martedì 26 aprile 2016

I DON’T BELONG HERE - Non appartengo a questo posto

“Bud Spencer: Bel colpaccio eh?
Terence Hill: Eh sì, se finisce bene, finiamo nella merda!
Bud: Magari. Sarà come tornare a casa.
Terence: Beato te che ce l’hai, una casa!” (dal film 'Due Superpiedi quasi Piatti')


La canzone ‘I don’t belong here’ sintetizza ed esprime il senso di ‘estraneità’ e ‘separazione’ con cui, a quanto ricordo, ho lottato praticamente fin dalla scuola materna. Posso ancora rivedermi, a due/tre anni nel salone dell’asilo, che osservo le bimbe giocare ‘a mamma e papà’ e i bimbi giocare ‘alla guerra’ e che mi chiedo ‘Che diavolo ci sto a fare qui?”. 
Eravamo così piccoli e già così ben indirizzati e modellati secondo i principali stereotipi o forme-pensiero legati al genere: per le donne il mito dell’ “abito bianco” e della procreazione, per gli uomini la lotta e la competizione.


Io e altri rari amichetti/e, invece, immaginavamo viaggi intergalattici, facevamo pozioni magiche e giocavamo ad essere Kimba il Leone Bianco o Jessica la Donna Ragno...a conti fatti, il nostro destino di outsider era già irrevocabilmente segnato! 
A parte gli scherzi, effettivamente il sentimento del ‘Cosa ci sto a fare qui, voglio scendere!’ è ri-emerso e tende a riemergere occasionalmente anche adesso. In parte credo perché i condizionamenti sociali diventano ancor più stringenti ed evidenti col passare degli anni, cioè con la cosiddetta ‘crescita’. Quest’ultimo è quel curioso processo terrestre secondo il quale, da bambini potenzialmente liberi e leggeri diventiamo adulti socialmente responsabili che si lamentano del governo, del partner, del maltempo e sedano il disagio interiore con gli psicofarmaci, il sesso o l’alcool.


Qui di seguito testo e traduzione della canzone, presto spero di fare anche una registrazione volante:


NON SONO DI QUI

Niente che venga dal Sud, babe
Niente di luminoso e conosciuto
Sono venuta su troppo dura, forse
ma non voglio combattere

Non ci credo, non posso concepirlo
questa non è la mia strada
se mi fuorviate, potete ingannarmi
solo fino ad oggi
Io non sono di qui
sono una straniera

L’amore è troppo divino per prenderlo
dall’anima di qualcun altro
sembra così triste e una tale negazione dell’amore
immagino sia il Pianeta Terra

Non ci crederò, non mi lascerò ingannare
da tutte le vostre bugie
Tu vuoi vedermi e in realtà io non voglio
averti accanto a me
Non appartengo a questo luogo, no
Mai appartenuta a questo luogo
Non sono di qui no

Non appartengo non appartengo

Non sarò qui per molto



DON’T BELONG HERE

Nothing from the south, babe
Nothing known or bright
I’ve grown up too tough, maybe
but I don’t wanna fight

I don’t believe it, I can’t conceive it
that’s not my way
If you mislead me, you can deceive  me
Right till today
I don’t belong here
I’m a stranger, yeah

Love is too divine to get it
from someone else’s soul
seem so sad so love-denying
guess it’s Planet Earth

I won’t believe it, won’t be deceive it
by all your lies
you wanna see me and I don’t really
want you by my side
I don’t belong here, no
never belonged here
Don’t belong here

don’t belong belong belong

I won’t be long here


Ph. Dany Summo e Chiara Benelli

Per prenotare un trattamento olistico o un colloquio  di Counseling contattatemi attraverso il mio sito  Le Vie per l'Armonia.



domenica 3 aprile 2016

PERCHÉ LA POESIA

"Quando la Filosofia impara davvero a chiedere, la Poesia risponde" (Sara Bini)


Scrivere poesie è stato il mio primo canale di espressione, subito dopo quello del disegno.  La poesia è un genere letterario che spesso viene svalutato, specialmente da un punto di vista economico-commerciale. 
Se per qualche bizzarra ragione hai voglia di metterti a scrivere, ogni editore tenderà a dirti “Scrivi in prosa, meglio se un romanzo. La poesia non vende.” Non vende - come quasi ogni cosa veramente preziosa su questo pianeta. 


La poesia infatti è considerata ‘difficile’,  e non a torto : è il linguaggio alle porte del silenzio. E’ l’ultima sfida all’ineffabile, all’indicibile, al mistero.  Non a caso viene anche definita il linguaggio dell’amore, perché occorre un linguaggio stra-ordinario, cioè fuori dall’ordinario, per descrivere un’esperienza stra-ordinaria. 
Quando poi viene scritta in quello stato di grazia che definirei ‘Presenza’ allora ne incarna la parola, diventa cioè la voce dell’anima, dello spirito, dell’essenza. Ogni esperienza mistica, quando tenta di essere narrata e condivisa, assume quasi invariabilmente i toni della poesia o almeno della prosa poetica. 


La parola viene forzata fino al suo massimo limite espressivo, fino a disciogliersi in canto, in immagine, in pura vibrazione. Quanto più si avvicina a questa frontiera, tanto più la poesia avrà carattere universale: intima e archetipica allo stesso tempo, fiore che si dona liberamente a chiunque riesca a a co-vibrare con tale intensità di sentimento, pensiero e percezione.


Il mio libro di poesie: Variazioni su Tema

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