domenica 9 dicembre 2012

Orfeo : Poeta, Amante e Maestro 4 - La discesa nell’Ade, lettura artistica




“La discesa ai regni inferiori è connessa al potere redentore del canto e all’apoteosi della poesia. Il poeta stesso infatti compie il passaggio dal mondo ordinario a quello segreto portando la materia da uno stato oscuro e dimenticato a una nuova vita immortale” (W.Rehm, ‘Orpheus. Der Dichter und die Toten’)
Rehm ha coniato la famosa definizione della poesia orfica come ‘nekyia’, cioè l’interrogazione e l’evocazione dei morti. Utilizza per la prima volta questa espressione in riferimento a Novalis, che  considera la personificazione del ‘Poeta Vate’. Siamo nella visione romantica dell’artista come ‘uomo divino’, profeta e sacerdote allo stesso tempo, che può rivelare l’autenticità dell’Essere all’uomo comune. Questo gli è possibile perché possiede il dono dell’immaginazione e può creare, come Dio.

 .

L’artista Orfeo è dunque la parola creativa, il principio formale che cerca di dare un ordine al caos della materia. Secondo questa concezione, Euridice rappresenterebbe la sostanza primigenia dell’arte, o per dirla meglio “il nonplusultra che l’arte può raggiungere; lei ha un nome che non è dato conoscere, sta sotto un velo che la nasconde, è il punto più oscuro e profondo a cui l’arte, la nostalgia, la morte e la notte sembrano anelare”.
Il compito dell’artista è proprio quello di penetrare questa notte, questo abisso e portare tutto alla luce del giorno, donandogli chiarezza e struttura. L’oscurità e la magmatica  molteplicità del mondo si propongono all’artista attraverso i sensi. Impulsi trascinanti, potenti emozioni e sentimenti intensi sono le tappe inevitabili della sua formazione. Sono allo stesso tempo la scaturigine ma anche il pericolo, il rischio cioè di non saper stabilire l’armonia né questa molteplicità né in sé stesso.



Nessun commento:

Posta un commento