mercoledì 25 settembre 2019

CADUTA DAL CIELO: il ritorno di Lilith e dei suoi figli (1)


“Devi essere caduta dal cielo
Devi esserti frantumata nella direzione sbagliata.
Ne hai portati così tanti alla luce
E ora sei da sola.”(Glen Hansard)


Qualche mese fa, a diciassette anni dalla sua stesura, ho pubblicato la mia tesi di laurea, che consiste nella traduzione e nel commento di un poemetto tedesco sconosciuto, “I figli di Lilith” di Isolde Kurz. Questa scrittrice tedesca vissuta tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo non svetta nell’Olimpo della letteratura germanica ed è perlopiù conosciuta per le sue novelle ambientate nel Rinascimento fiorentino. 


Caduta dal cielo 

L’opera “I figli di Lilith” mi è letteralmente caduta in testa mentre vagavo confusa e un po’ scoraggiata nei meandri della biblioteca comunale di Bonn, cercando di capire come mai il mio iniziale progetto di tesi su Novalis non stesse procedendo come speravo. Evidentemente dovevo imbattermi in Isolde e nel suo piccolo epos visto che, una volta deciso di dedicarmi a “I figli di Lilith”, il lavoro è fluito senza problemi e mi ha portato i massimi risultati a livello accademico.


Lilith la nera

La portata innovativa del poemetto di Isolde consiste soprattutto nella sua originale rivisitazione del mito della nera Lilith, contenitore per eccellenza di tutti i lati oscuri del Femminile. Secondo il mito, Lilith è la prima donna di Adamo, creata insieme a lui e non successivamente dalla sua costola. Rifiutandosi di sottostare all’uomo, si erge a simbolo della ribellione femminile e, in alcune versioni del mito, arriva a opporsi perfino a Dio stesso. 
Di conseguenza, in una cultura fondamentalmente maschilista e patriarcale, non poteva che diventare un demone sanguinario e perturbante, represso negli inferi dell’inconscio collettivo. Perfino le donne in fondo la temono, in quanto rappresenta il lato potente, seducente e intimamente rivoluzionario che loro stesse non sono capaci di contattare né tanto meno di sviluppare armonicamente nella loro personalità.


Eva e Lucifero 

Isolde, pur mantenendo la forza e l’eros di questa figura, ne stravolge completamente il significato tradizionale: da demone infero tentatore Lilith diventa un ponte tra l’uomo e la divinità, una sorta di sprone per l’evoluzione umana destinata a compiersi a livelli sempre più alti. D’altra parte, in questo epos, è Eva la creatura di Lucifero, in quanto vuota proiezione dei più bassi desideri maschili di lussuria e onnipotenza. Adamo, come sappiamo, non è esattamente un campione d’integrità o di forza di volontà, per cui Eva ha gioco facile e a Lilith non resta che tornare nell’abbraccio di Dio.


Conosciamo già il resto della storia, anche se ormai è chiaro come il peccato originale, per Adamo, non sia stato tanto il mangiare quella benedetta mela, quanto il rifiutare la propria origine e missione divina simboleggiata dal suo primo amore Lilith. I figli di Eva e Adamo sono dunque una razza degradata, un’umanità che segue le orme squallide dei genitori: schiavi della sensualità, avidi e attaccati solo ai beni materiali, ciechi nell’odio e nella menzogna.

Il libro "I figli di Lilith" si può trovare al seguente link I figli di Lilith

L'articolo si trova nella rivista MediCoscienza disponibile anche online al seguente link MediCoscienza 3




Per prenotare  un colloquio  di Counseling contattatemi attraverso il mio sito  Le Vie per l'Armonia.

1 commento: