venerdì 14 settembre 2018

VOGLIO UN UOMO/UNA DONNA 'SPECIALE'

Sei come un angelo -You’re just like an angel
La tua pelle mi fa piangere - Your skin makes me cry 
Tu galleggi come una piuma  – You float like a feather 
In un bellissimo vortice - In a beautiful whirl
Io avrei voluto essere speciale - I wish I was special 
Tu sei così fottutamente speciale – You’re so fucking special 
Ma io sono un verme - But I’m a creep  (Radiohead 'Creep)



Avanti, diciamocelo: niente è ‘a gratis’ nella vita. Le cose più belle, ce le siamo spesso sudate e patite. La felicità, bisogna sapersela permettere. Può costare impegno e coraggio, responsabilità e salti nel buio. Può costare errori e ‘orrori’, come amo a volte dire.
Del resto, per mia natura, ho sempre preferito “una fine con orrore a un orrore senza fine”, tanto per citare Enzensberger, e intendo l’orrore di una vita piatta, stagnante, oppure basata su rapporti di comodo in cui si indossano maschere perfino in contraddizione tra di loro.


A volte speriamo che sia l’incontro magico, una persona speciale a ‘salvarci’, a tirarci fuori dalla nostra noia o sofferenza, a dare un senso alla nostra  vita, riempiendone i vuoti. E qui sorge l’eterno dilemma: molte  donne vogliono un ‘uomo speciale’ e  anche molti uomini dicono di cercare una ‘donna speciale’. Poi, chissà perché, scelgono l’abitudinario, il ‘normale’, il ‘banale’. 
La spiegazione è che lo ‘speciale’, alla resa dei conti, fa paura. E’ ciò che non possiamo controllare, l’ignoto, colui o colei che fa emergere le nostre più profonde insicurezze, oltre ai nostri più abbaglianti splendori. 
Tutto questo vale nel fortunato caso in cui c’imbattiamo realmente in una persona fuori dell’ordinario. Ma esiste questa persona? Esistono uomini e donne speciali? Esiste il partner ideale? 
Non finché non lo diventiamo noi. Qualcuno dovrà pur cominciare a farlo! 


Siamo sempre molto bravi a fare le nostre richieste alla vita, all’universo o a Babbo Natale…ma quanto siamo disposti a dare? Quanto siamo disposti ad essere - speciali? 
Inoltre, perché una persona speciale dovrebbe prendersi la briga di stare con noi, specialmente se dopo un paio di mesi di frequentazione tentiamo di ‘normalizzarla’ o ‘addomesticarla’  secondo i nostri bisogni e le nostre ferite emotive non guarite? Ma per piacere! Cominciamo a cambiare prospettiva, rovesciamo il paradigma:
Dai ciò che vorresti avere.
Diventa chi vorresti incontrare.
Sii la tua persona ‘speciale’, ossia conosciti, scopriti, esprimi i tuoi talenti, realizza il bello nella tua vita, il buono, il vero. Se non altro, non avrai più il tempo di lamentarti su come mai la vita non ti manda qualche persona speciale!


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venerdì 7 settembre 2018

“NO SATISFACTION”: colmare il vuoto

Comincio a sentire la mia mancanza. (Sara Bini)


Quando si parla di ricerca dell’attenzione, non è mai facile invece trovare una formula risolutiva univoca per tutti. Intanto varrebbe la pena di chiedersi che tipo di attenzione diamo a noi stessi. Con che occhi ci guardiamo? E, soprattutto, ma ci guardiamo mai davvero? O lo facciamo solo attraverso gli occhi ‘degli altri’?
Questi fantomatici ‘altri’ sono un altro mito da sfatare, se si considera che l’essere umano, essendo tendenzialmente piuttosto egoista, a malapena riesce a pensare a se stesso. Nel caso poi senta davvero l’insopprimibile bisogno di guardare e criticare i suoi simili, lo fa perché, almeno in quel momento, sta messo molto peggio di loro. 


Dunque il pensiero degli ‘altri’ è spesso un modo inconsapevole per scaricare la responsabilità nei confronti di noi stessi. Io, ad esempio, ogni volta che ho fatto ciò che facevano ‘gli altri’, oltre a rovinarmi un par d’anni di vita, mi sono resa conto che tentavo di non assumermi la responsabilità delle mie scelte.
Prendersi la responsabilità della nostra vita significa cominciare a darci da soli l’attenzione o l’amore che meritiamo, liberarsi del pensiero degli ‘altri’ e agire. Significa dire basta alla ricerca di approvazione da parte di genitori o partner, essere pronti a mollare l’infelicità e la lamentela e prender l’iniziativa.
In ultima analisi, il nostro mondo esteriore rappresenta le contraddizioni del nostro mondo interiore dove, per definizione, siamo soli. Dunque, tanto vale coltivare l’autenticità e l’integrità con noi stessi, rendendoci sempre più degni della nostra attenzione e del nostro amore.



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“SONO ORIGINALE? SONO L’UNICO? SONO SENSUALE? ”: la richiesta di attenzione

“Sono originale? 
Sono l'unico?
Sono sensuale?
Sono tutto ciò di cui hai bisogno? - Am I original? (yeah)
Am I the only one? (yeah)
Am I sexual? (yeah)
Am I everything you need?”(Backstreet Boys ‘Everybody’)


Come si può facilmente evincere dalla citazione colta in apertura, questo post tratta dell’ammaliante potere del riconoscimento esteriore e delle conferme altrui, in una parola: dell’attenzione. Nell’infanzia, questo bisogno di attenzione è molto visibile e anche molto schietto e  innocente: il bimbo deve sentirsi ‘visto’ dal genitore, è una sorta di conferma della sua stessa esistenza. 
Ora, la percezione di questa attenzione da parte del bambino sembra poi determinare gran parte della sua personalità adulta: se non mi sono sentita vista da mio padre e mia madre è facile che mi senta insicura, inadeguata e con un’autostima vicina allo zero. Se ho fortuna, mi circondo di persone che smentiscono questa mia percezione fornendomi un’esperienza curativa, ma siccome il simile attira il simile, è più facile che ricerchi amici, partner o datori di lavoro che confermino la mia esperienza infantile. 



Da adulti quindi, il ‘sentirsi visti’ iniziale assume i significati del sentirsi amati, desiderati, riconosciuti socialmente, rispettati o invidiati; come si vede,  ce n’è per tutti i gusti. Possiamo vivere una vita intera persi nella ricerca dell’attenzione altrui per colmare le mancanze che abbiamo patito o che ci è sembrato di soffrire durante l’infanzia. 
Il buffo è che, anche se per qualche benevolo caso otteniamo riconoscimento e amore, nella maggioranza dei casi o non siamo in grado di percepirlo oppure non ne siamo mai sazi. Per cui è facile che continueremo ad agire come animali predatori o vittime sacrificali anche se siamo sposati con Madre Teresa di Calcutta.

##Continua nel post seguente“NO SATISFACTION”: colmare il vuoto


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Foto in apertura: Daniele Summo