domenica 20 dicembre 2020

LA MIA CANZONE "SMOKE"

 “Io sono l'Amore che non osa pronunciare il suo nome.”(Lord Alfred Douglas)

Versione inglese al link My song 'Smoke'




La mia nuova canzone, ispirata a un passo prezioso, quanto nascosto, dell’Hagakure, il codice segreto dei Samurai.

“Tempo fa, in un raduno, è stato affermato: siamo d’accordo che l’amore più grande è quello segreto. Quando si incontra la persona amata, l’amore perde di intensità. Nel pensare, in segreto, per tutta la vita, alla persona amata e poi morire, sta tutta l’essenza del vero amore. Come dice la poesia ‘Alla mia morte, dal fumo conoscerai il mio amore, tenuto nascosto nel mio cuore.’ Dopo che alcuni ebbero riconosciuto che questa è la più alta forma dell’amore, venne formato il gruppo ‘Amici del Fumo’.” 

Dunque c'è una poesia orientale perduta, che forse non ritroveremo mai...Tuttavia possiamo calarci nello spirito del poeta e lasciarla rinascere, ricrearsi e risuonare attraverso di noi. Che gli "Amici del Fumo" non me ne vogliano se ho preso in prestito le loro parole e le ho colorate con le mie.

Qui di seguito il video, il testo e la traduzione italiana della canzone ‘Smoke’. 


Video al link  Smoke



Smoke


AT MY DEATH,  FROM THE SMOKE

YOU WILL KNOW MY LOVE

KEPT HIDDEN IN MY HEART


THE DEEPEST FEELING IS THE SECRET ONE

NEVER EXPRESSED AND SUBLIME

BEYOND THE REACH OF TIME


AND FROM THE SMOKE, SMOKE

YOU’LL UNDERSTAND MY LOVE, LOVE

IT WILL POUR DOWN IN SNOW, SNOW

SOFT AND SLOW


FIND YOUR LOVE, LOVE

AND LET IT KILL YOU SOFTLY

THE HIDDEN FIRE TURNING

MY BODY INTO SMOKE, SMOKE



FUMO


Alla mia morte, dal fumo

conoscerai il mio amore

tenuto nascosto nel mio cuore


Il sentimento più profondo è quello segreto

sublime e mai espresso

aldilà del tempo stesso


E dal fumo, dal fumo

comprenderai il mio amore, amore

e scenderà giù in neve, neve

lenta e lieve


Trova il tuo amore, amore

e lascia che ti uccida dolcemente 

il fuoco segreto che trasforma

il mio corpo in fumo




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MY SONG "SMOKE"

“I am the Love that dare not speak its name.”(Lord Alfred Douglas)

Italian version at the link : La mia canzone 'Smoke'



My new song, inspired by a precious, yet hidden, passage from the Hagakure, the secret code of the Samurai.

"Some time ago, at a gathering, it was stated: we agree that the greatest love is the secret one. When one meets the loved one, love loses its intensity. In thinking, secretly, all your life, about your loved one and then dying, lies the essence of true love. As the poem says, 'At my death, from the smoke you will know my love, kept hidden in my heart.' After some recognised that this is the highest form of love, the group 'Friends of Smoke' was formed." 

So there is a lost oriental poem, which we may never find again... But we can enter into the spirit of the poet and let it be reborn, recreated and resonate through us. May the 'Friends of Smoke' not hold it against me that I have borrowed their words and coloured them with my own.

Below, you can find the video, the lyrics and the Italian translation of the song ‘Smoke'.


Video at the link:  Smoke



Smoke


AT MY DEATH,  FROM THE SMOKE

YOU WILL KNOW MY LOVE

KEPT HIDDEN IN MY HEART


THE DEEPEST FEELING IS THE SECRET ONE

NEVER EXPRESSED AND SUBLIME

BEYOND THE REACH OF TIME


AND FROM THE SMOKE, SMOKE

YOU’LL UNDERSTAND MY LOVE, LOVE

IT WILL POUR DOWN IN SNOW, SNOW

SOFT AND SLOW


FIND YOUR LOVE, LOVE

AND LET IT KILL YOU SOFTLY

THE HIDDEN FIRE TURNING

MY BODY INTO SMOKE, SMOKE



FUMO


Alla mia morte, dal fumo

conoscerai il mio amore

tenuto nascosto nel mio cuore


Il sentimento più profondo è quello segreto

sublime e mai espresso

aldilà del tempo stesso


E dal fumo, dal fumo

comprenderai il mio amore, amore

e scenderà giù in neve, neve

lenta e lieve


Trova il tuo amore, amore

e lascia che ti uccida dolcemente 

il fuoco segreto che trasforma

il mio corpo in fumo



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sabato 21 novembre 2020

MY SONG “UNLOCK ME DOWN” : la mia canzone “Dischiudimi”

Loki: [to crowd] Kneel before me. I said… KNEEL! Is not this simpler? Is this not your natural state? It’s the unspoken truth of humanity that you crave subjugation. The bright lure of freedom diminishes your life’s joy in a mad scramble for power. For identity. You were made to be ruled. In the end, you will always kneel. German Old Man: [Stands] Not to men like you. Loki: There are no men like me. German Old Man: There are always men like you.



Loki [parlando alla folla]: INGINOCCHIATEVI! In ginocchio, ORA! [Le persone si inginocchiano] Non vi sembra semplice? Non è questo il vostro stato naturale? È la verità taciuta dell'umanità: voi bramate l'asservimento, il luminoso richiamo della libertà riduce la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere, per un'identità. Voi siete nati per essere governati, alla fine vi inginocchierete sempre. [Un uomo anziano si alza] Uomo anziano: Non davanti ad uomini come te. Loki: Non esistono uomini come me. Uomo anziano: Esistono sempre uomini come te. 



The ultimate cry for freedom and love in a more and more dehumanized world. - Il grido definitivo per la libertà e l’amore in un mondo sempre più dis-umanizzato. 

Video, English lyrics and their Italian translation below. - Il video, il testo in inglese e la sua traduzione in italiano qui di seguito.


Video da YouTube, click on the title- cliccare sul titolo Unlock Me Down



Lyrics:

UNLOCK ME DOWN

LOVE, LIFE, FRIENDSHIP ON A SCREEN
THAT’S THE WAY IT’S SUPPOSED TO BE... TREMBLING LIPS THAT LONG FOR AN ILLEGAL KISS THAT’S THE WORLD WE’RE GONNA MISS

UNLOCK ME DOWN, UNLOCK ME DOWN UNLOCK ME FROM THIS LIFELESS WORLD UNLOCK ME DOWN AND SET ME FREE
I WANNA BREATH, I WANNA BE

WE’VE BEEN PERVERTED 

WE’VE BEEN INVERTED 

LOVE WAS A LAW NOW IT’S A FLAW

WE’VE BEEN BRAINWASHED FOR OUR COWARDICE
STAY SAFE IN BED
STAY SAFE AND DEAD

UNLOCK ME DOWN, UNLOCK ME DOWN UNLOCK ME FROM THIS LIFELESS WORLD UNLOCK ME DOWN AND SET ME FREE
I WANNA BREATH, I WANNA BE

LOVE, LIFE, FRIENDSHIP ON A SCREEN THAT’S THE WAY IT’S SUPPOSED TO BE...




Traduzione italiana:

DISCHIUDIMI

L’amore, la vita, l’amicizia su di uno schermo 
così sembra che debba essere
Labbra tremanti che invocano un bacio illegale questo è il mondo che ci mancherà

Dischiudimi, dischiudimi
Dischiudimi da questo mondo senza vita 
Dischiudimi e liberami
Voglio respirare, voglio solo essere

Siamo stati pervertiti, siamo stati invertiti
un tempo l’amore era legge 
adesso è difetto

Ci hanno fatto il lavaggio del cervello 
per la nostra vigliaccheria
state sicuri a letto
state sicuri e morti

L’amore, la vita, l’amicizia su di uno schermo 

così sembra che debba essere


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mercoledì 4 novembre 2020

“PUOI AMARMI SOLO ONLINE” : la mia canzone sulla vita virtuale

“Nei tempi bui 

si canterà? 

Si canterà. 

Dei tempi bui.

-In den finsteren Zeiten

Wird da auch gesungen werden?

Da wird auch gesungen werden.

Von den finsteren Zeiten.”(Bertolt Brecht)


English version at the link: Can you love me without fear?



Una canzone che non ha bisogno di nessuna introduzione.Video e testo qui di seguito. 


Video:



Testo:


Nella paranoia di una civiltà, non c’è mai una gioia - ma

la mostruosità che si maschera da falsa bontà - nausea!

dai, su dai, puoi amarmi solo online

stai sicuro-o-o che non ti tradirò 

Si è un po’ perso il centro, vivere morendo, gusci vuoti dentro - ma c’è

Santa Internet, Whatsapp, Messenger 

e mi sento un re - nudo!

Sai, ma sai, meglio vivere online

è più sicuro-o-o-o

sai, lo sai, meglio amarsi solo online

è più sicuro-o-o-o

E se non ti voglio più, fortuna che c’è Zoom e Tinder

così blocco il tuo profilo e non esisti più davvero

dai, su dai, amami un po’ online

è più sicuro-o-o-o 



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“CAN YOU LOVE ME WITHOUT FEAR?” a song of mine - “Puoi amarmi senza paura?” (canzone mia)

“In the dark times 

Will there also be singing? 

Yes, there will also be singing.

About the dark times.

-Nei tempi bui 

si canterà? 

Si canterà. 

Dei tempi bui.

- In den finsteren Zeiten

Wird da auch gesungen werden?

Da wird auch gesungen werden.

Von den finsteren Zeiten.” (Bertolt Brecht)


Versione italiana al link: Puoi amarmi solo online



No comment needed for this song. The video, the English lyrics and their Italian translation below. - Non occorrono commenti per questa canzone. Il video, il testo in inglese e la sua traduzione in italiano qui di seguito.


Video: 


English lyrics


CAN YOU LOVE ME WITHOUT FEAR?


PARANOIA’S SPREADING, THIS IS NOT A LIVING 

GASPING IS NOT BREATHING - BUT I

FACE MONSTROSITY, WITH HILARITY

LIFE IS MY DISEASE  - FATAL!

HERE, COME NEAR, CAN YOU LOVE ME WITHOUT FEAR?

ARE YOU A HERO-O-O OR  JUST MISERABLE?


MEANING HAS GOT LOST, IN THIS PARADOX

GUESS I’VE TO DEOX - QUICKLY

WE NEED A REDEMPTION, A RECONCILIATION

HUMAN INTERACTION - SO COME

HERE, COME NEAR, CAN WE LOVE LIFE WITHOUT FEAR?

ARE WE HERO-O-OES OR JUST MISERABLE?


NEVER BEEN THAT GOOD AT LOVE

YOU CAN’T BLAME ME FOR YOU KNEW IT

I APOLOGIZED TOO LATE, YOU UNDERESTIMATE MY WORDS

BUT IT’S CLEAR, OH, CLEAR, I CAN LOVE YOU WITHOUT FEAR

ARE WE HERO-O-OES OR JUST MISERABLE?



Traduzione italiana


La paranoia si sta diffondendo, questo non è vivere

annaspare non è respirare  - ma io

faccio fronte alla mostruosità, con ilarità

la vita è la mia malattia - mortale!

Qui, vieni vicino, puoi amarmi senza paura?

Sei un eroe o un miserabile?

Il significato è andato perso, in questo paradosso

penso che devo disintossicarmi, velocemente

abbiamo bisogno di redenzione, di riconciliazione

d'interazione umana, così venite

qui, venite vicino, potete amare la vita senza paura?

siete eroi o miserabili?

Non sono mai stata brava nell’amore

non puoi accusarmi, perché lo sapevi

mi sono scusata troppo tardi, tu sottovaluti le mie parole

ma è chiaro, oh chiaro, posso amarti senza paura ...siamo eroi o miserabili?



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mercoledì 14 ottobre 2020

“YOU MAY SAY I’M A DREAMER…ma non sono la sola”

-Io lo faccio per il tuo bene!

-Grazie, grazie… ma non ho bisogno di tutto questo affetto!

(Dal noto manuale “Come spacciare il proprio tornaconto per spiccato altruismo")

English version at the link:"YOU MAY SAY I'M A DREAMER...but I’m not the only one"


Dunque cosa fare, invece, per passare da un atteggiamento di reazione e chiusura a un’ottica di relazione e apertura alla vita? So che questa domanda suona quantomai patetica oggigiorno, in una società  dominata dalla logica della paura, della diffidenza, della distanza e delle ‘relazioni’ virtuali. Non importa, per fortuna ci sono ancora persone che si danno dei compiti evolutivi, che avvertono una responsabilità etica verso i propri simili e soprattutto verso i propri figli, che meritano un mondo migliore di quello attualmente disponibile. 


Tali persone sono spesso caratterizzate da uno stile di pensiero e di sentimento - e di linguaggio - non rigido o categorico. Non hanno fatto troppe ‘scelte di comodo’ nella vita, cioè non si sono adagiate in quel ‘quieto vivere’ che spesso è ignavia e genera sacche ribollenti di invidia, rabbia e frustrazione. Non sono leoni da tastiera nel mondo virtuale e poi pecore di gregge nella vita reale. Le persone a cui mi rivolgo sono il seme dell’umanità futura, ancora vibrante di creatività, coraggio e ardore. Si tratta di  un’umanità degna di questo nome e che, nonostante tutto, si pone ancora istanze di tipo:

  • psicologico: siamo disposti a prendere le distanze da modelli autoritari e dissentire? Vogliamo realmente la libertà e la possibilità di scelta per noi e per le persone che amiamo?
  • etico-politico: riusciamo ad osservare il nostro sistema culturale in maniera critica, invece che berci avidamente tutto quello che ci viene propinato dai media (di regime e di anti-regime)?
  • pedagogico: Siamo capaci di sensibilizzare le nuove generazioni, di elevarle a ciò che di più nobile è stato prodotto dall’umanità, ai valori della benevolenza e della fratellanza, e non soggiogarle alla logica della paura e della sopraffazione? 

Ai posteri (ammesso che ci saranno, visto l’andazzo) l’ardua sentenza. 



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"YOU MAY SAY I'M A DREAMER...but I’m not the only one"

A:-I do it for your own good!  B: -Thank you…but really I don't need all this love! (From the well known manual "How to smuggle one's own benefit for loving selflessness")

Versione italiana al link:“YOU MAY SAY I’M A DREAMER…ma non sono la sola”



So what to do to move from an attitude of reaction and closure to a perspective of relationship and openness to life? I know that this question sounds very pathetic nowadays, in a society dominated by the logic of fear, distrust, distance and virtual 'relationships'. It doesn't matter, fortunately there are still people who give themselves evolutionary tasks, who feel an ethical responsibility towards their peers and especially towards their children, who deserve a better world than the one currently available. 



Such people are often characterized by a style of thought and feeling that is not rigid or categorical. They have not made too many 'comfortable choices' in life, that is, that 'quiet living' which is often sloth and generates boiling pockets of envy, anger and frustration. They are not keyboard lions in the virtual world and then sheep of flock in real life. The people I’m referring to are the seed of future humanity, still vibrant with creativity, courage and ardor. It is a humanity worthy of the name and that is, in spite of everything, still capable to reflect on:

  • psychological issues: are we willing to distance ourselves from authoritarian models and disagree? Do we really want freedom and freedom of choice for us and for the people we love?
  • ethical-political issues: are we able to observe our cultural system in a critical way, instead of drinking greedily all that is offered to us by the media?
  • pedagogical issues: are we able to raise awareness among the new generations, to elevate them to the noblest human ideals, to the values of benevolence and brotherhood, and not subjugate them to the logic of fear and oppression? 

To the posterity (assuming that there will be one, given the hustle and bustle) the tough sentence.




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IL GUSTO PER LE ETICHETTE

 Osservate le vostre reazioni a ogni episodio della giornata, osservate le vostre convinzioni. Interrogatevi! Siete disposti a mettere in discussione le vostre convinzioni? Se la risposta è negativa, allora siete pieni di preconcetti e reagite meccanicamente.”(Anthony de Mello)

English version at the link: The need for labels


Ma perché, dopo tutto quello che la storia dovrebbe averci insegnato, siamo sempre così affezionati alle ‘etichette’, cioè in fin dei conti, ai ‘pregiudizi? Gli studiosi hanno risposto a questa domanda evidenziando una serie di meccanismi psicologici ben conosciuti e sfruttati da chi, nelle varie epoche, ha detenuto il potere. Il pregiudizio (o l’etichetta) è:

  • comodo e veloce: usandolo, risparmiamo quel tot di energia psichica necessaria per approfondire e pensare criticamente una questione;
  • rassicurante: ci dà l’impressione di sapere, ci tiene nel noto e nel conosciuto, ci porta il ‘plauso’ del gruppo di appartenenza, se non addirittura del gruppo dominante; 
  • de-responsabilizzante: convinti che ‘i cattivi siano loro’, proiettiamo tutto il male, anche quello che umanamente ci apparterrebbe, su un’altra categoria di individui. Costoro diventano magicamente il capro espiatorio di tutto il marcio del pianeta: guerre, inquinamento, pandemie, zanzare, suocere e quant’altro. Noi ne usciamo apparentemente ‘puliti’, perché tanto ‘è colpa loro’.

Sebbene etichette, nomi e generalizzazioni siano spesso necessari e utili per capirsi, da quanto riportato sopra possiamo facilmente evincere che chi ne abusa dimostra pigrizia mentale, scarsa intelligenza, insicurezza, immaturità e sfiducia in se stesso. Purtroppo l’equilibrio interiore o la maturità psicologica non sono doni che arrivano improvvisamente, per grazia divina, allo scoccare dei 35 o 40 anni, specialmente in un panorama culturale e morale devastato come il nostro.   Non mi risulta nemmeno che siamo sempre stati capaci di mettere, ai più alti livelli politici o dirigenziali, il fior fiore dell’umanità …per cui, in alcuni casi, l’uso e l’abuso di certi stereotipi ed etichette viene intenzionalmente usato per precisi scopi di “divide et impera”.



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THE NEED FOR LABELS

 “Observe your reactions to each episode of the day, observe your beliefs. Question yourselves! Are you willing to question your beliefs? If the answer is negative, then you are full of preconceptions and react mechanically." (Anthony de Mello)

Versione italiana al link : Il gusto per le etichette

But why, after all that history should have taught us, are we always so attached to 'labels', that is to say, to 'prejudices'? Scholars have answered this question by pointing out a series of psychological mechanisms well known to and exploited by those who, in various eras, held power. Prejudice (or etiquette) is:

  • convenient and fast: using it, we save that amount of psychic energy necessary to deepen and think critically about an issue;
  • reassuring: it gives us the impression of knowing, it keeps us on the safe ground of the known, it brings us the 'praise' of the group we belong to, if not even of the dominant group; 
  • de-responsibilizing: convinced that 'the bad guys are theirs', we project all the evil, even that which humanly would belong to us, onto another category of individuals. They magically become the scapegoat for all the rottenness of the planet: wars, pollution, pandemics, mosquitoes, mothers-in-law and whatever else. We come out apparently 'clean', because ‘it's all their fault'.

Although labels, names and generalizations are often necessary and useful to understand each other, from the above we can easily deduce that those who abuse them show mental laziness, poor intelligence, insecurity, immaturity and no self-confidence. Unfortunately, inner balance or psychological maturity is not something that comes suddenly, by divine grace, at the age of 35 or 40, especially in a devastated cultural and moral landscape like ours.   Nor have we always been able to put, at the highest political or managerial levels, the cream of humanity ... so, in some cases, the use and abuse of certain stereotypes and labels is intentionally used for specific purposes of "divide et impera".



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CHI È IL NEMICO?

 “Non fatevi ingannare da quelli che sono dalla vostra parte. Al momento di marciare, molti non sanno che in testa marcia il nemico.”(Bertold Brecht)

English version at the link: Who is the enemy?


Una possibile definizione di nemico è “colui che minaccia la mia integrità fisica, la mia reputazione, l’immagine che ho di me; colui che minaccia l’identità personale e collettiva.”

Storicamente, ma anche individualmente, il percorso per la creazione del ‘nemico’ passa da un processo di disumanizzazione dell’altro socialmente legittimato. Esiste una sorta di inibizione morale ad attaccare un proprio simile; eppure, se riusciamo a rendere il simile diverso, allora questa inibizione cade. L’altro non è più un essere umano come me: è ridotto a un nome generico e sostanzialmente dispregiativo che ne annienta i sentimenti, la storia personale, gli affetti. Si tratta della tipica manovra dei poteri autoritari che hanno disumanizzato (e ucciso) milioni di persone, riducendole prima a un nome collettivo e poi a una serie di numeri senza volto.



Primo Levi, che si chiedeva ‘di che cosa fossero fatte le SS’, osservava come costoro non fossero sostanzialmente dei mostri: anzi, erano persone mediamente colte, mediamente intelligenti, mediamente buone o cattive che, per orgoglio e pigrizia mentale, si lasciarono sedurre dalla manovra disumanizzante nazista .

In tutte le operazioni di creazione del nemico, i poteri dominanti utilizzano il forte impatto dei mass media. Sappiamo che la mente umana funziona per immagini e spesso fatica a distinguere tra un’immagine e la realtà. L’ansia, per esempio, si gioca in gran parte sull’anticipazione di scenari (cioè immaginari) futuri, non ancora non presenti e reali. I mass media detengono il potere dei suoni e delle immagini, di conseguenza hanno tutti gli strumenti giusti per influenzare le nostre menti. 



I media che divulgano la narrazione dominante, il ‘mainstream’, creano così una realtà percepita dai più come ‘vera’  e che spesso fa leva su emozioni potenti, ataviche come la paura o la rabbia. Visto che siamo strutturalmente bisognosi di certezze, tendiamo a rimuovere il fatto che la verità non è mai posseduta per intero da nessuno e dunque anche il famoso mito della ‘maggioranza’ non implica necessariamente che se siamo in di più abbiamo più ragione. 

La realtà come comunemente la intendiamo è una convenzione, cioè il risultato del punto di vista dominante che converge su una versione di verità, giustizia o legalità relativa al livello di consapevolezza di una civiltà. Non molti secoli fa, per esempio, la schiavitù era considerata giusta e legale e la stessa scienza supportava e giustificava tali posizioni ideologiche. Le ‘leggi razziali’ erano chiamate appunto ‘leggi’, non ‘il parto sconclusionato di una mente malata’. Oggi, al solo pensiero inorridiamo e li definiamo ‘crimini contro l’umanità’.



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WHO IS THE ENEMY?

 "Do not be fooled by those who are on your side. At the time of marching, many do not know that the enemy is marching at the head."(Bertold Brecht)

Versione italiana al link:Chi è il nemico?


A possible definition of enemy is “he/she who threatens my physical integrity, my reputation, the image I have of myself; he/she who threatens personal and collective identity".

Historically, but also individually, the path to the creation of the 'enemy' passes through the socially legitimized dehumanization of the other. There is a kind of moral inhibition to attack one's fellow human being; yet, if we succeed in making the fellow human being different, then this inhibition falls. The other is no longer a human being like me: he is reduced to a generic and substantially derogatory name that annihilates his feelings, his personal history, his affections. This is the typical maneuver of authoritarian powers that have dehumanized (and killed) millions of people, reducing them first to a collective name and then to a series of faceless numbers.



Primo Levi, who wondered 'what the SS were made of', observed how they were not essentially monsters: on the contrary, they were average educated, average intelligent, average good or bad people who, out of pride and mental laziness, let themselves be seduced by the dehumanizing Nazi maneuver.

In all enemy-creation operations, the dominant powers use the strong impact of the mass media. We know that the human mind works by images and often struggles to distinguish between an image and reality. Anxiety, for example, is played largely on the anticipation of future (i.e. imaginary) scenarios, not yet present and real. The mass media hold the power of sounds and images, therefore they have all the right tools to influence our minds. 


The media that disseminate the dominant narrative, the 'mainstream', thus create a reality perceived by most as 'real' and that often appeals to powerful, atavistic emotions such as 'fear' or anger. Since we are structurally in need of certainties, we tend to remove the fact that the truth is never fully owned by anyone and therefore even the famous myth of the 'majority' does not necessarily imply that if we are more we are ‘right’. 

Reality as we commonly understand it is a convention, i.e. the result of the dominant viewpoint converging on a version of truth, justice or legality related to the level of awareness of a civilization. Not many centuries ago, for example, slavery was considered just and legal and science itself supported and justified such ideological positions. Racial laws' were called 'laws', not 'the rambling birth of a sick mind'. Today, just thinking about them horrifies us and we call them 'crimes against humanity’.



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DALLA REAZIONE ALLA RELAZIONE

 “La guerra non è che l’espressione spettacolare della nostra vita quotidiana.”(Krishnamurti)

English version at the link:From reaction to relation(ship)

Cosa c’entra la reazione con la relazione, a parte la presenza o meno di una ‘l’? Con ‘reazione’ mi riferisco a tutto quel set di risposte emotive automatiche, di tipo difensivo o offensivo, che emergono in noi nelle situazioni percepite come ‘pericolose’. Alla base di queste reazioni possono esserci credenze e convinzioni assai radicate, difficili da portare alla luce e da mettere in discussione. 

Tendenzialmente è più facile che esplodano in reazioni automatiche e aggressive gli individui carichi di una forte tensione interiore, a sua volta dovuta agli irrisolti e alle contraddizioni presenti nelle loro esistenze. Tutto questo genera sacche di infelicità e frustrazione così bollenti che, ogni tanto, proprio come una pentola a pressione, costringono queste persone a ‘sfiatare’ attaccando ‘il nemico’ di turno. Cosa poi sia questo ‘nemico’, spesso egregiamente costruito da media corrotti e venduti al potere, lo dirò nel prossimo post: Chi è il nemico?



Le persone ‘automatiche’ si sentono giustificate nei propri scoppi di violenza verbale, mediatica e talvolta fisica  perché ‘protetti’ dal calore del loro gruppo di appartenenza, generalmente allineato con l’ideologia dominante e quindi molto numeroso. Si osserva spesso come i più ribelli in gioventù, non essendo stati in grado di attuare con coerenza e coraggio i propri ideali ‘rock’n’roll’, tendano a diventare i più reazionari e conservatori in età ‘matura’. Di tutto il loro rock’n’roll, al massimo resta una generosa propensione all’alcol e ad altre forme di dipendenza o, se si ha particolarmente grinta e fortuna, una chitarra elettrica scordata.



Le reazioni automatiche, aggressive o difensive, hanno avuto la loro  sana funzione nell’evoluzione umana e bisogna riconoscere che talvolta sono ancora molto utili. Tuttavia, oggigiorno, potrebbero e dovrebbero essere un po’ più mediate dall’applicazione dell’intelligenza critica - facoltà umana tutt’ora in gran parte sconosciuta, con buona pace di Voltaire, Beccaria, Diderot e dei loro compagni illuministi.

Il rischio delle reazioni automatiche è quello di farci perdere le relazioni autentiche, quelle cioè in cui ci disponiamo a un reale ascolto dell’altro, dei suoi vissuti e delle sue argomentazioni. Ascoltare senza pre-giudicare rappresenta un pericolo immenso per le persone interiormente fragili e insicure: il nostro interlocutore potrebbe perfino avere delle valide ragioni capaci di mettere in crisi le nostre - Dio ce ne scampi e liberi! Così, grazie a una serie di etichette, oggi più in voga che mai, sappiamo già in partenza chi è l’altro e non ci diamo la pena di incontrarlo: si tratta semplicemente del cattivone o del cretino di turno da cancellare, isolare o addirittura ‘eliminare’ fisicamente. L’altro diventa dunque il potenziale ‘nemico’.



Per prenotare  un colloquio  di Counseling contattatemi attraverso il mio sito  Le Vie per l'Armonia.