lunedì 30 luglio 2018

È TUTTO QUI? - IS THAT ALL THERE IS? - Seconda parte

“-Tu così di getto, spontanea, dici delle cose alla gente che io, Senya, neppure a leggerle riuscirei a pronunciarle – Alex si soffermò un attimo – O a pensarle – aggiunse.
Lei ebbe una strana espressione. Era un misto di dolce e triste, anzi no, era di una tale dolcezza che risvegliava nostalgia in chi la guardava, come il ricordo di qualcosa perduto.”(Sara Bini ‘Storie’ )

English version at the link IS THAT ALL THERE IS? : second part



Ho trovato una delle più belle descrizioni di questo struggente ‘sentimento dello Straniero’ in un testo di Hans Jonas sullo gnosticismo. Lo riporto per intero, perché mi ci riconosco e mi commuove, perciò penso possa essere una bella immagine su cui riflettere:  
Straniero è ciò che proviene da un altro luogo e non appartiene a questo qui. A coloro che sono di qui appare strano, non familiare e incomprensibile; ma il loro mondo è altrettanto incomprensibile allo straniero che viene ad abitarvi e simile a una terra estranea dove si trova lontano da casa. Soffre perciò il destino del forestiero che è solitario, senza protezione, incompreso e incapace di comprendere, in una situazione piena di pericoli. Angoscia e nostalgia della patria sono parte del destino dello straniero. 


Egli che non conosce le strade del nuovo paese girovaga sperduto; se impara a conoscerle troppo bene, dimentica di essere uno straniero e si perde in senso diverso, soccombendo all’attrattiva del mondo ospite e diventando estraneo alla propria origine. Anche questo fa parte del destino dello straniero: nell’alienazione da se stesso l’angoscia è sparita ma questo fatto è proprio il culmine della sua tragedia. La reminiscenza della sua origine, il riconoscimento del suo esilio per quello che è e il risveglio del desiderio della patria è l’inizio del ‘ritorno’.


Tutto questo appartiene al lato di ‘sofferenza’ dell’estraneità, perché è incomprensibile alle creature di questo mondo. Tuttavia in questa ‘diversità’ e in parte ‘superiorità’ dello straniero, che lo distingue anche quaggiù, sebbene segretamente, sta la gloria del suo regno nativo, che non è di questo mondo. In tale situazione lo straniero simboleggia l’oltre, il remoto, l’inaccessibile, e la sua singolarità ha una sorta di maestà. […]
L’uomo e la donna ‘stranieri’ raccontano il dramma della luce esiliata dalla Luce, della vita esiliata dalla Vita e coinvolta nel mondo: la storia della sua alienazione e del suo ritrovamento, della sua discesa nella Materia e della sua risalita verso lo Spirito.(Hans Jonas “Lo Gnosticismo”)



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È TUTTO QUI? - IS THAT ALL THERE IS? - Prima parte

“Allora mi sono detta:
E’ tutto qui?
Tutto qui?...
Se è tutto qui, amici miei, allora continuiamo a ballare.
Stappiamo l’alcol e facciamo baldoria. -  And I said to myself 
Is that all there is ? "
Is that all there is?
If that's all there is, my friends, then let's keep dancing
Let's break out the booze and have a ball
If that's all there is.”(Peggy Lee)



Ho riportato in apertura un pezzo della canzone di Peggy Lee “Is That All There Is?” che si potrebbe tradurre con un “Sta tutta qui la vita?”. Non so se vi è mai capitato di porvi questa domanda, di guardarvi intorno un po’ spaesati e chiedervi “Ma questo è tutto quel che c’è? Possibile che la vita stia tutta qui, nel lottare per un lavoro, per una posizione sociale, nel cercare marito o moglie, fare figli, sperare nella pensione, invecchiare e morire?”
Se almeno una volta avete fatto questa riflessione, che magari vi ha anche un po’ spaventati, benvenuti allora nel ‘club degli stranieri’ o, come talvolta definisco scherzosamente ‘il club degli estraniati’. Io ne sono un membro onorario, perché è praticamente da quando sono qui che incarno questa domanda, questa struggente nostalgia verso orizzonti più vasti e verso una vita più libera, creativa e intensa.


Sto parlando di una tensione esistenziale che non si può risolvere  in senso  materialistico e quantitativo, tipo più relazioni, più viaggi, più studio, più soldi, più comfort. No, è piuttosto un reclamare il nostro diritto alla pienezza e alla felicità durature, un diritto sancito da un’origine spirituale, non puramente materiale. Il corpo invecchia e muore; la Vita, lo Spirito, no. Si tratta quindi del ricordo di un’altra Patria, di un’altra dimensione in cui siamo creatori di realtà armoniose e non vittime di circostanze opprimenti, di leggi fisiche, di governi inconcludenti e catastrofi naturali.


La nostra situazione ricorda un po’ la Parabola del Figliol Prodigo, che dallo splendore della Casa del Padre si ritrova a mangiare il cibo dei porci. È quindi la storia della nostra anima, intesa come il nostro più intimo essere, la nostra scintilla di luce che si perde nelle esperienze del mondo e si scorda chi è e da dove viene. 
Inizia così la sua disperata ricerca di pace e felicità nel fidanzato, nella famiglia, nella salute, nel lavoro fisso - in breve, in una realtà per sua natura instabile e illusoria. Così facendo, salta di desiderio in desiderio, e spesso di delusione in delusione, dimenticando se stessa e la sua intrinseca bellezza e completezza.



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sabato 28 luglio 2018

L’AMORE INCONDIZIONATO 2 - Amici e partner

“Le mie relazioni? Meglio non prenderle sul personale.”(Sara Bini)


Detto questo, nella mia modesta esperienza, posso riassumere in una formula basica e forse banale ciò che ho compreso e in parte realizzato sull’amore incondizionato: “Ti prendo/ti accetto esattamente così come sei ora e non voglio niente da te.” Applicato quanto sopra, restano comunque in vigore i parametri del buonsenso: accettare l’altro incondizionatamente non significa per forza mangiarci la pizza insieme tutte le domeniche o restarci sposato a vita, se ciò provoca sofferenza in uno dei due o in entrambi. 
L’amore incondizionato parte piuttosto da un atteggiamento di serenità interiore, che si traduce spontaneamente in gesti esteriori di maggiore lucidità, empatia e accoglienza verso gli altri, verso se stessi e verso il mondo. In effetti non è possibile applicare tale formula al prossimo se non  abbiamo cominciato, almeno in parte, a sperimentarla su noi stessi. In sostanza, possiamo accettare sinceramente gli attuali limiti dell’altro solo nella misura in cui ci siamo un po’ riconciliati con i nostri.


Così l’amore va a comporsi e colorarsi di quelle squisite note di presenza ‘Io ci sono’ e non-giudizio ‘Vai bene proprio così come sei’ che rendono tale sentimento cura, trasformazione, co-creazione.
Da parte mia, devo davvero chiedere scusa ai miei amici più stretti e ai miei ex-partner, caricati indebitamente con il peso delle mie richieste e delle mie aspettative. Con loro ho fatto spesso e volentieri l’errore della madre, che intravede le potenzialità del figlio e vorrebbe vederle attualizzate in un battibaleno. Invece, a fatica, comincio a comprendere che l’altro, sia esso genitore, figlio, amico o fidanzato ha tutto il sacrosanto diritto di:
  1. Sotterrare i suoi talenti e non volerli esprimere.
  2. Esprimerli o realizzarli nei tempi e nella misura che sono congeniali a lui o alla vita, e non a me.
Rispetto e amore alla fine significano proprio volere ciò che l’altro può e vuole - e anche salutarsi, se i nostri sentieri di vita non si armonizzano o addirittura s'intralciano a vicenda. Questo non implica che l’uno sia migliore dell’altro in assoluto, perché la Vita ha sempre ragione e ne sa sempre più di noi, per quanto ‘avanti’, ‘illuminati’ o 'amorevoli’ pensiamo di essere.



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L’AMORE INCONDIZIONATO 1: Genitori e figli

“Se mia madre mi amasse davvero, mi lascerebbe in pace, preparandomi magari un bel piatto di panini caldi farciti con la salsiccia. Quello sarebbe un vero gesto d’amore.”(Lee Ward Shore)



Ad essere onesti, non mi sono mai sentita un granché tagliata per l’amore. Tuttavia la vita porta tutti, prima o poi, a confrontarsi con questa forza universale e pian piano a comprendere che, applicata saggiamente, può realmente guarire le nostre relazioni, dalle più intime alle più superficiali. 
Oggigiorno, complice la New Age ma anche un certo raffinamento della coscienza umana, si fa un gran parlare (e talvolta straparlare) del cosiddetto ‘amore incondizionato’. Togliendo il modello divino, la forma umana che probabilmente più si avvicina a questo potente ideale è il sentimento del genitore verso il figlio. Non a caso si parla di Dio-Padre e non di Dio-Marito o di Dio-Datore di Lavoro.


Non sono madre ma, da figlia, posso osservare che anche nell’amore materno e paterno ci sono ampi margini di perfezionamento, specie nella direzione dell’‘incondizionato’. Talvolta infatti, il genitore può proiettare sul figlio il suo bisogno di affetto non risolto, i suoi obiettivi di vita non raggiunti o, nel migliore dei casi, le proprie aspirazioni evolutive non realizzate.
Desiderare il meglio per il figlio è un nobile istinto del genitore: bisogna solo vedere se il ‘meglio’ inteso dal genitore coincide poi con il ‘meglio’ previsto per la sua creatura. Questa, effettivamente, potrebbe manifestare un cammino evolutivo totalmente diverso, se non altro come tempistiche, da ciò che si aspettano il padre o la madre.

##Continua nel post seguente L’AMORE INCONDIZIONATO 2 - Amici e partner


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domenica 8 luglio 2018

ROLLING WESTWARD 7 : Mai senza le scarpe

“Arrivedorci!”(Ollio)


L’ultimo giorno della vacanza, come c’era da aspettarsi, le nostre due beniamine vengono colte da un inevitabile attacco di shopping compulsivo. A essere onesti, Axly già dal mattino precedente puntava tutti i  negozi di scarpe lungo la strada.
Vai, Axly, sfogati” le concede bonariamente Micky “Io sono ben al di sopra di queste luride, materialistiche debolezze femminili.”
Invece è proprio lei ad aggiudicarsi il primo paio di scarpe, lottando come una leonessa per dei sandali blu a 15 euro.
“Beata te, che con quei piedini lillipuziani da portoghese, hai trovato il tuo numero” sospira Axly con invidia “Il mio purtroppo non c’è!”


Ma Axly è una tosta: mentre aspettano l’autobus per l’aeroporto, folgorata da un’improvvisa intuizione, la ragazza si fionda al galoppo nell’ennesimo negozio di scarpe. Ne esce vittoriosa e trionfante  mostrando il suo bel paio di sandali numero 40 e infilandosi a corsa nel bus in partenza.
“Ora possiamo davvero tornare in Italia” bofonchia soddisfatta.
Il viaggio di ritorno, ormai sprovvisto della grazia di Dio concessa all’andata, si rivela una vera e propria odissea tra code, ritardi, perquisizioni personali e controllo dei bagagli. Alla fine tuttavia, le duplici riescono a riportare in Italia quasi tutto, specialmente le proprie dolenti frattaglie e i preziosi sandali. Unica cosa che non passa la frontiera: la mitica sardina. 

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ROLLING WESTWARD 6: Dolenti frattaglie

“Padre, benedici questa merenda che sto per digerire male” (Sara Bini)


La mattina seguente, la strana coppia inizia ad accusare i primi colpi di un’alimentazione a dir poco sregolata. 
Axly, seriamente intollerante e allergica ai latticini, ormai pasteggia a torte al formaggio e enzimi anti-diarrea, il tutto intervallato da polpettoni di baccalà fritto a ogni ora del giorno e della notte. Micky da parte sua ha preso la fissa della crema e dei dolci all’uovo, per un totale di sedici uova nel giro di tre giorni; una gioia per il fegato, senza contare le sardine fritte di cui fa un uso improprio e spropositato. 


“Direi di prendercela calma per oggi, e di non programmare viaggi a lungo raggio che includano posti senza bagni” propone quel mattino Axly, uscendo per la dodicesima volta dalla toilette. Micky si limita ad annuire, col fegato che le balla la macarena.
Così le duplici scarpinano su e giù per i vari “miradouros” di Lisbona, ripassando ancora una volta dall’Alfama, con conseguenti crisi mistiche di Micky. Quella sera non mancano una doverosa visita a “O fantastico mundo da sardinha” e una folle corsa in taxi verso un locale fantasma terminata in gran mangiatoia nel primo ristorante a disposizione.

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ROLLING WESTWARD 5: Fiorentini ovunque

Bud: "Apri"
Cattivo: "Perché, altrimenti vi arrabbiate?"
Bud e Terence: "Siamo già arrabbiati” (da “Altrimenti ci arrabbiamo”)


La gita a Belèm si conclude con un’epica figura di Micky durante una fila per il bagno, dietro un manipolo di turisti presumibilmente tedeschi. Nell’attesa, lo sfigato cellulare della ragazza si connette misteriosamente  a qualche improbabile wi-fi locale e riceve una serie di whatsapp e di telefonate sgradite che la mandano immediatamente in bestia.
Coerentemente con la propria indole benevola e spirituale, Micky si esibisce in una colorita carrellata d’improperi e parolacce, corredata dalla corrispondente gestualità. Tra i presunti tedeschi, una signora si volta verso di lei e “Che bello sentire di nuovo il dialetto fiorentino!” esclama.


Micky fa il viso rosso e vorrebbe sprofondare, i supposti tedeschi sghignazzano. Non solo la ragazza ha elargito a piena voce i più inenarrabili improperi della lingua fiorentina, ma ha pure comunicato a mezza Belèm i dettagli più vergognosi della sua vita privata. “Le auguro buona fortuna, comunque” la saluta la signora finta-tedesca, con uno sguardo colmo di pietà.
La sfiga non finisce qui. Il tram del ritorno si rompe e tutti i passeggeri vengono malamente scaricati in un sobborgo sperduto di Lisbona. Dalla disperazione, Micky intercetta e riesce perfino a decodificare una conversazione in portoghese: ne deduce le informazioni necessarie per il rientro all’ostello.

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ROLLING WESTWARD 4: Alla volta di Belèm

“Di questo potrei parlarti all’infinito, ma odio Leopardi e tutti i poeti da pelliccia.”(Alessandro Bergonzoni)



Il giorno seguente è la volta del quartiere di Belèm. Qui risiede l’unica, reale informazione che Micky ha recepito su Lisbona: a Belèm c’è la più antica e famosa pasticceria di 'pasteis de nata' dell’intero Portogallo. 
Poco inclini a imparare dai loro errori, una volta visitato lo splendido Monastero dos Jeronimos, le due pestifere si riaffidano a Google Maps per raggiungere l’agognata pasticceria. Le girano praticamente intorno per più di un’ora, finché non sbattono il muso nella chilometrica fila che fuoriesce dal locale. Questa è una delle rare cose che può far desistere Micky da un intento gastronomico. 


“Andiamo alla Torre di Belèm” suggerisce l’amica, per consolarla.
Alla Torre, le ragazze finalmente fanno esperienza del famigerato vento atlantico portoghese: una sorta di bora a 140 km/h con temperature siberiane. Mentre arrancano faticosamente e con poca grazia lungo il molo, si verifica un’altro momento indimenticabile: il suicidio dell’HyppoTrippo. Un curioso mezzo anfibio dietro di loro prende improvvisamente velocità, rischiando pure di investirle, per poi lanciarsi nell’acqua sotto i loro occhi.
“Dovremmo importare l’idea in Italia, magari a Venezia” osserva Axly, col suo solito senso degli affari.

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ROLLING WESTWARD 3: Sardine in scatola

“C’è qualcosa della mia cucina che non le piace?”
“Sì, mangiarla.” (Sherman Hemsley)



“Mangiamo e poi andiamo al Castello di São Jorge” propone Axly. 
Non tardano molto a scoprire che, se non ti piace il baccalà o la sardina in scatola, Lisbona può rivelarsi un triste posto per il tuo stomaco. Ma le nostre eroine omaggiano i prodotti locali e il loro primo pasto lisbonese si compone rigorosamente di cibo inscatolato, scarso e  a prezzo di rapina. 
Tra le quasi nulle notizie che Micky ha orecchiato su Lisbona c’è il commento lapidario di suo fratello e sua cognata: “Gli uomini portoghesi sono bellissimi, le donne portoghesi invece sono brutte.” Ora, siccome tutti i lisbonesi l’apostrofano amichevolmente in portoghese scambiandola per una connazionale, lei comincia a offendersi parecchio.


Dopo la visita al castello e alla Cattedrale del Sè, Micky e Axly collassano in ostello e si riprendono solo sull’ora di cena, per andare a mangiare al famoso quartiere Bairro Alto.
Poco convinta delle indicazioni alla reception, Axly attiva Google Maps. Dopo un quarto d’ora di camminata tipo zombie, con gli occhi incollati al cellulare, le due befane si ritrovano in una landa desolata circondate da qualche altro spaesato connazionale, anche lui depistato dalla tecnologia. Come naufraghi, sollevano tutti contemporaneamente  gli occhi dallo schermo,  si guardano  tra di loro, scrollano le spalle e infine optano per il contatto umano. 

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ROLLING WESTWARD 2 :Bem-vindas a Lisboa

“Due menti senza un singolo pensiero." (Stanlio & Ollio , da “Figli del deserto”)


Destinazione: Lisbona. Come d’altronde in tutti i suoi viaggi, Micky è totalmente impreparata e affida un po’ tutto al caso. Solo di una cosa è certa: vuole assolutamente provare il famoso 'pastel de nata', il dolcetto tipico di Lisbona. Lo trova già al tristissimo bar del recupero bagagli in aeroporto e se lo pappa immediatamente con gran voracità. 
“Caspita Micky” fa Axly “Potevi almeno aspettare di arrivare a una pasticceria decente in città. Ma già che ci siamo, me ne magno uno pure io.”


Soddisfatto tale imprescindibile, e pressoché unico, proposito di viaggio, Micky è completamente alla mercé di Axly: non sa un cacchio della città, niente del viaggio, è a malapena consapevole di trovarsi in Portogallo. Axly per fortuna ha racimolato una guida di Lisbona degli anni ’80 e si è procacciata qualche informazione, perlopiù culinaria, ben conoscendo la natura bieca e godereccia di se stessa e dell’amica. Non si sa come, le due riescono a pervenire al loro ostello, che  si trova proprio sopra un pornoshop.


“La cosa si fa interessante” commenta Axly, nota frequentatrice di negozi a luci rosse.
La loro camera non è pronta ma Micky e Axly non si fanno scrupoli: mollano le valige all’ostello e partono all’avventura. 
Prima tappa: il quartiere dell’Alfama. Questo, con la sua atmosfera decadente e i suoi striscioni votivi tipo Natale in piazza, evoca subito una serie di turbe psichiche nell’ipersensibile Micky. Comincia ad avere visioni e le appaiono, nel seguente ordine : Gesù, la Madonna di Fatima e Kung-Fu Panda. 

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ROLLING WESTWARD 1: È pur sempre una partenza

Terence: "Appena fatto il colpo, andiamo a spassarcela in Florida"
Bud: "Ma ci siamo già in Florida…”(da“I due superpiedi quasi piatti)


Già la partenza di questo viaggio è memorabile. 
Due mesi prima, Axly e Micky avevano comprato un volo impietoso che decollava alle 7:30 del mattino da Pisa e, per essere lì in tempo, avevano calcolato tutti gli spostamenti al minuto. 
Micky dunque arriva da Axly alle 5:45, come convenuto, e già per strada le fa uno squillo anticipatorio: niente. Suona il campanello : niente. Al quarto tentativo appare Axly in pigiama, occhio pesto  e  capello scomposto. 


“Non ci credo!” ulula “La sveglia non ha suonato! E dire che di solito, grazie alla mia fedele insonnia, mi sveglio comunque alle cinque del mattino….”
Inutile dire che le due bisbetiche prendono il malefico aereo, che per giunta è arrivato addirittura in anticipo, al volo e per miracolo. 
La santità continua inaspettatamente ad accompagnare e benedire quella infausta partenza anche quando Micky e Axly si accingono a prendere i loro posti, ovviamente distanti e casuali secondo il bon ton della Ryanair. Una suora infatti sale in aereo e si siede nientepopodimeno che accanto Micky. Axly è già lì piegata in due dal ridere col dito puntato, senonché si materializza una seconda sorella e prende posto proprio accanto a lei. 
“Se non altro, un viaggio in grazia di Dio” trova di che commentare Micky.

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