sabato 21 giugno 2025

“DISOBBEDIENTE AL BUIO S’INFIAMMA”: D’inCanti diVersi” secondo Rodolfo Carone


Sara Bini ci consegna con "D'inCanti di-versi" una raccolta che è al tempo stesso mappa del dolore e bussola verso la bellezza. Il titolo stesso rivela la duplice natura di quest'opera: gli "incanti" che si trasformano in "dis-incanti", i versi che si fanno "diversi", in una continua oscillazione tra magia e disillusione. 

Sara è una Sibilla dei nostri tempi, come ci dice fin dalla prima poesia. Non ti racconta storie rassicuranti, ma ti offre "rauche memorie / momenti frammenti / e ruvide siepi". La sua è una voce poetica che emerge proprio quando il divino sembra essersi ritirato dal mondo, lasciandoci soli con i nostri echi interiori. Eppure, in questa apparente desolazione, c'è una forza oracolare che non si arrende. Il percorso attraverso questa raccolta è un viaggio nell'archeologia sentimentale di una donna che ha imparato l'arte difficile del "morire meno". Dalle "Case d'infanzia" ai "Limiti a Nord", Bini traccia una geografia emotiva dove ogni poesia è una stazione di un pellegrinaggio interiore. 

Particolarmente potente è la sezione centrale, dove l'amore si rivela in tutta la sua complessità: "Ho deposto me stessa sugli aghi di pino", scrive, in un gesto che è insieme resa e offerta. L'amore qui non è consolazione ma combattimento, come in "Veleno" dove il poeta diventa "malato cattivo / martirio e bufera". La forza di Bini risiede nella sua capacità di trasformare il particolare in universale. Il dolore personale diventa cosmico, la ferita individuale si fa metafora dell'umana condizione. 

In "Bodhisattva" emerge la figura della poetessa come essere illuminato che, pur potendo liberarsi dal dolore, sceglie di rimanere per aiutare gli altri: "Lo sguardo indietro a chi ancora / arranca su alpi di confine". Il linguaggio è quello di chi ha attraversato il fuoco e ne è uscita trasformata. Le immagini si susseguono con la logica del sogno e la precisione della visione: "Tintinna di pioggia la ringhiera / in un giugno di ruggine grigia". È una scrittura che non teme l'oscurità, anzi la attraversa per raggiungere lampi di pura illuminazione. 

La poesia di Sara Bini è fatta di “verso luci”, di versi che sanno tagliare e medicare ma sempre sanno portarti, inspirarti, guidarti oltre ad una percezione elevata, ad un luogo che si sveste di tempo come la sola poesia pura sa fare: svestirsi del passato, ispirando il futuro per incarnarsi di eternità. Sara Bini si rivela “figlia di quella Lilith” che dà il titolo al suo precedente libro, portatrice di quella luce scura creativa, di quel principio femminile universale spesso soffocato e che oggi reclama imperiosamente la sua presenza. È la perfetta traghettatrice dello spirito della bellezza del passato, adattandolo e rinnovandolo per i tempi che verranno. 

È tra le poche voci che lo zeitgeist di quest'epoca non lo interpretano ma lo definiscono, facendosi portavoce di una sensibilità che sa leggere e scrivere i segni dei tempi. "D'inCanti diVersi" è un libro necessario, che ci ricorda come la poesia sia ancora capace di dire l'indicibile, di dare forma al caos emotivo, di trasformare il pianto in canto. Sara Bini ci dimostra che anche nei tempi dell'aridità spirituale, il poeta può ancora essere colui che "disobbediente al buio si infiamma", portando luce dove regna l'ombra. E per questo non possiamo che esserle grati.

Rodolfo Carone


D’inCanti diVersi” (di Sara Bini, Transeuropa Edizioni, collana ‘Nuova Poetica’, giugno 2025, pp. 56 , € 15,00) si può trovare negli online store a sul sito di Transeuropa al link D'inCanti diVersi


martedì 17 giugno 2025

UNLOVE-ABLE: la distanza dall’amore

“Entrambi abbiamo perso qualcosa. Tu hai perso me e io ho perso tempo."(The Edge of Love)

English version: Unlove-able: the distance from love

Di tutte le malattie mentali, quella di non saper amare o almeno celebrare l’amore quando arriva è forse la più squallida e letale. Lentamente uccide il sentimento anche nella persona più romantica e appassionata, attraverso uno stillicidio di delusioni e frustrazioni che denunciano un cuore pavido, immaturo e soprattutto egoista.

Qualsiasi fallimento di coppia o amarezza sentimentale abbia mai avuto la persona unlove-able non sono sufficienti a giustificare la torva cattiveria con cui lui/lei stronca la passione, l’entusiasmo e lo slancio nel nuovo partner che, incautamente, entra nella sua vita.

È vero, ci sono storie d’amore che partono con i fuochi d’artificio e sfumano alla velocità degli stessi. Ma almeno i fuochi ci sono stati. Ci sono poi storie che partono soft e s’infiammano lungo il percorso, diventando sempre più belle con il crescere dei ricordi e l’aumentare della complicità. 

Infine ci sono storie che partono male, continuano peggio e finiscono come se non fossero mai esistite. Non lasciano traccia, se non rimpianto, recriminazione e amarezza. Ci sono storie che non fanno storia.

Unlove-able: una delle peggiori maledizioni che possa capitare a un animo poetico e ardente. L’unlove-able sembra volersi mettere in relazione, ma ha sempre un piede fuori dalla porta. È arido, non porta un fiore, non scrive un verso, non manda una canzone. Se gli/le chiedi il perché ti risponde ‘è infantile’, millantando una maturità spocchiosa che è solo il sepolcro imbiancato di un’immaturità affettiva condita di supplenza e alterigia.

Nel frattempo, tuttavia, chatta e manda cuoricini alle /agli ex, si porta il cellulare anche al cesso. Guarda altri uomini/ altre donne quando esce con il partner, in un modo tale da imbarazzarsi ad averlo/la accanto. Prende ‘pausa’ dalla relazione principale appena fa capolino l’occasione di ‘provare’ altre esperienze. Assaggiata la novità, torna apparentemente pentito dal partner che aveva messo in stand-by, mentre segretamente riparte la caccia sui social o altrove.

Poi l’unlove-able si stupisce se l’altro smette di chiamarlo ‘amore’, se non manda più il buongiorno, se non pubblica le sue foto sui social. Non sembra ricordarsi che, a Capodanno, San Valentino o per ogni altra occasione importante per il partner, lui ha ben creduto di cavarsela con una telefonatina, negando la sua presenza ed esponendo l’altro al ridicolo e all’umiliazione. 

A questo tipo di persone, che un mio amico chiamerebbe gli “stitici emotivi”, la vita presenta il conto come un Guttalax, se non altro dal punto di vista spirituale. Infatti cadono nel dimenticatoio, per non dire in un altro posto, perché non sono riuscite a fare anima né in loro, né in chi li circonda. 

Il mio canale YouTube: Sara Bini

UNLOVE-ABLE: the distance from love

 “We both lost something. You lost me and I lost time." (The Edge of Love) 

Versione italiana: Unlove-able: la distanza dall'amore

Of all mental illnesses, the inability to love or at least celebrate love when it comes along is perhaps the most squalid and lethal. It slowly kills the feeling even in the most romantic and passionate person, through a steady stream of disappointments and frustrations that reveal a fearful, immature and, above all, selfish heart.

Any relationship failures or romantic disappointments that the unlovable person may have experienced are not enough to justify the grim malice with which he or she crushes the passion, enthusiasm and momentum of the new partner who unwisely enters their life.

It is true that there are love stories that start with fireworks and fade away just as quickly. But at least there were fireworks. Then there are stories that start softly and ignite along the way, becoming more and more beautiful as memories grow and complicity increases. 

Finally, there are stories that start badly, continue worse and end as if they never existed. They leave no trace, except regret, recrimination and bitterness. There are stories that do not make history.

Unloveable: one of the worst curses that can befall a poetic and ardent soul. The unloveable seems to want to form a relationship, but always has one foot out the door. They are dry, they don't bring flowers, they don't write poetry, they don't send songs. If you ask them why, they reply, “It's childish”, boasting a snooty maturity that is nothing more than a whitewashed tomb of emotional immaturity seasoned with arrogance and haughtiness.

Meanwhile, however, they chat and send hearts to their exes, even taking their mobile phone to the toilet. They look at other men/women when they go out with their partner, in such a way as to embarrass them for being by their side. They take a “break” from their main relationship as soon as the opportunity to “try” other experiences arises. Once they have tasted the novelty, they return, apparently repentant, to the partner they had put on standby, while secretly resuming their hunt on social media or elsewhere.

Then the unloveable person is surprised when the other person stops calling them “love”, no longer sends them good morning messages, or no longer posts their photos on social media. They don't seem to remember that on New Year's Eve, Valentine's Day, or any other occasion important to their partner, they thought they could get away with a quick phone call, denying their presence and exposing the other person to ridicule and humiliation. 

To this type of person, whom a friend of mine would call “emotionally constipated”, life presents the bill like a Guttalax, if only from a spiritual point of view. In fact, they fall into oblivion, not to mention somewhere else, because they have failed to touch the soul either in themselves or in those around them. 

My YouTube Channel Sara Bini

sabato 7 giugno 2025

D'INCANTI DIVERSI

“…In cucina,

ondeggia un presagio di ripresa

e continua

il vibrato profumato della luna.”

(Da ‘Presagio’, in D’inCanti diVersi’)

DinCanti diVersi” è la mia nuova silloge poetica, appena uscita con Transeuropa Edizioni.  È poesia che si scioglie in musica e magia: un libro in cui sintrecciano echi antichi e suggestioni moderne, profumi lontani e scorci toscani. 

Incarna e ‘in-carta’ quella che io ho chiamato ‘La Via della Poesia’: un percorso di auto-realizzazione e auto-conoscenza attraverso l’arte letteraria. Non si tratta di un atelier di scrittura creativa né tantomeno di un excursus accademico sull’arte poetica, sebbene utilizzi tecniche e includa elementi di entrambi gli approcci. Rappresenta  piuttosto una via estetica al compimento di sé, che utilizza il bello, l’arte e i sensi come strumenti per accedere al nostro panorama interiore. L’intento è quello di dargli espressione e forma, ripristinando maggiore armonia e significato in noi e nelle nostre vite.

Questo è “D’inCanti diVersi”: poesia ermetica, oracolare, sibillina, in cui il lettore può identificare le proprie ‘parole di porpora’, cioè quelle espressioni o immagini  preziose che lo colpiscono, lo interrogano e lo illuminano. Ogni lirica si configura perciò come domanda sempre aperta e koan emotivo; vibra nell’etere senza essere  forzata in un’analisi puramente intellettuale o in una comprensione razionale.

“D’inCanti diVersi” nella fattispecie,  e la Via della Poesia in generale,  fanno dunque appello alla nostra intuizione, a quel territorio in noi ancora misterioso dove dimorano le voci dei maestri e la nostra saggezza innata.

A chiusura di questa breve presentazione, riporto la quarta di copertina che l’editore ha scritto per questa silloge: 

Nella sua silloge D'inCanti diVersi, Sara Bini modella la parola come un’eco di suoni e silenzi, componendo versi che esplorano le profondità dell’anima e la tensione verso l’invisibile. Con uno stile raffinato e suggestivo, le sue poesie si muovono tra il lirismo classico e l’introspezione contemporanea, intrecciando immagini eteree e richiami letterari di grande fascino. Un’opera che incanta e lascia emergere, tra le pieghe del verso, la potenza evocativa della poesia.”(Transeuropa Edizioni)

Il link per acquistare il libro: D'inCanti diVersi

Il mio canale YouTube con i video delle mie poesie: Sara Bini

D'inCanti diVersi

“…In the kitchen,

a sign of recovery undulates

and goes on

the fragrant vibrato of the moon.”

(From ‘Presagio’, in D’inCanti diVersi’)

‘D'inCanti diVersi’ is my new collection of poems, just published by Transeuropa Edizioni. It is poetry that melts into music and magic: a book in which ancient echoes and modern suggestions, distant scents and Tuscan glimpses intertwine. 

It embodies and ‘puts on paper’ what I have called ‘The Way of Poetry’: a path of self-realisation and self-knowledge through literary art. It is not a creative writing workshop, nor is it an academic excursus on the art of poetry, although it uses techniques and includes elements of both approaches. Rather, it represents an aesthetic path to self-fulfilment, using beauty, art and the senses as tools to access our inner landscape. The aim is to give it expression and form, restoring greater harmony and meaning to ourselves and our lives.

This is ‘D'inCanti diVersi’: hermetic, oracular, cryptic poetry, in which the reader can identify their own ‘words of purple’, that is, those precious expressions or images that strike them, question them and enlighten them. Each poem is therefore configured as an open question and an emotional koan; it vibrates in the ether without being forced into a purely intellectual analysis or rational understanding.

‘D'inCanti diVersi’ in this case, and the Way of Poetry in general, therefore appeal to our intuition, that still mysterious territory within us where the voices of the masters and our innate wisdom dwell.

To conclude this brief presentation, I quote the back cover text written by the publisher for this collection: 

In her anthology D'inCanti diVersi, Sara Bini shapes words like an echo of sounds and silences, composing verses that explore the depths of the soul and the tension towards the invisible. With a refined and evocative style, her poems move between classical lyricism and contemporary introspection, interweaving ethereal images and fascinating literary references. A work that enchants and allows the evocative power of poetry to emerge from the folds of the verse.’ (Transeuropa Edizioni)



The link to purchase the book: D'inCanti diVersi

My YouTube channel with videos of my poems: Sara Bini

martedì 11 febbraio 2025

DANIELE LAMURAGLIA sulla mia poesia

"...E sono le ultime lacrime

di luna

che piango

stasera

amore

per 

te"

(Sara Bini)

Da migliaia di anni la leggiamo, l'ascoltiamo, l'abitiamo, ma la poesia continua ad essere un mistero. Non a caso molte volte è stata associata alla religione, e in molti casi la religione si è nutrita delle sue forme. Nel corso dei secoli alla poesia sono state attribuite differenti regole di composizione, ma ogni volta le ha superate, negate, oltrepassate. 

Se è stato impossibile scoprire il segreto di questa magia, possiamo dire che la sua apparizione è segnata da due proprietà: la musicalità e la capacità d'illuminarci.Queste due qualità alimentano la scrittura di Sara Bini, e tradotte nel suo stile personale manifestano la forza della sua poetica. 

Le frasi sono prosciugate di ogni peso inutile, ogni parola è essenziale. Non hanno nessuna presunzione declamatoria o assertiva, ma al contrario lasciano irrompere la luce dall'evocazione di un'immagine, creando continui stati di sorpresa e d'imprevisto incanto. Il linguaggio muta improvvisamente prospettiva e partorisce il suo contraltare: da un descrizione scaturisce un'invocazione, da una preghiera una visione, da un urlo una nostalgia.

Spesso si pensa che sia un verbo azzeccato o un aggettivo altisonante a creare l'effetto poetico. Nelle poesie di Sara possiamo renderci conto che non è così, e che anche un solitario avverbio, se ci giunge da una successione di parole può traboccare in poesia. È il caso per esempio de “I Soffioni”, che finisce con uno splendido e maiuscolo “Purtroppo”.

È il legame fra spirito e materia che fa scaturire le immagini, evitando così che la scrittura sia un gioco interno a certi artificiosi codici letterari. Non c'è quindi autocompiacimento, ma una ricerca della verità che trae le sue risorse da esperienze vissute, con persone, luoghi, nature, oggetti, dei quali la poesia rivela quei solchi che col tempo divengono le rughe della nostra anima. Lo spirito è richiamato dalla materia, e viceversa. Parole-sensazioni vengono sostituite da metaforiche parole-oggetti, che trasportano la visione nella solidità dei corpi, fino a che questi ultimi riassumono l'impalpabilità delle proprie ombre.

La ripetizione di frasi riecheggia il suono di antiche cantiche o moderne canzoni,  dove l'impressione ha necessità di rintoccare più volte per far sentire la gravità del suo incedere. Là dove la grammatica avrebbe voluto una congiunzione, la poesia di Sara ripete e incide la melodia prima di aggiungere la variazione. Come accade ne “Il Penultimo”, in “Casa”, in “Alla Stazione”.

Questa poetica è come un vino forte, che prima si versa nell'anima a scrosci, poi aspetti le ultime gocce, una per una, cadenzate più volte con la stessa nota, per sentirne il risuonare profondo, quando  l'ebbrezza ha già cominciato a far sbocciare i suoi frutti. 

(Daniele Lamuraglia, a prefazione del mio libro 'Variazioni su Tema')