venerdì 16 settembre 2016

Rolling Northward - Rotolando verso Nord (quarta parte)

“Se Cristoforo Colombo avesse dato retta a sua madre e si fosse trovato un lavoro fisso, non avrebbe mai scoperto l’America”((Lee Ward Shore)


Seconda e ultima tappa: Styrsö. Keithy è così ossessionata dall’idea di visitare quell’isola e il suo paesino che al primo sentore di attracco si scaglia fuori dal battello trascinandosi dietro una starnazzante Micky.
“Non ce l’ho nemmeno fatta ad andare in bagno!” protesta costei.
Anche qui occorre sapere che Micky ha un’autonomia di vescica pari a quella di un novantenne incontinente: ecco perché il Buon Dio l’ha dotata del pratico superpotere ‘radar-bagno’. È infatti capace di percepire e avvistare un bagno gratuito nel raggio di 3 km nel giro di 10 secondi. Purtroppo quello di Styrsö è ben più lontano perché le due, nella foga di sbarcare, sono scese alla banchina sbagliata e il paese si trova nella parte opposta dell’isola.


“Vabbè, Micky” le dice Keithy “Siamo nel nulla, è pieno di boschi, falla dietro a quel cespuglio”
“Mica passerà qualcuno??”
“Ma dai!”
Invece, in quei 15 secondi che Micky impiega per svuotarsi la vescica, passa da quel sentiero più gente che il giorno avanti nel centro di Göteborg: praticamente tutta la Svezia. Un po’ imbarazzate, le pessime si rimettono in cammino.
Di nuovo si arrampicano per micro-colline, ruzzolano per improvvisi pendii e rischiano tre o quattro volte di essere investite dalle automobiline elettriche in circolazione: gli unici mezzi consentiti sulle isole. 



Dopo tali mirabolanti avventure, pervengono al paesello tanto agognato per scoprire che è uguale identico ai precedenti, a parte una differenza cruciale: qui c’è perfino un ristorante. E’ ora di pranzo e c’è un impellente bisogno di calorie e toilettes. Bivaccando e gozzovigliando, Micky e Keithy stanno quasi per perdere l’unico traghetto che le potrebbe riportare sul continente. Quella sera decidono di mangiare all’ostello, dove consumano una curiosa cena a base di pietanze ignote e ignobili, tra lo stupore e la quasi ammirazione dei muratori polacchi.


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