mercoledì 12 dicembre 2012

Orfeo : Poeta, Amante e Maestro 6 - Creatività e consapevolezza




Frederick Hoffmann ci fornisce la descrizione clinica di questo processo, che lui chiama ‘regressione’, benché lui riduca tutto all’inconscio del singolo e non della collettività:
Il processo creativo comincia col diminuire il controllo dell’Io. Questo allentarsi della padronanza di sé trova altri esempi nell’ebbrezza da alcol, nei sogni e in alcune forme di schizofrenia. Ma nell’artista tale dinamica viene raggiunta intenzionalmente e con un certo controllo. L’artista creativo è cosciente della regressione, si potrebbe quasi dire che la induce”
Raphael, un maestro di Roma, nei suoi studi sull’Orfismo e la tradizione iniziatica occidentale dà un’ulteriore interpretazione di questo mito. Questo prepara la strada anche alla visone esoterica che illustrerò in seguito.



Raphael comincia la sua spiegazione con la premessa che tale ‘descensio ad inferos’ è una costante nelle più importanti religioni mondiali: “Ora, coloro che sono addentro alle cose iniziatiche possono capire questo particolare simbolismo. Infatti, esso appartiene a tutte le tradizioni iniziatiche; per esempio, a quella Sumera, Babilonese e Assira. Così si ha la ‘discesa agli inferi’ di Ishtar –divinità femminile del pantheon babilonese ed assiro; la ‘discesa agli inferi di  Inanna, dea sumerica della terra madre; la ‘discesa agli inferi dello stesso Gesù, ecc.”[1]
Quindi prosegue con una lettura ermetica-psicologica dei personaggi e dei luoghi che appaiono in questo racconto. Per esempio oggi potremmo tradurre i termini di ‘Ade’ o di ‘Inferno’ col concetto di subconscio. Questo è la nostra ‘cantina’, dove sia come individui, sia come intera umanità nel corso del tempo  immagazziniamo le nostre pulsioni, desideri, appetiti e rappresentazioni. Così è nato l’inconscio collettivo di Jung. Non bisogna dimenticare che queste proiezioni sono prodotti della nostra stessa psiche che si sono cristallizzati nel nostro spazio mentale. Si può anche suddividere l’animo umano in due principi: quello maschile e quello femminile. Il primo è simboleggiato da Orfeo e rappresenta l’attività creativa-demiurgica, il secondo, e cioè Euridice, è il suo riflesso ricettivo che si identifica con i prodotti (passioni e impulsi) e giace come imprigionato nel subconscio. Raphael dà una descrizione molto acuta dello stato di Euridice “E’ interessante notare che Euridice muore , cioè il riflesso dell’Anima è così stordito e addormentato da sembrare morto, e Orfeo deve ridarle vita e consapevolezza attiva. (Platone esprime tutto questo nel ‘mito della caverna’).


Orfeo deve quindi scendere in ‘cantina’ e recuperare l’anima-Euridice quasi morta e inconsapevole per riportarla alla luce del sole, vale a dire “ricomporla nel conscio in modo che la dualità venga a scomparire”.
In conclusione, la guarigione psicologica del soggetto consiste in una crescita in consapevolezza che lo aiuti a superare le sue contraddizioni interne, a illuminare le sue oscurità e a riaccordare le sue dissonanze.


[1] Raphael: Orfismo e Tradizione iniziatica. Asram Vidya, Roma, 1985, S. 104.

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