mercoledì 14 ottobre 2020

DALLA REAZIONE ALLA RELAZIONE

 “La guerra non è che l’espressione spettacolare della nostra vita quotidiana.”(Krishnamurti)

English version at the link:From reaction to relation(ship)

Cosa c’entra la reazione con la relazione, a parte la presenza o meno di una ‘l’? Con ‘reazione’ mi riferisco a tutto quel set di risposte emotive automatiche, di tipo difensivo o offensivo, che emergono in noi nelle situazioni percepite come ‘pericolose’. Alla base di queste reazioni possono esserci credenze e convinzioni assai radicate, difficili da portare alla luce e da mettere in discussione. 

Tendenzialmente è più facile che esplodano in reazioni automatiche e aggressive gli individui carichi di una forte tensione interiore, a sua volta dovuta agli irrisolti e alle contraddizioni presenti nelle loro esistenze. Tutto questo genera sacche di infelicità e frustrazione così bollenti che, ogni tanto, proprio come una pentola a pressione, costringono queste persone a ‘sfiatare’ attaccando ‘il nemico’ di turno. Cosa poi sia questo ‘nemico’, spesso egregiamente costruito da media corrotti e venduti al potere, lo dirò nel prossimo post: Chi è il nemico?



Le persone ‘automatiche’ si sentono giustificate nei propri scoppi di violenza verbale, mediatica e talvolta fisica  perché ‘protetti’ dal calore del loro gruppo di appartenenza, generalmente allineato con l’ideologia dominante e quindi molto numeroso. Si osserva spesso come i più ribelli in gioventù, non essendo stati in grado di attuare con coerenza e coraggio i propri ideali ‘rock’n’roll’, tendano a diventare i più reazionari e conservatori in età ‘matura’. Di tutto il loro rock’n’roll, al massimo resta una generosa propensione all’alcol e ad altre forme di dipendenza o, se si ha particolarmente grinta e fortuna, una chitarra elettrica scordata.



Le reazioni automatiche, aggressive o difensive, hanno avuto la loro  sana funzione nell’evoluzione umana e bisogna riconoscere che talvolta sono ancora molto utili. Tuttavia, oggigiorno, potrebbero e dovrebbero essere un po’ più mediate dall’applicazione dell’intelligenza critica - facoltà umana tutt’ora in gran parte sconosciuta, con buona pace di Voltaire, Beccaria, Diderot e dei loro compagni illuministi.

Il rischio delle reazioni automatiche è quello di farci perdere le relazioni autentiche, quelle cioè in cui ci disponiamo a un reale ascolto dell’altro, dei suoi vissuti e delle sue argomentazioni. Ascoltare senza pre-giudicare rappresenta un pericolo immenso per le persone interiormente fragili e insicure: il nostro interlocutore potrebbe perfino avere delle valide ragioni capaci di mettere in crisi le nostre - Dio ce ne scampi e liberi! Così, grazie a una serie di etichette, oggi più in voga che mai, sappiamo già in partenza chi è l’altro e non ci diamo la pena di incontrarlo: si tratta semplicemente del cattivone o del cretino di turno da cancellare, isolare o addirittura ‘eliminare’ fisicamente. L’altro diventa dunque il potenziale ‘nemico’.



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