domenica 10 marzo 2013

ALDILA’ DELL’APPARENZA 2 – Un ‘azzurro inaspettato’

"Se ci fossero regole bisognerebbe trasmetterle. Inciderle nella terracotta, nella pietra, tramandarle. Che cosa conterrebbero. Conterrebbero, tra le altre frasi: non fatevi ingannare da quelli che sono dalla vostra parte" (Christa Wolf, Kassandra)



Lavorativamente, ho sperimentato come sia difficile agire all’interno di un sistema in cui il potere è già lottizzato a priori e che raramente lascia spiragli per esercitare un qualcosa di nuovo. Questo perché anche i migliori del sistema, se non hanno fatto un lavoro su di sé, sulla loro emotività, sulle loro parti oscure – o falliscono o si omologano o, come me, si lasciano annebbiare dalle apparenze.
Ho trovato la più subdola aggressività, avidità e separatività proprio in gruppi o associazioni che si proclamano ‘alternativi’, ‘aperti’, ‘ospitali’ e che sembrano inneggiare alla socialità e alla convivialità. I loro progetti sono bellissimi e lodevoli -sulla carta-  poi l’energia che li muove e le modalità di attuazione trasudano altre qualità. Gruppi e persone di questo tipo sono state altrettanto preziose che i miei ex-partner: mi hanno fatto da specchio e hanno affinato la mia capacità di percezione e discriminazione.


Riepilogando, questo cammino di umiliazione mi ha portato molto più a contatto col reale, facendomi rivalutare  i gesti più semplici, le cose che si danno per scontate o per ‘dovute’. Niente è banale se è genuino, se viene dal cuore, da una volontà di bene che va oltre ai colori, ai nomi, ai vari ‘guru’, 'credo' o partiti. Il dono più bello di questi ultimi anni è stato proprio constatare che questo ‘bene’ ti arriva da dove meno te lo aspetti... lo trovi nei luoghi, nelle persone e nella situazioni più improbabili. 
Da questo capisci quanto ancora  c’è  da imparare, da deporre e da rivedere. Da lì scaturisce anche la fiducia in un piano superiore, dove alla fine al bene torna il bene: in una forma poco visibile, forse, ma a mio avviso altamente desiderabile come la pace interiore.


Poiché gli attestati incorniciati, le migliaia di certificazioni, lo sfoggio di qualificazioni, i titoli e gli ‘onorevoli’  alla fine sono un teatrino di burattini, se non c'è una corrispondente  integrità  della persona. La sicurezza materiale si trasforma in miseria , se non c’è sicurezza interiore. Si va a negare un vuoto che da qualche parte urla dentro e che non può essere riempito da fuori.  Piuttosto lo si comprende  e rischiara nutrendo la nostra parte più luminosa e nobilmente Umana.  Non si tratta perciò solo di una  liberazione ‘dalla’ materia quanto soprattutto di una liberazione 'della’ Materia: si redime e si reinventa il mondo a partire da noi. 
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Sara Bini Le Vie per l'Armonia

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