dal cuore sensibile .


Metto soltanto la traduzione del testo della canzone:

Ogni giorno è una furia contro me stesso,
gli unici sogni che ho 
sono le bugie dentro la mia testa
Quando rompo il silenzio della mia anima
è possibile udire l’urlo del mio cuore
che mi grida ‘“Per favore, fammi sentire libero”.
Ho fatto un sogno
dove camminavo nel deserto
dove la realtà è sabbia
e la speranza è acqua
Sento una voce che mi dice
non guardarti intorno, 
non bere e seguimi
Seguimi e sarai libero
Ogni uomo combatte per orgoglio
e ogni battaglia vinta è un passo verso la fine
Tutti stanno cercando la felicità
ma ognuno la guarda dal verso sbagliato
per favore, voltati, 
e sarai libero
Perché sono così triste stanotte?
Le cose intorno a me sono così vuote
Forse è giunto per me il momento di dire addio,
afferrare un’altra possibilità
e guidare la mia vita verso la fine
Segui i tuoi sogni e sarai libero
Segui i tuoi sogni e sarai libero
Libero

Per comprare la musica dei Sushi Rain seguite il linkCocktail


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domenica 30 agosto 2015

LA DOLCEZZA - “Sweet child o’mine”

“La rara dote di saper ‘inumidire il cuore’ …e non solo le mutande proprie o altrui” (Sara Bini)

"Now and then when I see her face - Ogni tanto quando vedo il suo viso
It takes me away to that special place  - Mi trasporta in quel posto special
And if I'd stare too long - e se lo fisso troppo a lungo
I'd probably break down and cry  - probabilmente crollerei e piangerei" (Guns N' Roses)



La dolcezza è un tratto squisitamente distintivo del principio femminile, principio presente in potenza tanto negli uomini che nelle donne. Come molti altri archetipi o energie primarie, anche la dolcezza, nel corso del tempo e della manifestazione materiale, è andata soggetta a distorsioni e travisamenti. In linea generale è da una donna che ci si aspetta dolcezza, mentre da uomo è più comune aspettarsi forza.
Il caotico mondo attuale, tuttavia, smentisce clamorosamente tali previsioni mostrando molte donne ‘con le palle’ in cui non è quasi più ravvisabile la delicatezza femminile e molti uomini ‘sensibili’ ma privi di energia e decisionalità. Cosa significa tutto questo? Forse cominciamo vagamente a intuire che maschile e femminile coesistono in entrambi i generi e che sta all’individuo affrancarsi dagli stereotipi culturali e sviluppare le qualità più funzionali al proprio (e altrui) benessere. Non a caso quando troviamo qualcuno - uomo o donna -  che sa esprimere sia forza che dolcezza, lo definiamo ‘una persona completa’.


Una mia cara amica cantante, donna di grande intelligenza, forza e bellezza, ultimamente mi ha confidato che per lei, imparare a manifestare dolcezza e morbidezza nella voce, non è stato tanto un percorso di tecnica vocale quanto un serio lavoro su di sé. È come se, per poter accedere all’autentica dolcezza - e non alla seduttività sdolcinata o infantile- occorresse ammorbidire, se non addirittura smantellare, molte delle barriere mentali ed emotive che col tempo abbiamo eretto in noi. Occorre far pace con le nostre ferite, se non addirittura saperne trarre forza e comprensione. 


Tutto ciò risulta particolarmente arduo a chi è da sempre stato abituato ad identificarsi con attributi quali la determinazione, la velocità, l’imperturbabilità e l’efficienza. In prima battuta, lo sviluppo della dolcezza può quindi farci sentire molto vulnerabili, ‘scoperti’, privi della nostra consueta armatura offensivo-difensiva di incrollabili certezze. In un secondo momento, invece, c’è da imparare a integrare la forza di un tempo con la nuova qualità coltivata  - e saperne discernere l’applicazione intelligente nei vari contesti della nostra vita. 
Questo è un processo che, in linea teorica, non avrebbe mai fine, in quanto la Vita ci sfida a sempre maggiori possibilità di sintesi armonica tra forze apparentemente divergenti. Che si tratti dunque di una ‘dolcezza forte’ o di una ‘forza dolce’, ognuno di noi manifesterà  tali elementi in percentuale diversa, rendendo il suo cocktail personale inconfondibile e aggiungendo così un sapore inedito alla bontà della Vita. 


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giovedì 20 agosto 2015

BISOGNI, DESIDERI E ASPIRAZIONI

“Signore, fa’ che tutte le mie amiche si fidanzino presto” (Sara Bini)

“Il desiderio è evocato e diretto dall’esterno, la volontà è il medesimo aspetto ma autocosciente e governato dall’interno” (A.Besant)



C’è un altro campo in cui non siamo allenati a giocare di paradosso e in cui la nostra mente tende a prendere posizioni rigide piuttosto che aprirsi includendo l’apparente contraddizione: è quello del bisogno e del desiderio posto in rapporto con la cosiddetta ‘spiritualità’. Maslow ha ben schematizzato la spinta verticale delle istanze umane nella sua famosa ‘piramide dei bisogni’ illustrando come ogni livello di ‘evoluzione’ ha le sue esigenze e come queste possano anche in qualche misura coesistere. 


Nella mia esperienza, condivisa anche da molti amici impegnati in un percorso di autoconoscenza, molti dei nostri bisogni hanno una loro possibilità di evoluzione, una sorta di ‘upgrade’ che li trasmuta progressivamente in desideri e aspirazioni. Alla base di tutto questo movimento, resta  l’eros, cioè uno slancio vitale che, da percezione dolorosa di una mancanza, diviene tensione verso l’interiorizzazione di un ideale. Ciò può condurre a una sorta di autotrascendenza in nome della Vita, di cui diventiamo funzione risanante e servizio gioioso. La bellezza e la grandezza di tutto questo è che ognuno risponde al Richiamo con i propri mezzi, nel proprio luogo e dalla propria posizione, senza necessariamente imitare Madre Teresa di Calcutta o Nelson Mandela.



In ultima analisi, tale processo non può essere forzato ma sorge spontaneo quando la maggior parte delle esperienze puramente biologiche  e umane sono state passate e in una qualche misura saturate. Da lì, ogni passo sul Sentiero porta una rinnovata percezione di autentica libertà : laddove il bisogno costringe e dà poca possibilità di scelta  - vedi il famoso ‘basta che respiri!’ - il desiderio già consente la possibilità di differita, di serena attesa, di selezione.



Benchè la nostra società tendenzialmente materialista ed edonista spinga più verso il basso che verso l’alto, ciascuno è portato a vivere il livello di eros -cioè di tensione- che gli compete e che gli è più utile e necessario in quel momento. Giudicare rozzo o superficiale chi vive d’istinti e di emotività è tanto inappropriato quanto considerare strano o disumano chi vive prevalentemente di istanze interiori e spirituali. D’altronde, siamo sempre portati a giudicare ciò che non comprendiamo, ciò con cui non abbiamo ancora fatto pace o, specialmente nelle relazioni più strette, ciò che contraddice le nostre credenze e i nostri interessi personali.


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sabato 15 agosto 2015

LA LINEA SOTTILE 2 : “‘Cause you’re hot then you’re cold”

Cause you're hot then you're cold - Perché sei caldo poi sei freddo
You're yes then you're no - sei sì e poi sei no
You're in then you're out - sei dentro e poi sei fuori
You're up then you're down - sei su e poi sei giù (Kate Perry)


Si tratta dunque di cavalcare quella linea sottile tra attività e inattività, suono e silenzio, contrazione e distensione,  gioia e dolore che caratterizzano il nostro comune flusso di esperienze.Tra l’altro, molti di noi sono abbastanza fini da notare che siamo portati a sperimentare, e spesso nel giro di breve tempo, esperienze apparentemente opposte. Tipico è il caso delle relazioni: in una siamo le vittime, nell’altra siamo i predatori, in una facciamo l’elemento ‘down’, in quella successiva interpretiamo il ruolo ‘up’. 


Se ciò avviene si tratta di una dinamica piuttosto sana, come se la vita che trova espressione in noi volesse conoscere se stessa in entrambe le modalità per poi sintetizzarle in un ordine superioreInfatti dopo un bel po’ di altalene, talvolta troviamo o costruiamo anche un rapporto abbastanza armonico basato sulla percezione di una pari dignità, di stima reciproca e di un buon bilanciamento tra il dare e il ricevere. Tali traguardi forse non sarebbero stati possibili se non avessimo appreso qualcosa attraverso i passati rapporti squilibrati o troppo polarizzati.


##Vedi il post precedente Opposti, uguali, complementari?



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LA LINEA SOTTILE 1 : Opposti, uguali, complementari?

“Imparo sempre per tentativi  e orrori” (Sara Bini)


Nella nostra consueta dimensione di vita, siamo tendenzialmente abituati a pensare per opposti (bene/male, giusto/sbagliato, vittima/carnefice ecc..). In momenti di particolare acume intellettuale, riusciamo perfino a notare come tali coppie non siano poi così antitetiche quanto piuttosto complementari e vadano a ‘completare’ e integrare un’unità vitale. Raramente riusciamo a cogliere questa unità di base, questo sostrato comune che rende possibile l’esperienza di entrambi i poli, talvolta perfino contemporaneamente.


Uno dei momenti in cui tale paradossale coincidenza degli opposti può essere vissuta - e non solo filosoficamente teorizzata - è l’esperienza meditativa. Notoriamente la meditazione viene recepita  come un antidoto alla frenetica attività della mente, un’iniezione di relax, di quiete, di ‘vuoto’. Ciò possiede un suo grado di realtà, specialmente nelle nostre società occidentali impostate sull’iperattività e sull’iperstimolazione. 
Tuttavia lo scopo della meditazione non sarebbe prettamente soporifero - per questo abbiamo a disposizione un’ampia gamma di ottimi farmaci - e non darebbe motivo di attrazione a chi è già calmo e flemmatico di suo. Nelle esperienze meditative più riuscite in effetti, osserviamo che la sensazione di pace e di rilascio delle tensioni si sposa con una mente vigile, attenta, creativa, capace di focalizzarsi a volontà sull’oggetto prescelto, ma anche in grado di espandersi, allentare la sua presa e trascendere le proprie ossessioni.

##Continua nel post successivo “‘Cause you’re hot then you’re cold”


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