giovedì 24 giugno 2021

L’EDUCAZIONE SENTIMENTALE

Non sai ciò che hai finché non lo perdi

Non so cosa ho fatto di così sbagliato

Vuoi vedermi implorare, tesoro

Non puoi darmi solo un altro giorno?

Non vedi che il mio cuore si è trascinato, ultimamente?

Ho cercato le parole da dire”(Cinderella)

English version at the link: Sentimental Education


Così come non esiste una scuola per fare i bravi genitori, non c’è un corso di studi per diventare amanti eccellenti. Come afferma Kierkegaard “siamo tutti principianti in amore.” Questo significa che siamo tutti un po’ inadeguati e che impariamo a nostre spese, tra tentativi, errori, aggiustamenti di tiro e approssimazioni. La relazione intima, quando è vissuta con autenticità, mette in gioco tutto il nostro essere con le sue luci e le sue ombre, le sue latenti potenzialità e le imprescindibili ferite: ecco perché ci attira e ci spaventa allo stesso tempo. 

Per quanto mi riguarda, affermo sempre che la mia vita sentimentale non depone a mio favore. Tutt’oggi, alla tenera età di 43 anni, devo ammettere di non aver mai avuto una relazione decente. Con questo termine intendo un rapporto sereno, senza troppe turbolenze o sofferenze, che invece sono state la costante delle mie brevi e burrascose storie d’amore. 

Alla luce delle mie vicende e anche di quelle dei miei amici o clienti di counseling, mi sento di condividere le parole di James Hillman: “L’amore è una follia ed è solo grazie ad esso che andiamo oltre noi stessi. È ciò che ci fa crescere le ali, che ci spinge a scrivere lettere d’amore, a guidare tutta la notte, a fare cose incredibili. Siamo incredibili quando siamo dentro quella follia, siamo incredibili quando amiamo.”

A tal proposito, consiglio il video di Michele Mezzanotte ‘Il vero amore esiste ma va costruito. Quattro segnali per riconoscerlo.’(Video) Qui Michele utilizza la mitologia, e in particolare la metafora delle quattro ali di Eros, per evidenziare gli ingredienti-chiave della relazione amorosa:

1) Guerra e Bellezza. Una coppia affiatata difficilmente nasce ‘a tavolino’, per comodo, per paura della solitudine o per trascorrere il lockdown in compagnia. Occorre la scintilla magica e imponderabile dell’attrazione, il senso di riconoscimento reciproco che ti fa scegliere quella donna o quell’uomo tra mille potenziali partner. Tale elemento passionale può essere anche alla fonte di conflitti, gelosie e paure, proprio perché si teme la perdita di qualcuno che riconosciamo intuitivamente come molto importante per noi.

2) Sacrificio: Con questo termine non si tratta di immolarsi alla relazione in un atteggiamento di compiacenza passivo-aggressivo, quanto piuttosto di ‘rendere sacro’ ciò che è ancora oscuro in noi e nell’altro. Sacrificio è anche integrità: far convergere tutto il nostro essere verso una sola persona, disciplinando la nostra personalità e  resistendo alla lusinga di disperderci e frammentarsi in altre storie e gratificazioni del momento. Sacrificio è scostarsi dalla nostra zona di comfort, rinunciare a certe abitudini rassicuranti e alla propria inerzia spirituale, che spesso nasconde egoismo e paura di soffrire.



3) Sostegno: l’amore deve essere una stampella nei momenti bui, non un ostacolo al nostro cammino. I due partner devono poter trovare conforto e supporto l’uno nell’altro, incoraggiamento e motivazione per l’attualizzazione e la realizzazione di se stessi e del proprio progetto di vita. Una relazione non può essere soffocante o sbilanciata, nel senso che uno dei partner si fa carico di tutto il lavoro emotivo, propositivo o progettuale del rapporto e l’altro si lascia trainare. 

4) Rinnovamento. Come mai le relazioni finiscono? In effetti ogni cosa ha il suo corso naturale ed è illusorio credere di restare per sempre nella fase delle farfalle nello stomaco. Fisiologicamente, le emozioni più vitali dopo un po’ tendono a spegnersi, a meno che l’individuo non sia capace di rinnovare se stesso e, di conseguenza, la coppia. Questo avviene in persone fortemente dinamiche e assetate di reale conoscenza, che non danno per scontate se stesse né tantomeno il partner. La capacità e il desiderio di apprendere, calibrata sulla propria interiorità o su quella del proprio compagno, può farci realizzare che l’essenza della vita è misteriosa, e che l’amore può avere mille sfumature, mille sapori e mille colori, esattamente come l’anima di un essere umano.

Per cui, benché io non sia il testimonial ideale delle relazioni di coppia, credo si tratti di una delle avventure più affascinanti che l’individuo possa intraprendere. Attraverso un confronto il più possibile intimo e sincero con il partner, possiamo articolare in noi i passaggi essenziali per compier-ci, re-integrarci e perfino trascenderci. 

Per prenotare  un colloquio  di Counseling contattatemi attraverso il mio sito  Le Vie per l'Armonia.



SENTIMENTAL EDUCATION

“Don't know what you got 'til it's gone

Don't know what it is I did so wrong

Do you wanna see me beggin' baby

Can't you give me just one more day?

Can't you see my heart's been draggin' lately?

I've been lookin' for the words to say”(Cinderella)

 Versione italiana al link: L'educazione sentimentale



Just as there is no school for being good parents, there is no course of study for becoming excellent lovers. As Kierkegaard states "we are all beginners in love." This means that we are all a bit inadequate and that we learn at our own expense, through trial and error, adjustments and approximations. Intimate relationships, when lived with authenticity, bring our whole being into play with its lights and shadows, its latent potential and its unavoidable wounds: this is why they attract and scare us so much at the same time. 

As for me, I always say that my love life is not in my favour. Even today, at the tender age of 43, I must admit that I have never had a decent relationship. By this I mean a peaceful relationship without too much turbulence or suffering, which have been the constant in my short and stormy love affairs. 

In the light of my own experiences and those of my friends or counseling clients, I would like to share the words of James Hillman: "Love is madness and it is only through it that we go beyond ourselves. It is what makes us grow wings, what drives us to write love letters, to drive all night, to do incredible things. We are incredible when we are inside that madness, we are incredible when we love."


On that note, I recommend Michele Mezzanotte's video 'True love exists but it has to be built. Four signs to recognise it.’(video) Here Michele uses mythology, and in particular the metaphor of the four wings of Eros, to highlight the key ingredients of the love relationship:

1) War and Beauty. A close-knit couple is rarely born 'at the table', out of convenience, fear of loneliness or to spend the lockdown in company. What is needed is the magical and imponderable spark of attraction, the sense of mutual recognition that makes you choose that woman or man out of a thousand potential partners. This passionate element can also be the source of conflicts, jealousies and fears, precisely because we fear the loss of someone we intuitively recognise as very important to us.

2) Sacrifice: This term is not about immolating ourselves to the relationship in a passive-aggressive attitude of complacency, but rather about 'making sacred' what is still obscure in us and in the other. Sacrifice is also integrity: making our whole being converge towards one person, disciplining our personality and renouncing the lure of dispersing and fragmenting ourselves into other stories and gratifications of the moment. Sacrifice means moving out of our comfort zone, giving up certain reassuring habits and our own spiritual inertia, which often hides egoism and fear of suffering.



3) Support: love must be a crutch in bad times, not an obstacle to our journey. The two partners must be able to find comfort and support in each other, encouragement and motivation for their self-realisation and realisation of their life project. A relationship cannot be stifling or unbalanced, in the sense that one of the partners takes on all the emotional, proactive or planning work of the relationship and the other lets himself be pulled along. 

4) Renewal. Why do relationships end? In fact, everything has its natural course and it is an illusion to believe that we will always be in the butterflies-in-the-stomach phase. Physiologically, the most vital emotions tend to die out after a while, unless the individual is able to renew herself/himself and, consequently, the couple. This happens in highly dynamic people who are thirsty for real knowledge and do not take themselves or their partners for granted. The ability and desire to learn, calibrated on our own interiority or that of our partner, can make us realise that the essence of life is mysterious, and that love can have a thousand shades, a thousand flavours and a thousand colours, just like the soul of a human being.

So, although I am not the ideal spokesperson for couple relationships, I believe it is one of the most fascinating adventures an individual can have. Through an intimate, sincere and open confrontation with the other, we can move towards self-fulfilment, re-integration and even self- transcendence. 



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giovedì 17 giugno 2021

PERCHÉ GLI SCRITTORI SCRIVONO?: Risuonando con Maria Zambrano

“La solitudine, a volte, è la migliore compagnia.”(Milton, Paradise Lost)

English version at the link: Why do writers write?


Maria Zambrano: Perché gli scrittori scrivono?


Ma la parola non ci raccoglie, e quindi non ci crea - al contrario, quando la usiamo troppo, produce sempre disintegrazione. Noi sconfiggiamo il momento attraverso la parola, e poi siamo sconfitti dal momento [successivo], dalla sequenza di momenti che continuano a portare via il nostro attacco senza permetterci di rispondere. È una vittoria continua che, alla fine, si trasforma in una perdita. E da questa perdita - una perdita intima, umana, non di una persona particolare ma dell'essere umano - nasce il bisogno di scrivere. Si scrive per riconquistare la perdita che si subisce sempre quando si è parlato a lungo. E la vittoria può venire solo nel luogo dove si è sofferto la perdita, nelle stesse parole. Nella scrittura, queste stesse parole hanno ora una funzione diversa: Non sono al servizio del momento opprimente; non servono più a giustificarci contro l'attacco del momentaneo. Piuttosto, uscendo dal centro del nostro essere raccolto, ci difendono dalla totalità dei momenti, dalla totalità delle circostanze, dalla totalità della vita. 


Qui di seguito un mio scritto, uscito nella newsletter della Deep Philosophy (Deep Philosophy) e ispirato al brano di Maria Zambrano: 


Scrivere è disegnare il santo perimetro della mia solitudine benedetta. Amanuense dell’ anima, traccio le linee fondanti del mio sancta sanctorum. La parola parlata è incantesimo e tradimento. Mi forza in una lotta dove ogni trionfo è perdita e, vincendo la battaglia, in realtà perdo la guerra. Questi arabeschi d’inchiostro ho puntellato contro il mio abuso. Parlare è  perpetrare l’abuso, è mistificare il dolore della perdita primordiale. La parola parlata tenta di esorcizzare il tempo, per nascondere il lutto del primo abbandono. Parlando, ho abbandonato me stessa. E adesso basta: ritorno a quel silenzio prima del tempo. Intingo la penna nel sangue della mia prima ferita, bagno la carta con le lacrime del mio primo pianto. Ogni parola scritta mi ricompone, è un punto di sutura sulle mie rovine. Lascio il campo di battaglia, lascio l’aula del tribunale. Mi rilego in un filo d’inchiostro nero.



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WHY DO WRITERS WRITE? : resonating with Maria Zambrano


“Solitude sometimes is the best society.” (Milton, Paradise Lost)

Versione italiana al link : Perché gli scrittori scrivono?


Maria Zambrano's passage: Why do writers write?

"But the word does not collect us, and therefore does not create us – on the contrary, when we use it too much, it always produces disintegration. We defeat the moment through the word, and then we are defeated by the [next] moment, by the sequence of moments that keep carrying away our attack without letting us respond. It is a continuous victory which, at the end, transforms into a loss. And from this loss – an intimate, human loss, not of a particular person but of the human being, the need to write is born. One writes in order to re-conquer the loss that is always suffered when we have spoken for a long time.

And the victory can come only at the place where one has suffered the loss, in the same words. In writing, these same words now have a different function: They are not at the service of the oppressing moment; they no longer serve to justify us against the attack of the momentary. Rather, coming out of the center of our collected being, they defend us from the totality of the moments, from the totality of the circumstances, from the whole of life."


Here is a piece of writing I wrote in the Deep Philosophy Newsletter (Deep Philosophy) inspired by Maria Zambrano's passage:

Writing is drawing the holy perimeter of my blessed solitude. Amanuensis of my soul, I design the founding lines of my sanctum sanctorum. The spoken word is spell and betrayal. It forces me into a struggle where every triumph is a loss and, by winning the battle, I actually lose the war. These arabesques of ink I have shored against my abuse. Speaking is perpetrating the abuse, mystifying the grief of primordial loss. The spoken word attempts to exorcise time, to hide the mourning of the first abandonment. By speaking, I have abandoned myself. And now it is enough: I return to that silence before time. I dip my pen in the blood of my first wound, I bathe the paper with the tears of my first cry. Each written word recomposes me, it is a stitch on my ruins. I leave the battlefield, I leave the courtroom. I bind myself in a thread of black ink.


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