sabato 3 novembre 2012

E ALLORA BEVITI IL TUO TE' 2 - Dalla sofferenza all'amore



Questa canzone, semplice fino al banale, nasce in realtà da un esercizio di meditazione.  Come  forse si evince dal testo, è il classico esempio dell’arte che germoglia da un dolore, dall’impossibilità di soddisfare un proprio desiderio. Necessariamente tale energia o implode e diventa rabbia/frustrazione o trova un suo scarico in altre forme, dalle più ordinarie alle più evolute.
 Era l’estate del 2006 e avevo da poco incontrato il gruppo con cui avrei prodotto questo pezzo. Uscivo da un innamoramento feroce per un sassofonista che frequentava la mia stessa scuola di musica e che aveva già una compagna, con cui conviveva. Pur riscontrando una certa attrazione anche da parte di lui, non era e non è  nel mio stile lottare per un partner, soprattutto quando si tratta di strapparlo a un’altra donna.
C’è una legge superiore, nelle dinamiche interne della Vita, per cui qualsiasi cosa io intenzionalmente tolga a un altro in realtà la sto togliendo a me stesso. Ecco il perché del verso “Che cosa voglio prendere, a te, a lei , a voi – a me”.


La canzone ripercorre così il mio movimento di ‘purificazione’ nel senso etimologico del termine che significa ‘liberazione’. Si comincia, come canto nella prima strofa, da un guardare che non è  voyeuristico o morboso, bensì il tentativo di un avvicinamento autentico a questo ragazzo. L’unica possibilità di reale intimità, paradossalmente, risulta in un atto di contemplazione disinteressata, con cui si cerca di vedere l’altro per quello che è : un soggetto degno di rispetto e non  oggetto del nostro bisogno.
Cosa succede quando diamo genuinamente attenzione a una persona? Quando riusciamo, per un attimo -perché basta anche solo un attimo-, a percepirla senza il velo dei nostri desideri, dei nostri preconcetti, delle nostre paure? Ecco che avviene un ‘contatto’ a un livello più profondo di quello semplicemente fisico, emotivo o mentale. Si sente  quella meravigliosa scossa vitale che in India chiamano ‘tat twam asi – questo sei tu’.  Sorge spontanea la compassione  -e non fraintendiamoci su questo termine-  non è pietà, visto che in questo caso la povera sfigata avrei dovuto essere io. La compassione è unione nel senso più alto delle parola:  riconosco allo stesso tempo in me e nell’altro il limite dell’umano e la grandezza del Sacro.
 A questo punto la domanda ‘Che cosa voglio prendere?’ si sfalda. Voglio qualcosa dalla sua umanità, dalla sua sofferenza? Grazie tante, mi basta e mi avanza la mia. Dal suo Mistero, dalla sua Sacralità? Ce l’ho già, fa parte dell’essenza più intima di ognuno di noi. Ecco che cade ogni ragione di lotta, di possesso, di competizione anche verso l’altra, la sua compagna, che viene percepita più come ‘sorella’ che come rivale.


 Le altre due strofe, infine, tornano a illustrare  quello che purtroppo è il normale teatrino della comunicazione umana: il non -ascolto, il narcisismo, la ricerca dell’altro solo per colmare i propri bisogni di riconoscimento, affetto e attenzione. Ciò di cui parlo è pane quotidiano per me come per molti - ed è proprio nel qui ed ora, prendendo consapevolezza di tali meccanismi, che si può lottare per uscirne.
Questa è l’unica battaglia che ritengo degna di essere combattuta: lo sforzo quotidiano per la liberazione interiore. Una persona libera è innocua, amorevole e saggia;  non manipola e non è manipolata.  Ma come si può cominciare a lavorare seriamente e concretamente per ottenere una vita più rilassata, più piena, più amorevole? Da che parte si comincia? Generalmente da dove siamo, osservando come diciamo ‘buongiorno’ al capufficio o al partner la mattina, come guardiamo le persone al bar,  cosa pensiamo o come reagiamo appena non troviamo parcheggio per l’auto.


 Occorre un po’ di allenamento e un po’ di esercizio, come in tutte le cose. Non abbiamo cominciato a camminare dal nulla, né abbiamo subito iniziato a parlare come grandi oratori. Il ritornello di questa canzone ci indica proprio un esercizio di visualizzazione che è ottimo per cominciare ad allenarsi a trasformare le nostre relazioni. Lo riporto per intero nel prossimo post.
 
Per richiedere un colloquio di counseling o un'introduzione alla Biomusica/ meditazione contattatemi su:
Sara Bini Le Vie per l'Armonia

Nessun commento:

Posta un commento