martedì 22 luglio 2014

WOMAN 3 - ‘La Via del Femminile’

"Ci hanno fatto credere che ognuno di noi è la metà di un’arancia, che la vita ha senso solo quando riusciamo a trovare l’altra metà. Non ci hanno detto che nasciamo interi, che mai nessuno nella nostra vita merita di portarsi sulle spalle la responsabilità di completare quello che ci manca: si cresce con noi stessi. Se siamo in buona compagnia, è semplicemente più gradevole." (John Lennon)


Parallelamente, la via iniziatica femminile passa dalla donna/bestia, alla Libera Amante, alla Sacerdotessa, fino  alla Madre. Sulla donna/bestia non c’è bisogno di commentare, mentre la Libera Amante, in una società di stampo patriarcale, si presta a facili fraintendimenti. Libera Amante, ci dice Carlo Dorofatti, significa ‘libera di amare’: il suo amore cioè non è subordinato a bisogni fisici, emotivi o culturali. Questo presuppone una discreta autodisciplina - altro che ragazza facile!- perché significa rendersi indipendenti dal paradigma di approvazione sociale che ci vuole legati a un lavoro, a un compagno, a un figlio


La Sacerdotessa è poi la donna che, superati molti degli attaccamenti terreni, può accedere a quelle dimensioni profonde e intuitive dove stanno la gioia e il benessere duraturo. E’ un essere già completo, che ha conciliato in sé le polarità ed è quindi capace  di concepire su un piano diverso da quello fisico. Diventa così Madre, madre del divino nell’essere umano e di questo divino si fa anche levatrice ed educatrice. 
Aldilà di tali aspetti esoterici o mistici, altamente opinabili finché non vengono sperimentati, credo comunque che ogni donna possa entrare in contatto col suo sentire profondo e stabilire ciò che davvero è meglio per lei aldilà delle aspettative dei genitori, degli amici, della società. Se poi  quanto desidera viene costantemente frustrato dai fatti, tanto vale cercare di ri-orientare l’energia del desiderio su altri livelli. L’assenza di un compagno può diventare presenza a se stessa - così come la mancanza di figli può aiutarla ad ampliare la sua visione dell’amore materno o può trasformarsi in creatività su altri piani (artistico,  professionale, culturale, relazionale).

#vedi i due post precedenti



Parrucca della linea Luigi14 e foto di Chiara Benelli 

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WOMAN 2 - ‘La ricetta di vita’

“Ci hanno fatto credere che esiste un’unica formula per la felicità, la stessa per tutti, e quelli che cercano di svincolarsene sono condannati all’emarginazione. Non ci hanno detto che queste formule non funzionano, frustrano le persone, sono alienanti, e che ci sono altre alternative.” (John Lennon)


Qui non mi riferisco a quegli uomini e donne che credono sinceramente all’amore di coppia, alla famiglia e ai figli come coronamento della propria vita. Tali fini sono tra i più nobili e meravigliosi, specie se perseguiti con integrità e con un cuore genuino. 
Parlo piuttosto per coloro che sentono altre esigenze o che, per svariati motivi, continuano a mancare tali obiettivi. Ci sono donne che, non riuscendo a crearsi una famiglia, si sentono sbagliate e si condannano per questo, come se la vita le punisse per qualcosa. Oppure donne che non hanno né istinto materno né  di coppia e allo stesso tempo nemmeno interesse a chiudersi in un convento.


Ogni formula di vita non è né buona né cattiva in sé. E’ ciò che ne facciamo, le intenzioni che la motivano, a darle un significato più o meno etico. Senza falsi moralismi, ci sono famiglie ‘perfette’ che si basano sulla menzogna e donne o uomini single che non necessariamente si danno al libertinaggio.
Nel video di una conferenza di Carlo Dorofatti ho trovato un interessante spunto di riflessione riguardo la via di sviluppo del principio maschile e quella del principio femminile. La via evolutiva maschile passa dall’uomo/bestia (preda dei suoi bassi istinti), all’uomo/animale (con una certa gestione armoniosa di corpo emozione e intelletto), all’Iniziato (colui che ha intrapreso una via di trascendenza del proprio ‘io’ limitato) fino all’Uomo Divino (che ha portato a compimento tutto il potenziale umano e lo ha trasfigurato con l’Amore, la Saggezza e il Potere dello Spirito). 

 #inizia nel post precedente e si conclude nel post successivo


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WOMAN 1 - ‘…e vissero felici e contenti’

“Ci hanno fatto credere che l’amore, quello vero, si trova una volta sola, e in generale prima dei trent’anni. Non ci hanno detto che l’amore non è azionato in qualche maniera e nemmeno arriva ad un’ora precisa.” (John Lennon)


Talvolta ho la sensazione che il percorso di liberazione ed evoluzione della donna possa passare anche attraverso la capacità di lasciar andare ciò che di più sacro sembra appartenere al femminile: l’amore di un uomo, il calore del focolare domestico, i figli. 
Attenzione: non si tratta di evitare intenzionalmente o di rinunciare asceticamente a queste cose. E’ un sentire che deve venire da solo, in genere dopo varie esperienze, e che si traduce più che altro in una certa disposizione all’autonomia interiore. Infatti la famiglia, il matrimonio o i figli non rappresentano ostacoli di per sé né vanno stigmatizzati in quanto tali. Come ogni cosa a questo mondo, possono rappresentare fantastiche opportunità di crescita o, se idolatrati come obiettivi fini a se stessi, possono rivelarsi delle potenziali catene di sofferenza.


Chiamando in causa istanze istintive o socio-culturali, si nota che entrambe partono da una visione puramente biologica dell’essere umano. Secondo tale concezione, l’uomo è poco più di un animale intelligente ( e neanche poi tanto, a uno sguardo onesto).
L’aspetto biologico riguarderebbe quindi l’istinto di sopravvivenza, di conservazione e di riproduzione della specie. Di questi tempi, a mio avviso, la specie umana è a rischio di estinzione non tanto per non aver seguito i suoi istinti, quanto per averli seguiti troppo e male.  Per cui in questo momento storico il problema di ‘se non faccio figli io l’umanità si estingue’ non si pone.
Secondo la logica socio-culturale, invece, ogni donna dovrebbe darsi la pena di procacciarsi un partner, magari anche sottraendolo a qualcun’altra, costruirsi una famiglia e difenderla con le unghie e coi denti.  La  versione più idilliaca è la favola del Principe Azzurro che darà un senso alla vita della donna, salvandola da ogni frustrazione e vivendo insieme ‘felici e contenti’.

#continua nei due post successivi



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venerdì 18 luglio 2014

THINK! 3 - Il Servizio attraverso il Pensiero

Se riusciamo a far regnare il silenzio nella nostra mente, possiamo trovare la pace interiore che ci rigenera e rinforza. Anzi, se mi assomigli, può darsi che ti riesca anche di schiacciare un meritatissimo sonnellino, attività senz’altro superiore a qualunque astratto passatempo spirituale. (L.W.Shore)


La purificazione dai e dei pensieri stressanti è, a mio avviso, un gran servizio che si può rendere all’umanità. E’ un servizio ingrato, perché non appare pubblicamente e ufficialmente come andare a portare cibo ai popoli affamati del Terzo Mondo o curare i feriti negli ospedali di guerra. Naturalmente siano benedetti migliaia di volte questi operatori attivi e concreti di pace che portano sollievo ai sofferenti e alle vittime delle miserie umane.


D’altra parte, non è più un mistero il fatto che una realtà dolorosa e ingiusta sia il prodotto di un modo di pensare egoistico e altrettanto ingiusto. Ormai stiamo cominciando a collegare i vari piani di realtà e a verificare che la realizzazione materiale procede dal pensiero, visto che le ‘cose’ vengono prima pensate e poi fatte. 
Se il pensiero dunque ha una sua realtà e crea la realtà stessa, destrutturare gli stereotipi e le forme pensiero limitanti è come aprire le gabbie invisibili che imprigionano le nostre menti e i nostri cuori. 
Ogni volta che dissolviamo un pensiero stressante, ogni volta che ne mettiamo in dubbio l’assoluta verità, rendiamo questo pianeta più bello, più leggero, più accogliente. Diamo la possibilità al nuovo di manifestarsi, sotto forma di relazioni armoniche, di azioni innocue e di sentimenti nobili. Ogni bambino che nasce trova quindi un’atmosfera più respirabile, una boccata d’ossigeno per la sua anima e una possibilità in più di essere libero e felice.

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THINK! 2 - Il Punto di Rottura

“Domanderà ancora: “Come ci si prepara a questa conoscenza?”. “Purifica i pensieri, e individuati i tuoi difetti principali sacrificali sul fuoco dello sforzo ardente..” (Agni Yoga)


Ne deriva che il più delle volte si creano circuiti pensiero-emozione così automatizzati che non solo veniamo ‘pensati’ ma addirittura ‘vissuti’  da questi tristi stereotipi in circolazione. Come dice Byron Katie ‘Non ci sono pensieri nuovi, sono tutti riciclati’ oppure citando Un Corso in Miracoli ‘Non esistono pensieri privati’. Nella maggioranza dei casi, siamo tutti più o meno condizionati dalle stesse simpatiche forme-pensiero nutrite da bisogni di sicurezza, approvazione, riconoscimento, affetto. Quando si arriva a rendersi conto di questo, siamo pericolosamente vicini alla libertà. Dico ‘pericolosamente’ perché il mondo per come lo conosciamo si struttura su tali pensieri/emozioni massificate e al momento in cui mettiamo in dubbio la loro verità, per un attimo pare crollarci la terra sotto i piedi.



Tuttavia, per arrivare a questo punto di rottura, occorre in primis aver almeno un minimo di consapevolezza dei propri pensieri, sentimenti ed emozioni, cominciare a osservarli e a monitorarli. Da lì si può finalmente applicare il ‘sano dubbio’: non quello che ci rende sospettosi e diffidenti offuscando nostro benessere, bensì la sistematica messa in discussione tutti quegli stereotipi, di quei ‘mostri sacri’ sui quali convenzionalmente concordiamo e convenzionalmente costruiamo la realtà. 
Penso ne valga la pena: tranne qualche beato caso isolato, tipo i villaggi norvegesi o le comunità hippie, non è che l’attuale realtà umana sia poi così splendida e degna di manutenzione o riproduzione! Per stereotipi di pensiero intendo formule tipo ‘Bisogna lottare per sopravvivere’, ‘La realtà è ostile’, ‘Devo procurarmi e conquistarmi l’amore’, ‘Devo difendere il mio orticello’ ‘Il mondo fa paura’ ecc ecc. 

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THINK! 1- Pensare ed essere pensati

“Sento che in realtà ho tutto da re-imparare. Sento che i miei confini non devono essere sempre così difesi. Sento che in realtà non ci sono errori e non ci sono nemici. Sento che ci salviamo insieme” (Stefano Signorini)


Il pensiero è una delle funzioni che contraddistinguono l’essere umano rispetto alle altre specie viventi. “Cogito ergo sum” diceva a suo tempo Cartesio, sottolineando e rafforzando il legame e l’identificazione che l’uomo ha con la propria materia pensante.
Tuttavia, per quello che è la mia esperienza, nonostante si decanti la razionalità dell’uomo, la nostra capacità di pensare non è poi così invidiabile. Mi sembra, anzi, che le persone siano più ‘pensate’ che ‘pensanti’. Probabilmente perché non ci è mai stato insegnato a considerare pensieri, emozioni e percezioni come contenuti della mente, quindi osservabili, questionabili e modificabili.


Quando il Buddha parlava di ignoranza dell’umanità non voleva dire che siamo tutti dei clamorosi somari ma che il nostro approccio col sapere è prevalentemente esteriore; possiamo incamerare milioni di dati e date e nozioni ma difficilmente abbiamo una qualche cognizione di come funzioniamo.
Molte volte, il primo impatto che abbiamo col mondo è di natura emotiva e le emozioni che proviamo si tirano dietro qualche pensiero ‘preconfezionato’. Tipo, se vedo un conoscente che non mi saluta, subito immagino che ‘ce l’ha con me’ o che ‘è antipatico e maleducato’. Altre volte invece succede l’opposto: ci innamoriamo di un pensiero e con quello poi, più o meno inconsapevolmente, decodifichiamo tutto ciò che ci succede. Se, ad esempio, parto dal presupposto che ‘Tutti gli uomini sono dei bastardi’ tenderò a organizzare la mia realtà secondo tale credenza e perlopiù a confermarla.

#prosegue nei due post successivi 



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lunedì 14 luglio 2014

RICONGIUNZIONE: At-One-Ment

“Con lo stimma anima-chiara, 
lo stame ciel-deserto,
la corona rossa
per la parola di porpora
che noi cantammo al di sopra,
ben al di sopra
della spina.” (Paul Celan – La Rosa di Nessuno)


Quello che segue è il finale del libro ‘Russia, mia Russia’ di Vladimir Zweibach, poeta e medico omeopata russo, amico di famiglia. Di lui ho già scritto in altri due post: L'ombra di un sorriso e Per Vladimir. Fu lui a regalarmi il primo quaderno per scrivere le mie poesie quando avevo otto anni e avevo appena composto la prima, ‘Il Fuoco piange”. Vladimir e la sua storia atipica e avventurosa mi hanno fatto capire che ‘c’è dell’altro’ in questa vita, oltre al calcio, le tasse, trovare un lavoro e mettere su casa. Tutta l’esistenza terrena di Vladimir ha testimoniato l’immensità della vita, l’infinito degli orizzonti e l’anelito a una consapevolezza superiore. Per questo io gli sarò sempre grata.


Ogni volta che leggo la fine del suo ultimo libro mi commuovo: in rapide pennellate, Vladimir traccia l’immagine di un’umanità gloriosa, seppure affaticata, in cammino verso Se Stessa e verso il Cuore dell’Universo. E’ a mio avviso particolarmente toccante il richiamo ai nostri Fratelli Maggiori, le grandi anime che ci hanno preceduto su questo Sentiero e che ci accompagnano silenziose, senza violare il nostro libero arbitrio ma costantemente nutrendo, ispirando e sostenendo le nostre parti più luminose.
Esattamente così si manifesta oggi la presenza di Vladimir nella mia vita...perché un uomo buono non muore mai. Resta con noi vibrando in ogni sorriso, in ogni carezza, in ogni melodia, in ogni pensiero creativo, in ogni sentimento nobile di cui siamo capaci.


Riporto per intero le ultime due pagine del libro, tratte dal capitoletto conclusivo ‘Alle vette del Caucaso’:


In un attimo
In tutto lo spazio del mare
Dei monti e della terra
Sono arrivate
Anime
Di persone
A cui la vita ha regalato
Illuminazione…
Tra loro ho visto
 I colori
Dei miei professori
E dei miei maestri
Stendhal….Lermontov
Garcia Lorca….Robert Burns
Marina Cvetaeva….Omar Hajam
Saadi…Aristotele…Esenin
…Leonardo….Michelangelo
..Petrarca…
Tjucercv…
E molti altri
Che
Io non riuscivo
A vedere da lontano…

Le anime erano di tutti i colori
E variamente dipinte
Fluivano penetrando nell’immensità
Policromatica dell’arcobaleno
Di abitudini
Di lingue
E di culture
E con esso abbracciavano
Tutta la nostra Terra
Nella loro instancabile
Aspirazione e sete
Di rendere i popoli più puri
E più elevati
Regalando loro
La poesia del pensiero
Amore della vita
Col desiderio forte
Di trarre luce
Dalla mente
Dalle anime e dal cuore
…dei popoli
Viventi

Mentre
D’amore
 Sempre
Cantava
Il mio usignolo


 Parrucca della linea Luigi14 e foto di Chiara Benelli 

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