Frederick Hoffmann ci fornisce la
descrizione clinica di questo processo, che lui chiama ‘regressione’, benché
lui riduca tutto all’inconscio del singolo e non della collettività:
“Il processo creativo comincia col
diminuire il controllo dell’Io. Questo
allentarsi della padronanza di sé trova altri esempi nell’ebbrezza da alcol,
nei sogni e in alcune forme di schizofrenia. Ma nell’artista tale dinamica viene raggiunta intenzionalmente e con
un certo controllo. L’artista creativo è cosciente della regressione, si
potrebbe quasi dire che la induce”
Raphael, un maestro di Roma, nei
suoi studi sull’Orfismo e la tradizione iniziatica occidentale dà un’ulteriore
interpretazione di questo mito. Questo prepara la strada anche alla visone
esoterica che illustrerò in seguito.
Raphael comincia la sua
spiegazione con la premessa che tale ‘descensio ad inferos’ è una costante
nelle più importanti religioni mondiali: “Ora, coloro che sono addentro
alle cose iniziatiche possono capire questo particolare simbolismo. Infatti,
esso appartiene a tutte le tradizioni iniziatiche; per esempio, a quella
Sumera, Babilonese e Assira. Così si ha la ‘discesa agli inferi’ di Ishtar
–divinità femminile del pantheon babilonese ed assiro; la ‘discesa agli inferi
di Inanna, dea sumerica della terra
madre; la ‘discesa agli inferi dello stesso Gesù, ecc.”[1]
Quindi prosegue con una lettura
ermetica-psicologica dei personaggi e dei luoghi che appaiono in questo
racconto. Per esempio oggi potremmo tradurre
i termini di ‘Ade’ o di ‘Inferno’ col concetto di subconscio. Questo è la
nostra ‘cantina’, dove sia come individui, sia come intera umanità nel corso
del tempo immagazziniamo le nostre
pulsioni, desideri, appetiti e rappresentazioni. Così è nato l’inconscio
collettivo di Jung. Non bisogna dimenticare che queste proiezioni sono prodotti
della nostra stessa psiche che si sono cristallizzati nel nostro spazio
mentale. Si può anche suddividere l’animo umano in due principi: quello
maschile e quello femminile. Il primo è simboleggiato da Orfeo e rappresenta
l’attività creativa-demiurgica, il secondo, e cioè Euridice, è il suo riflesso
ricettivo che si identifica con i prodotti (passioni e impulsi) e giace come
imprigionato nel subconscio. Raphael dà una descrizione molto acuta dello stato
di Euridice “E’ interessante notare che Euridice muore , cioè il riflesso dell’Anima
è così stordito e addormentato da sembrare morto, e Orfeo deve ridarle vita e
consapevolezza attiva. (Platone esprime tutto questo nel ‘mito della
caverna’).
Orfeo deve quindi scendere in ‘cantina’
e recuperare l’anima-Euridice quasi morta e inconsapevole per riportarla alla
luce del sole, vale a dire “ricomporla nel conscio in modo che la dualità venga
a scomparire”.
In conclusione, la guarigione
psicologica del soggetto consiste in una crescita in consapevolezza che lo
aiuti a superare le sue contraddizioni interne, a illuminare le sue oscurità e
a riaccordare le sue dissonanze.
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