giovedì 14 marzo 2013

UN SORRISO MILLE VOLTE SORRISO




Da giovane non conoscevo

               il sapore della tristezza

amavo salire sulla torre

amavo salire sulla torre

per scrivere poesie mi sforzavo

di parlare della tristezza



Ora che ben conosco

il sapore della tristezza

vorrei parlarne e mi trattengo

vorrei parlarne e mi trattengo

e dico invece: ma che fresca giornata!

Che bello questo autunno!

(Xin Qui)


 In questi giorni stavo riflettendo sulla natura e sul valore dei sentimenti e delle emozioni. Da brava donna cerebrale e marziale come sono sempre stata, diciamo che trovo una discreta difficoltà a prender contatto con tali parti di me e della vita.  Nel mio massimo delirio di onnipotenza ‘spirituale’ ho pensato addirittura di averle trascese, dominate, trasmutate. E’ chiaro che mi stavo raccontando una pia menzogna, cercavo di difendermi dal dolore.  Quando ho sentito che il mio ideale di perfezione era altamente sterile, asettico e poco felice, ho realizzato che il mio compito era piuttosto quello di essere completa –  non perfetta – ma  integra, intera. Così ho dolorosamente ripreso in mano un’emotività un po’ nascosta e un po’ negata, le ho faticosamente ridato dignità, finché talvolta sono arrivata perfino a  comprenderla, gustarla e ringraziarla.


Sentimenti ed emozioni: ancora oggi, dopo tanto lavoro, il più delle volte me li vivo in differita, sempre un po’ in ritardo, sempre un attimo dopo. Lo noto soprattutto con quelli belli, i moti teneri dell’animo, l’affetto, il legame che inizia a vibrare tra due cuori.
Ecco che buona parte della mia sentimentalità si colora di una nota di nostalgia e di struggimento: è il rimpianto per non essermi abbastanza ascoltata, aperta e manifestata. E’ il non riuscire a dire quel ‘ti voglio bene’  o quel ‘mi manchi’ al momento giusto. E’ il ritrovarsi a parlare di sentimenti con la persona verso cui li provi, senza mai esprimerglieli. E’ il troncare un’emozione nascente con un brusco saluto formale e vuote parole di rito.  E’ dire ‘questa maledetta allergia’ per non ammettere di star piangendo. Orgoglio? Educazione siberiana? Ai posteri l’ardua incombenza.


 ‘Forse non c’è bisogno che i miei confini siano sempre così ben sorvegliati’ , ha detto una volta un mio collega, Stefano Signorini. A osservare tutte queste manovre difensive della personalità e l’assurdità delle situazioni che si creano , ci sarebbe da ridere o, per dirla alla Beckett ‘c’è da torcersi dalle risa ma non se ne è capaci. Non si è capaci di sciogliersi in un sorriso mille volte sorriso’.

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Sara Bini Le Vie per l'Armonia

2 commenti:

  1. Tante volte mi sono trovata a non provare grande simpatia nei suoi confronti ahimè credo con torto. Ma tante volte condivido pienamente i suoi pensieri, come in questo caso.

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  2. Non siamo educati ad esprimere il nostro mondo emotivo; siamo educati invece a tenerlo nascosto, per timore di essere derisi o offesi, a lasciar scorrere la nostra vita in una sorta di oblio dal quale poi, forse, ci risvegliamo quando ne prendiamo consapevolezza sul finire di questa bellissima esperienza ed opportunità che stiamo facendo. Quando prendiamo questa consapevolezza, dovremo quindi "mollare le redini" e viverci con pienezza e far risplendere quello che siamo, perché ognuno di noi ha una sua luce:-)

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