martedì 28 ottobre 2014

SONO STATA RISPARMIATA - I’ve been spared!

“Mio figlio ha perso un grosso contratto di lavoro e mi ha chiamato dicendomi: 'Mamma, sono così emozionato. Ho perso un meraviglioso contratto e non vedo l’ora di scoprire cosa arriverà di meglio!'”(B.Katie)


A volte mi viene da riflettere su come la Vita possa essere più saggia e amorevole di quanto noi percepiamo all’apparenza. Una delle persone che stimo di più, Byron Katie, scrive ‘La vita è sempre più gentile delle storie che ci raccontiamo sopra”.  Dietro ad apparenti ‘perdite’ , ‘delusioni’ , ‘sconfitte’  talvolta si celano aiuti provvidenziali, per chi ha un po’ di acume e maturità psicologica. Tali ‘perdite benedette’ mi sono capitate sia  livello lavorativo che sentimentale.
In un contesto culturale e in un momento storico in cui la questione della disoccupazione è all’ordine del giorno, sembra un’eresia affermare che perdere un contratto di lavoro possa equivalere a un colpo di fortuna. Infatti questa è una provocazione che va contestualizzata e presa piuttosto come spunto di riflessione e stimolo per un’accettazione serena di alcuni eventi magari giù accaduti e su cui non possiamo stare a piangere una vita intera.


Per la mia esperienza, devo dire che spesso ho partecipato a bandi o concorsi pubblici più per  convenzione che per convinzione. E’ una mia peculiarità: gli ambienti istituzionali e le professioni regolamentate non sono mai state per me di particolare attrazione. Il ‘posto fisso’ in sé non poteva essere una meta, al massimo un mezzo. Per cui, ogni volta che per qualche motivo non mi piazzavo bene in una graduatoria di questo tipo, beh, francamente ho tirato un sospiro di sollievo. Da qualche parte, già sapevo che quel posto non faceva per me e che io non facevo per lui. Di conseguenza, era perfettamente adeguato alla personalità e alle competenze di qualcun altro. La Vita è giusta anche quando non lo sembra. 


Ho aggiunto ‘alla personalità’ perché non voglio entrare in questioni di meritocrazia, favoritismi o peggio che mai, di politica. Se in un posto non ti accettano è perché il tuo contributo evidentemente non è richiesto : non è congeniale alla logica interna di quel sistema. Sarebbe come attaccarsi forzatamente a un partner che non ti desidera: il risultato è che si sta male.
Ciò non significa che quel contributo o quella persona non valgono - anzi. Con la fiducia, l’intenzione e la pazienza, è facile si manifesti una situazione migliore, sia in senso lavorativo che in senso sentimentale. ‘Migliore’ qui è inteso in senso squisitamente relativo: è evidente che le vie più atipiche sono scelte dalle personalità meno ordinarie. Dunque non c’è da stupirsi se, per esempio,  una grande mente e un grande cuore si trova meglio a lavorare la terra che a competere in un ambiente accademico.



Come ha scritto Benjamin Franklin “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza.” E aggiungo: briciole di affetto, briciole di prestigio e di tutto ciò per cui siamo disposti a dis-integrarci, cioè scinderci interiormente dal nostro più autentico sentire, dal nostro più autentico potere.


Foto di Dany Summo
Per richiedere un colloquio di counseling o un'introduzione alla Biomusica/ meditazione contattatemi qui o su: Sara Bini Le Vie per l'Armonia

giovedì 2 ottobre 2014

UN POSTO AL SOLE - Ovvero, la ‘guerra tra poveri’

-Vorrei tanto conoscerti…
-Io no.
(Dal manuale SSF ‘Sopravvivenza Su Facebook’)


Credo sia capitato a molti di aver sentito, praticato o sperimentato il mantra ‘la vita è una lotta’. C’è chi consapevolmente vive questo dogma e fedelmente vi si attiene, da ‘vincitore’ o da  ‘perdente’ a seconda dei casi, c’è chi lo manifesta in modo più indiretto attraverso il proprio atteggiamento - le così dette ‘acque chete’. ‘La vita è una lotta’ parte dal presupposto che non c’è abbastanza amore, soldi e di conseguenza (secondo questo sistema di pensiero) felicità per tutti. Occorre digrignare i denti, stringere i pugni e sgomitare per farsi spazio. In alternativa, ci si intrufola zitti zitti, si ‘oliano’ le persone giuste, si piange miseria - l’essenziale è ottenere quello che reputiamo indispensabile (denaro, sesso, affetto, prestigio ecc.)
Ho sempre avuto difficoltà  calarmi in questi ruoli. Tra l’altro sono le due facce di una stessa medaglia, cioè l’ego umano limitato e limitante che pensa ‘mors tua, vita mea’. Un simile atteggiamento predatorio si osserva anche in altri aggregati umani, siano essi associazioni, partiti  o nazioni. Diventano gigantografie dell’ego a livello collettivo e tentano amorevolmente di farsi le scarpe a vicenda. Nel migliore di casi, quando non hanno un atteggiamento dichiaratamente aggressivo, non riescono comunque  a collaborare  per più di mezz’ora gli uni con gli altri.


Fortunatamente, lungo il mio percorso, ho incontrato anche persone con principi -ma soprattutto con comportamenti- diversi. Sono uomini e donne che condividono, danno e si danno generosamente e ritengono che la conquista di uno possa diventare la conquista di tutti. Tali persone in genere hanno un’alta carica energetica, sia essa vitalità, sia essa profondità di spirito,  e tendono ad attrarre, ad esercitare un certo fascino magnetico. Certo, come ogni grande fiume, trascinano con sé anche ‘fango e sassi’, ossia profittatori  e pesi morti. Non importa: il bello di queste creature è che continuano a ‘dare’ anche quando loro stessi sono evidentemente più in difficoltà degli altri : difficoltà di salute, familiari o difficoltà economiche. Ciò dimostra la loro reale ricchezza e ‘nobiltà’, laddove coloro che li sfruttano -e che spesso materialmente hanno di più- resteranno miserabili.


Concludo con una citazione eminentemente culturale e spirituale, parafrasando il mio guru Lee Ward Shore: ‘E’ questa l’eredità che vogliamo lasciare ai nostri posteri? Saremo felici di poter dire ai nostri nipoti “Sì, ho combattuto e ho resistito, ho lavorato tutta la vita per avere una pensione mensile così bassa che non posso nemmeno permettermi la carta igienica ultrafine e supermorbida” ? O saremo invece orgogliosi di poter affermare “No, io non ho voluto partecipare alla gara per il successo. Mi sono sdraiata sul divano, ho acceso lo stereo con i Rolling Stones e adesso vivo con una pensione da fame, ma per fortuna non mi serve la carta igienica ultrafine e supermorbida perché non mi sono rovinata l’intestino stressandomi la vita”?’


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