sabato 18 ottobre 2025

“SOLO CIÒ CHE NON SI VEDE…”: leggendo Francesco Aprile

"E allora penso: le prove più dure
non son solo arsure in deserti ardenti, 
ma anche un sorso d’ombra in tazza calda
impone l’oblìo: riunisce, in un attimo, 
acqua e deserto, vita e mancanza."

(F. Aprile, ‘Le cose invisibili’)

Ho sempre pensato che la poesia fosse l’ultima frontiera prima del mistero e del silenzio, il tentativo estremo di dare corpo all’impercettibile. Certo, un conto è pensarlo, un altro è sperimentarlo. Quando ho letto la silloge “Le cose invisibili” di Francesco Aprile, uscita per la casa editrice “Dialoghi” nella collana di poesia “Glifi”, mi si è letteralmente mozzato il respiro. 

Il ritmo e la musica dei suoi versi mi hanno avvolta in un alone di sortilegio: la mia percezione si è acuita, raffinata, è diventata allo stesso tempo più intensa e più sottile. Ho sentito bisbigliare giugno attraverso panni stesi e girasoli, ho avvertito il profumo piovoso del segreto celato in un tè al gelsomino. 

Eppure non si tratta solo di un affinamento della percezione, con “Le cose invisibili" si varcano anche le soglie della cognizione: ogni poesia è un’epifania, ogni verso indaga l’universo. Assenze e presenze si sovrappongono, s’intersecano e trascolorano in un continuo rimando di echi e ricordi, microcosmi domestici e macrocosmi stellari. 

Dal “sasso di uomo finito, piccolo”  al  compimento supremo della “pietra” a cui sono state donate “le ali”, lungo la Via della Poesia tracciata da Francesco, ogni passo è ascesa e ascesi, premio e perdita, sussurro di visitazione e preghiera a mezza voce. 

Del resto, come scrive il poeta, “…solo ciò che non si vede/ è degno di essere raccontato” e, così dicendo, intanto opera la magia: la mente tace e il silenzio canta. 

(Sara Bini)

Potete acquistare il libro al link: Le cose invisibili

venerdì 17 ottobre 2025

QUANDO LA POESIA DIVENTA SOGLIA: Francesco Aprile su “D’inCanti diVersi”


Sono onorata di condividere la splendida recensione di Francesco Aprile, alias Nardo Gigli, sulla mia silloge “D’inCanti diVersi”:

Con D'inCanti diVersi, Sara Bini ci consegna una raccolta poetica che è molto più di un libro: è un attraversamento. 

Pubblicata da Transeuropa nella collana «nuova poetica 3.0», l’opera si compone di testi brevi, intensi, folgoranti, che si muovono tra il lirico e il mistico, tra il quotidiano e il sacro, tra la ferita e la rivelazione.

La voce di Bini è colta, ma mai accademica; spirituale, ma mai retorica. 

Ogni poesia è una soglia che si apre su un paesaggio interiore, dove la parola non descrive ma trasfigura. Il lettore è invitato a sostare, ad ascoltare, a lasciarsi toccare da immagini che vibrano: “il collo del piede sul baratro”, “una preghiera di spine”, “una melodia a picco cola sul deserto”. Sono versi che non si dimenticano, perché non si limitano a raccontare: accadono.

La struttura della raccolta è frammentaria, ma coerente. Le citazioni che introducono ogni componimento – da Ovidio a Dickinson, da Shakespeare a Borges – non sono semplici ornamenti, ma chiavi di lettura, ponti tra la voce dell’autrice e quella di una tradizione poetica universale. In testi come “Ho deposto me stessa”, “Morire meno”, “La dignità” o “Requiem”, la poesia si fa corpo e respiro, canto e silenzio.

Sara Bini riesce in un’impresa rara: far vibrare il lettore su frequenze sottili, dove la poesia non è solo forma ma anche forza, non solo estetica ma anche etica. D'inCanti diVersi è un libro che si legge con lentezza, con rispetto, con gratitudine. 

È un invito a riconoscere la bellezza anche dove brucia, a cercare il senso anche dove tutto sembra perduto.

Per chi ama la poesia che non si accontenta di essere letta ma pretende di essere vissuta, questo libro è un dono. E una necessità. Grazie.

Francesco Aprile/Nardo Gigli

Il libro si può acquistare al seguente link: D'inCanti diVersi