lunedì 11 luglio 2016

HOMO SUM… - Abissi e splendori

“Homo sum: humani nihil a me alienum puto - Sono un uomo: niente di umano mi è estraneo” (Terenzio)

“Visione: Gli umani sono strani. Credono che l’ordine e il caos siano in qualche modo opposti, e cercano di controllare ciò che non si può. Ma c’è grazia nei loro fallimenti e questo tu non lo hai compreso.
Ultron: Gli umani sono spacciati.
Visione: Sì.  Ma una cosa non è bella solo perché dura nel tempo; è un privilegio essere tra loro.” (Avengers: age of Ultron)



Spesso, quando parlo del mio lavoro come counselor, mi viene chiesta o attribuita qualche ulteriore definizione, tipo psicologa, psicoterapeuta, coach o qualche sorta di consulente. L’unica ‘etichetta’ che invece sento di potermi dare, e che peraltro rispecchia la realtà dei fatti,  è quella di ‘umanista'.
In primo luogo ciò rappresenta la mia formazione antecedente al counseling, poiché mi sono laureata in lingue e letterature straniere. In secondo luogo, tale definizione risulta adeguata anche da una prospettiva più filosofica: ho sempre considerato l’essere umano il mio oggetto di studio privilegiato, ritenendolo un fenomeno ben più ampio, ricco e variegato dell’insieme dei suoi bisogni, dei suoi istinti o delle sue abilità intellettuali.


Nella mia esperienza, ho trovato che lo splendore, la forza e la bellezza dell’umanità - così come anche la sua angoscia, la sua incongruenza e il suo turbamento - siano forse meglio rappresentati da una poesia, da un quadro o da una canzone che da un manuale di psicologia o da un libro di anatomia.
Ecco perché, a dispetto delle disillusioni e delle incomprensioni date e ricevute, continuo a nutrire  fiducia nell’incontro con l’altro, sia nel mio studio che nella mia vita. Il mio umanesimo pone il presupposto di un’accoglienza incondizionata a priori - ti accolgo perché ci sei, perché sei fondamentalmente come me. Guardando poi anche al tessuto sociale di cui tutti siamo parte, tu, in ultima analisi, sei una parte di me e attaccarti o nutrire sfiducia in te sarebbe attaccare e sfiduciare me stessa.


D’altro canto, la cosa che percepisco come più disumanizzante è l’anestesia del sentire. Questa, nel migliore dei casi, produce rigidità e vuoto formalismo all’interno delle relazioni; nell’ipotesi peggiore, può portare a uccidere in nome di un’ideologia, di una religione, di un posto nel parcheggio. Se l’uomo si fermasse non solo a riflettere ma anche a percepire con il suo cuore, non potrebbe realmente alzare una mano contro un proprio simile, in quanto lo riconoscerebbe e si riconoscerebbe come tale. 
Mi sono accorta che, personalmente, posso tollerare di esser impotente di fronte ai fatti - ma difficilmente tollero l'impotenza di fronte ai miei sentimenti. Forse il vero coraggio e la vera umanità sta proprio nel sentirli e affrontarli anche quando fanno male, quando mi interrogano e mettono in dubbio la vita come l’ho costruita, quando mi portano a prendere posizioni o fare scelte che mi schiodano dalla zona di comfort, quando mi chiamano ad apprendere, rispondere, rimettermi in gioco.


Per prenotare un trattamento olistico o un colloquio  di Counseling contattatemi attraverso il mio sito  Le Vie per l'Armonia.

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