domenica 30 agosto 2015

LA DOLCEZZA - “Sweet child o’mine”

“La rara dote di saper ‘inumidire il cuore’ …e non solo le mutande proprie o altrui” (Sara Bini)

"Now and then when I see her face - Ogni tanto quando vedo il suo viso
It takes me away to that special place  - Mi trasporta in quel posto special
And if I'd stare too long - e se lo fisso troppo a lungo
I'd probably break down and cry  - probabilmente crollerei e piangerei" (Guns N' Roses)



La dolcezza è un tratto squisitamente distintivo del principio femminile, principio presente in potenza tanto negli uomini che nelle donne. Come molti altri archetipi o energie primarie, anche la dolcezza, nel corso del tempo e della manifestazione materiale, è andata soggetta a distorsioni e travisamenti. In linea generale è da una donna che ci si aspetta dolcezza, mentre da uomo è più comune aspettarsi forza.
Il caotico mondo attuale, tuttavia, smentisce clamorosamente tali previsioni mostrando molte donne ‘con le palle’ in cui non è quasi più ravvisabile la delicatezza femminile e molti uomini ‘sensibili’ ma privi di energia e decisionalità. Cosa significa tutto questo? Forse cominciamo vagamente a intuire che maschile e femminile coesistono in entrambi i generi e che sta all’individuo affrancarsi dagli stereotipi culturali e sviluppare le qualità più funzionali al proprio (e altrui) benessere. Non a caso quando troviamo qualcuno - uomo o donna -  che sa esprimere sia forza che dolcezza, lo definiamo ‘una persona completa’.


Una mia cara amica cantante, donna di grande intelligenza, forza e bellezza, ultimamente mi ha confidato che per lei, imparare a manifestare dolcezza e morbidezza nella voce, non è stato tanto un percorso di tecnica vocale quanto un serio lavoro su di sé. È come se, per poter accedere all’autentica dolcezza - e non alla seduttività sdolcinata o infantile- occorresse ammorbidire, se non addirittura smantellare, molte delle barriere mentali ed emotive che col tempo abbiamo eretto in noi. Occorre far pace con le nostre ferite, se non addirittura saperne trarre forza e comprensione. 


Tutto ciò risulta particolarmente arduo a chi è da sempre stato abituato ad identificarsi con attributi quali la determinazione, la velocità, l’imperturbabilità e l’efficienza. In prima battuta, lo sviluppo della dolcezza può quindi farci sentire molto vulnerabili, ‘scoperti’, privi della nostra consueta armatura offensivo-difensiva di incrollabili certezze. In un secondo momento, invece, c’è da imparare a integrare la forza di un tempo con la nuova qualità coltivata  - e saperne discernere l’applicazione intelligente nei vari contesti della nostra vita. 
Questo è un processo che, in linea teorica, non avrebbe mai fine, in quanto la Vita ci sfida a sempre maggiori possibilità di sintesi armonica tra forze apparentemente divergenti. Che si tratti dunque di una ‘dolcezza forte’ o di una ‘forza dolce’, ognuno di noi manifesterà  tali elementi in percentuale diversa, rendendo il suo cocktail personale inconfondibile e aggiungendo così un sapore inedito alla bontà della Vita. 


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giovedì 20 agosto 2015

BISOGNI, DESIDERI E ASPIRAZIONI

“Signore, fa’ che tutte le mie amiche si fidanzino presto” (Sara Bini)

“Il desiderio è evocato e diretto dall’esterno, la volontà è il medesimo aspetto ma autocosciente e governato dall’interno” (A.Besant)



C’è un altro campo in cui non siamo allenati a giocare di paradosso e in cui la nostra mente tende a prendere posizioni rigide piuttosto che aprirsi includendo l’apparente contraddizione: è quello del bisogno e del desiderio posto in rapporto con la cosiddetta ‘spiritualità’. Maslow ha ben schematizzato la spinta verticale delle istanze umane nella sua famosa ‘piramide dei bisogni’ illustrando come ogni livello di ‘evoluzione’ ha le sue esigenze e come queste possano anche in qualche misura coesistere. 


Nella mia esperienza, condivisa anche da molti amici impegnati in un percorso di autoconoscenza, molti dei nostri bisogni hanno una loro possibilità di evoluzione, una sorta di ‘upgrade’ che li trasmuta progressivamente in desideri e aspirazioni. Alla base di tutto questo movimento, resta  l’eros, cioè uno slancio vitale che, da percezione dolorosa di una mancanza, diviene tensione verso l’interiorizzazione di un ideale. Ciò può condurre a una sorta di autotrascendenza in nome della Vita, di cui diventiamo funzione risanante e servizio gioioso. La bellezza e la grandezza di tutto questo è che ognuno risponde al Richiamo con i propri mezzi, nel proprio luogo e dalla propria posizione, senza necessariamente imitare Madre Teresa di Calcutta o Nelson Mandela.



In ultima analisi, tale processo non può essere forzato ma sorge spontaneo quando la maggior parte delle esperienze puramente biologiche  e umane sono state passate e in una qualche misura saturate. Da lì, ogni passo sul Sentiero porta una rinnovata percezione di autentica libertà : laddove il bisogno costringe e dà poca possibilità di scelta  - vedi il famoso ‘basta che respiri!’ - il desiderio già consente la possibilità di differita, di serena attesa, di selezione.



Benchè la nostra società tendenzialmente materialista ed edonista spinga più verso il basso che verso l’alto, ciascuno è portato a vivere il livello di eros -cioè di tensione- che gli compete e che gli è più utile e necessario in quel momento. Giudicare rozzo o superficiale chi vive d’istinti e di emotività è tanto inappropriato quanto considerare strano o disumano chi vive prevalentemente di istanze interiori e spirituali. D’altronde, siamo sempre portati a giudicare ciò che non comprendiamo, ciò con cui non abbiamo ancora fatto pace o, specialmente nelle relazioni più strette, ciò che contraddice le nostre credenze e i nostri interessi personali.


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sabato 15 agosto 2015

LA LINEA SOTTILE 2 : “‘Cause you’re hot then you’re cold”

Cause you're hot then you're cold - Perché sei caldo poi sei freddo
You're yes then you're no - sei sì e poi sei no
You're in then you're out - sei dentro e poi sei fuori
You're up then you're down - sei su e poi sei giù (Kate Perry)


Si tratta dunque di cavalcare quella linea sottile tra attività e inattività, suono e silenzio, contrazione e distensione,  gioia e dolore che caratterizzano il nostro comune flusso di esperienze.Tra l’altro, molti di noi sono abbastanza fini da notare che siamo portati a sperimentare, e spesso nel giro di breve tempo, esperienze apparentemente opposte. Tipico è il caso delle relazioni: in una siamo le vittime, nell’altra siamo i predatori, in una facciamo l’elemento ‘down’, in quella successiva interpretiamo il ruolo ‘up’. 


Se ciò avviene si tratta di una dinamica piuttosto sana, come se la vita che trova espressione in noi volesse conoscere se stessa in entrambe le modalità per poi sintetizzarle in un ordine superioreInfatti dopo un bel po’ di altalene, talvolta troviamo o costruiamo anche un rapporto abbastanza armonico basato sulla percezione di una pari dignità, di stima reciproca e di un buon bilanciamento tra il dare e il ricevere. Tali traguardi forse non sarebbero stati possibili se non avessimo appreso qualcosa attraverso i passati rapporti squilibrati o troppo polarizzati.


##Vedi il post precedente Opposti, uguali, complementari?



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LA LINEA SOTTILE 1 : Opposti, uguali, complementari?

“Imparo sempre per tentativi  e orrori” (Sara Bini)


Nella nostra consueta dimensione di vita, siamo tendenzialmente abituati a pensare per opposti (bene/male, giusto/sbagliato, vittima/carnefice ecc..). In momenti di particolare acume intellettuale, riusciamo perfino a notare come tali coppie non siano poi così antitetiche quanto piuttosto complementari e vadano a ‘completare’ e integrare un’unità vitale. Raramente riusciamo a cogliere questa unità di base, questo sostrato comune che rende possibile l’esperienza di entrambi i poli, talvolta perfino contemporaneamente.


Uno dei momenti in cui tale paradossale coincidenza degli opposti può essere vissuta - e non solo filosoficamente teorizzata - è l’esperienza meditativa. Notoriamente la meditazione viene recepita  come un antidoto alla frenetica attività della mente, un’iniezione di relax, di quiete, di ‘vuoto’. Ciò possiede un suo grado di realtà, specialmente nelle nostre società occidentali impostate sull’iperattività e sull’iperstimolazione. 
Tuttavia lo scopo della meditazione non sarebbe prettamente soporifero - per questo abbiamo a disposizione un’ampia gamma di ottimi farmaci - e non darebbe motivo di attrazione a chi è già calmo e flemmatico di suo. Nelle esperienze meditative più riuscite in effetti, osserviamo che la sensazione di pace e di rilascio delle tensioni si sposa con una mente vigile, attenta, creativa, capace di focalizzarsi a volontà sull’oggetto prescelto, ma anche in grado di espandersi, allentare la sua presa e trascendere le proprie ossessioni.

##Continua nel post successivo “‘Cause you’re hot then you’re cold”


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