lunedì 24 novembre 2025

IL MIO ALBUM MUSICALE: La donna metafisica

 “Questione ontologica, la donna metafisica…”(Sara Bini)

Per chi crede che il buon rock sia terminato con gli anni ’90, massimo i primi del 2000, ecco un CD che si ispira a quel sound, con qualche concessione al gusto moderno o alla musica dance anni ’70. È un viaggio musicale tra rock e lirismo, acciaio e panna montata, spada e carezza. In questi testi e in queste musiche confluiscono l’ironia dissacrante dei Rolling Stones, l’amara dolcezza di Morrissey, la spiritualità del mio mondo poetico e la mia  protesta contro un sistema disumanizzante e liberticida.

Un ringraziamento e un omaggio speciale vanno a mio fratello Francesco Bini, alias Madame Madness Composer che, evidentemente dotato di poteri paranormali, ha intercettato nell’etere i miglior arrangiamenti possibili per le mie canzoni.  Buon sangue non mente, e la magia dei fratelli Bini colpisce ancora!

Vorrei portare l’attenzione anche al booklet del CD: un’opera magistrale di Alessandro Cives, eccellente artista e cantautore, nonché carissimo amico.  Il suo genio ha saputo tradurre in immagini la cifra segreta della mia “donna metafisica”: sensuale ed eterea allo stesso tempo, esiliata e incompresa su questa terra desolata, canta la struggente nostalgia dell’Infinito.

Ringrazio ancora Fabio Furnari per aver sempre creduto in me come autrice e cantautrice; Giuseppe Ciardullo per il sostegno sia concreto che spirituale; Alessandro Vanni per la registrazione di alcune parti vocali; Marco Ruffilli per l’ispirazione dei testi più belli; i miei genitori superspeciali e tutti gli amici metafisici e non che la Vita ha messo sul mio cammino. God bless you all!

Il link per acquistare il CD

La donna metafisica

MY MUSIC ALBUM: Metaphysical Woman

 “I-I-I’m a metaphysical woman…”(Sara Bini)

For those who believe that good rock music ended in the 1990s, or at most in the early 2000s, here is a CD inspired by that sound, with a few concessions to modern tastes and 1970s dance music. It is a musical journey between rock and lyricism, steel and whipped cream, sword and caress. These lyrics and melodies combine the irreverent irony of the Rolling Stones, the bitter sweetness of Morrissey, the spirituality of my poetic world and my protest against a dehumanising and freedom-destroying system.

Special thanks and tribute go to my brother Francesco Bini, alias Madame Madness Composer, who, evidently gifted with paranormal powers, intercepted the best possible arrangements for my songs from the ether. Good blood doesn't lie, and the magic of the Bini siblings strikes again!

I would also like to draw attention to the CD booklet: a masterful work by Alessandro Cives, an excellent artist and songwriter, as well as a dear friend. His genius has been able to translate into images the secret code of my “metaphysical woman”: sensual and ethereal at the same time, exiled and misunderstood on this desolate earth, she sings of the poignant nostalgia of the Infinite.

I would like to thank Fabio Furnari once again for always believing in me as an author and singer-songwriter; Giuseppe Ciardullo for his practical and spiritual support; Alessandro Vanni for recording some of the vocals; Marco Ruffilli for inspiring the most beautiful lyrics; my super-special parents and all my metaphysical and non-metaphysical friends that life has placed in my path. God bless you all!

 Here is the link to purchase the CD

La donna metafisica


sabato 18 ottobre 2025

“SOLO CIÒ CHE NON SI VEDE…”: leggendo Francesco Aprile

"E allora penso: le prove più dure
non son solo arsure in deserti ardenti, 
ma anche un sorso d’ombra in tazza calda
impone l’oblìo: riunisce, in un attimo, 
acqua e deserto, vita e mancanza."

(F. Aprile, ‘Le cose invisibili’)

Ho sempre pensato che la poesia fosse l’ultima frontiera prima del mistero e del silenzio, il tentativo estremo di dare corpo all’impercettibile. Certo, un conto è pensarlo, un altro è sperimentarlo. Quando ho letto la silloge “Le cose invisibili” di Francesco Aprile, uscita per la casa editrice “Dialoghi” nella collana di poesia “Glifi”, mi si è letteralmente mozzato il respiro. 

Il ritmo e la musica dei suoi versi mi hanno avvolta in un alone di sortilegio: la mia percezione si è acuita, raffinata, è diventata allo stesso tempo più intensa e più sottile. Ho sentito bisbigliare giugno attraverso panni stesi e girasoli, ho avvertito il profumo piovoso del segreto celato in un tè al gelsomino. 

Eppure non si tratta solo di un affinamento della percezione, con “Le cose invisibili" si varcano anche le soglie della cognizione: ogni poesia è un’epifania, ogni verso indaga l’universo. Assenze e presenze si sovrappongono, s’intersecano e trascolorano in un continuo rimando di echi e ricordi, microcosmi domestici e macrocosmi stellari. 

Dal “sasso di uomo finito, piccolo”  al  compimento supremo della “pietra” a cui sono state donate “le ali”, lungo la Via della Poesia tracciata da Francesco, ogni passo è ascesa e ascesi, premio e perdita, sussurro di visitazione e preghiera a mezza voce. 

Del resto, come scrive il poeta, “…solo ciò che non si vede/ è degno di essere raccontato” e, così dicendo, intanto opera la magia: la mente tace e il silenzio canta. 

(Sara Bini)

Potete acquistare il libro al link: Le cose invisibili

venerdì 17 ottobre 2025

QUANDO LA POESIA DIVENTA SOGLIA: Francesco Aprile su “D’inCanti diVersi”


Sono onorata di condividere la splendida recensione di Francesco Aprile, alias Nardo Gigli, sulla mia silloge “D’inCanti diVersi”:

Con D'inCanti diVersi, Sara Bini ci consegna una raccolta poetica che è molto più di un libro: è un attraversamento. 

Pubblicata da Transeuropa nella collana «nuova poetica 3.0», l’opera si compone di testi brevi, intensi, folgoranti, che si muovono tra il lirico e il mistico, tra il quotidiano e il sacro, tra la ferita e la rivelazione.

La voce di Bini è colta, ma mai accademica; spirituale, ma mai retorica. 

Ogni poesia è una soglia che si apre su un paesaggio interiore, dove la parola non descrive ma trasfigura. Il lettore è invitato a sostare, ad ascoltare, a lasciarsi toccare da immagini che vibrano: “il collo del piede sul baratro”, “una preghiera di spine”, “una melodia a picco cola sul deserto”. Sono versi che non si dimenticano, perché non si limitano a raccontare: accadono.

La struttura della raccolta è frammentaria, ma coerente. Le citazioni che introducono ogni componimento – da Ovidio a Dickinson, da Shakespeare a Borges – non sono semplici ornamenti, ma chiavi di lettura, ponti tra la voce dell’autrice e quella di una tradizione poetica universale. In testi come “Ho deposto me stessa”, “Morire meno”, “La dignità” o “Requiem”, la poesia si fa corpo e respiro, canto e silenzio.

Sara Bini riesce in un’impresa rara: far vibrare il lettore su frequenze sottili, dove la poesia non è solo forma ma anche forza, non solo estetica ma anche etica. D'inCanti diVersi è un libro che si legge con lentezza, con rispetto, con gratitudine. 

È un invito a riconoscere la bellezza anche dove brucia, a cercare il senso anche dove tutto sembra perduto.

Per chi ama la poesia che non si accontenta di essere letta ma pretende di essere vissuta, questo libro è un dono. E una necessità. Grazie.

Francesco Aprile/Nardo Gigli

Il libro si può acquistare al seguente link: D'inCanti diVersi

sabato 21 giugno 2025

“DISOBBEDIENTE AL BUIO S’INFIAMMA”: D’inCanti diVersi” secondo Rodolfo Carone


Sara Bini ci consegna con "D'inCanti di-versi" una raccolta che è al tempo stesso mappa del dolore e bussola verso la bellezza. Il titolo stesso rivela la duplice natura di quest'opera: gli "incanti" che si trasformano in "dis-incanti", i versi che si fanno "diversi", in una continua oscillazione tra magia e disillusione. 

Sara è una Sibilla dei nostri tempi, come ci dice fin dalla prima poesia. Non ti racconta storie rassicuranti, ma ti offre "rauche memorie / momenti frammenti / e ruvide siepi". La sua è una voce poetica che emerge proprio quando il divino sembra essersi ritirato dal mondo, lasciandoci soli con i nostri echi interiori. Eppure, in questa apparente desolazione, c'è una forza oracolare che non si arrende. Il percorso attraverso questa raccolta è un viaggio nell'archeologia sentimentale di una donna che ha imparato l'arte difficile del "morire meno". Dalle "Case d'infanzia" ai "Limiti a Nord", Bini traccia una geografia emotiva dove ogni poesia è una stazione di un pellegrinaggio interiore. 

Particolarmente potente è la sezione centrale, dove l'amore si rivela in tutta la sua complessità: "Ho deposto me stessa sugli aghi di pino", scrive, in un gesto che è insieme resa e offerta. L'amore qui non è consolazione ma combattimento, come in "Veleno" dove il poeta diventa "malato cattivo / martirio e bufera". La forza di Bini risiede nella sua capacità di trasformare il particolare in universale. Il dolore personale diventa cosmico, la ferita individuale si fa metafora dell'umana condizione. 

In "Bodhisattva" emerge la figura della poetessa come essere illuminato che, pur potendo liberarsi dal dolore, sceglie di rimanere per aiutare gli altri: "Lo sguardo indietro a chi ancora / arranca su alpi di confine". Il linguaggio è quello di chi ha attraversato il fuoco e ne è uscita trasformata. Le immagini si susseguono con la logica del sogno e la precisione della visione: "Tintinna di pioggia la ringhiera / in un giugno di ruggine grigia". È una scrittura che non teme l'oscurità, anzi la attraversa per raggiungere lampi di pura illuminazione. 

La poesia di Sara Bini è fatta di “verso luci”, di versi che sanno tagliare e medicare ma sempre sanno portarti, inspirarti, guidarti oltre ad una percezione elevata, ad un luogo che si sveste di tempo come la sola poesia pura sa fare: svestirsi del passato, ispirando il futuro per incarnarsi di eternità. Sara Bini si rivela “figlia di quella Lilith” che dà il titolo al suo precedente libro, portatrice di quella luce scura creativa, di quel principio femminile universale spesso soffocato e che oggi reclama imperiosamente la sua presenza. È la perfetta traghettatrice dello spirito della bellezza del passato, adattandolo e rinnovandolo per i tempi che verranno. 

È tra le poche voci che lo zeitgeist di quest'epoca non lo interpretano ma lo definiscono, facendosi portavoce di una sensibilità che sa leggere e scrivere i segni dei tempi. "D'inCanti diVersi" è un libro necessario, che ci ricorda come la poesia sia ancora capace di dire l'indicibile, di dare forma al caos emotivo, di trasformare il pianto in canto. Sara Bini ci dimostra che anche nei tempi dell'aridità spirituale, il poeta può ancora essere colui che "disobbediente al buio si infiamma", portando luce dove regna l'ombra. E per questo non possiamo che esserle grati.

Rodolfo Carone


D’inCanti diVersi” (di Sara Bini, Transeuropa Edizioni, collana ‘Nuova Poetica’, giugno 2025, pp. 56 , € 15,00) si può trovare negli online store a sul sito di Transeuropa al link D'inCanti diVersi


martedì 17 giugno 2025

UNLOVE-ABLE: la distanza dall’amore

“Entrambi abbiamo perso qualcosa. Tu hai perso me e io ho perso tempo."(The Edge of Love)

English version: Unlove-able: the distance from love

Di tutte le malattie mentali, quella di non saper amare o almeno celebrare l’amore quando arriva è forse la più squallida e letale. Lentamente uccide il sentimento anche nella persona più romantica e appassionata, attraverso uno stillicidio di delusioni e frustrazioni che denunciano un cuore pavido, immaturo e soprattutto egoista.

Qualsiasi fallimento di coppia o amarezza sentimentale abbia mai avuto la persona unlove-able non sono sufficienti a giustificare la torva cattiveria con cui lui/lei stronca la passione, l’entusiasmo e lo slancio nel nuovo partner che, incautamente, entra nella sua vita.

È vero, ci sono storie d’amore che partono con i fuochi d’artificio e sfumano alla velocità degli stessi. Ma almeno i fuochi ci sono stati. Ci sono poi storie che partono soft e s’infiammano lungo il percorso, diventando sempre più belle con il crescere dei ricordi e l’aumentare della complicità. 

Infine ci sono storie che partono male, continuano peggio e finiscono come se non fossero mai esistite. Non lasciano traccia, se non rimpianto, recriminazione e amarezza. Ci sono storie che non fanno storia.

Unlove-able: una delle peggiori maledizioni che possa capitare a un animo poetico e ardente. L’unlove-able sembra volersi mettere in relazione, ma ha sempre un piede fuori dalla porta. È arido, non porta un fiore, non scrive un verso, non manda una canzone. Se gli/le chiedi il perché ti risponde ‘è infantile’, millantando una maturità spocchiosa che è solo il sepolcro imbiancato di un’immaturità affettiva condita di supplenza e alterigia.

Nel frattempo, tuttavia, chatta e manda cuoricini alle /agli ex, si porta il cellulare anche al cesso. Guarda altri uomini/ altre donne quando esce con il partner, in un modo tale da imbarazzarsi ad averlo/la accanto. Prende ‘pausa’ dalla relazione principale appena fa capolino l’occasione di ‘provare’ altre esperienze. Assaggiata la novità, torna apparentemente pentito dal partner che aveva messo in stand-by, mentre segretamente riparte la caccia sui social o altrove.

Poi l’unlove-able si stupisce se l’altro smette di chiamarlo ‘amore’, se non manda più il buongiorno, se non pubblica le sue foto sui social. Non sembra ricordarsi che, a Capodanno, San Valentino o per ogni altra occasione importante per il partner, lui ha ben creduto di cavarsela con una telefonatina, negando la sua presenza ed esponendo l’altro al ridicolo e all’umiliazione. 

A questo tipo di persone, che un mio amico chiamerebbe gli “stitici emotivi”, la vita presenta il conto come un Guttalax, se non altro dal punto di vista spirituale. Infatti cadono nel dimenticatoio, per non dire in un altro posto, perché non sono riuscite a fare anima né in loro, né in chi li circonda. 

Il mio canale YouTube: Sara Bini

UNLOVE-ABLE: the distance from love

 “We both lost something. You lost me and I lost time." (The Edge of Love) 

Versione italiana: Unlove-able: la distanza dall'amore

Of all mental illnesses, the inability to love or at least celebrate love when it comes along is perhaps the most squalid and lethal. It slowly kills the feeling even in the most romantic and passionate person, through a steady stream of disappointments and frustrations that reveal a fearful, immature and, above all, selfish heart.

Any relationship failures or romantic disappointments that the unlovable person may have experienced are not enough to justify the grim malice with which he or she crushes the passion, enthusiasm and momentum of the new partner who unwisely enters their life.

It is true that there are love stories that start with fireworks and fade away just as quickly. But at least there were fireworks. Then there are stories that start softly and ignite along the way, becoming more and more beautiful as memories grow and complicity increases. 

Finally, there are stories that start badly, continue worse and end as if they never existed. They leave no trace, except regret, recrimination and bitterness. There are stories that do not make history.

Unloveable: one of the worst curses that can befall a poetic and ardent soul. The unloveable seems to want to form a relationship, but always has one foot out the door. They are dry, they don't bring flowers, they don't write poetry, they don't send songs. If you ask them why, they reply, “It's childish”, boasting a snooty maturity that is nothing more than a whitewashed tomb of emotional immaturity seasoned with arrogance and haughtiness.

Meanwhile, however, they chat and send hearts to their exes, even taking their mobile phone to the toilet. They look at other men/women when they go out with their partner, in such a way as to embarrass them for being by their side. They take a “break” from their main relationship as soon as the opportunity to “try” other experiences arises. Once they have tasted the novelty, they return, apparently repentant, to the partner they had put on standby, while secretly resuming their hunt on social media or elsewhere.

Then the unloveable person is surprised when the other person stops calling them “love”, no longer sends them good morning messages, or no longer posts their photos on social media. They don't seem to remember that on New Year's Eve, Valentine's Day, or any other occasion important to their partner, they thought they could get away with a quick phone call, denying their presence and exposing the other person to ridicule and humiliation. 

To this type of person, whom a friend of mine would call “emotionally constipated”, life presents the bill like a Guttalax, if only from a spiritual point of view. In fact, they fall into oblivion, not to mention somewhere else, because they have failed to touch the soul either in themselves or in those around them. 

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