Lavorativamente, ho sperimentato
come sia difficile agire all’interno di un sistema in cui il potere è già
lottizzato a priori e che raramente lascia spiragli per esercitare un qualcosa
di nuovo. Questo perché anche i migliori del sistema, se non hanno fatto un
lavoro su di sé, sulla loro emotività, sulle loro parti oscure – o falliscono o
si omologano o, come me, si lasciano annebbiare dalle apparenze.
Ho trovato la più subdola aggressività, avidità e separatività proprio in gruppi o associazioni che si
proclamano ‘alternativi’, ‘aperti’, ‘ospitali’ e che sembrano inneggiare alla
socialità e alla convivialità. I loro progetti sono bellissimi e lodevoli -sulla carta- poi l’energia
che li muove e le modalità di attuazione trasudano altre qualità. Gruppi e persone di questo tipo sono state altrettanto preziose che i miei ex-partner: mi hanno fatto da specchio e hanno affinato la mia capacità di percezione e discriminazione.
Riepilogando, questo cammino di
umiliazione mi ha portato molto più a contatto col reale, facendomi rivalutare i gesti più semplici, le cose che si danno per scontate o per
‘dovute’. Niente è banale se è genuino, se viene dal cuore, da una volontà di
bene che va oltre ai colori, ai nomi, ai vari ‘guru’, 'credo' o partiti. Il dono
più bello di questi ultimi anni è stato proprio constatare che questo ‘bene’ ti
arriva da dove meno te lo aspetti... lo trovi nei luoghi, nelle persone e nella
situazioni più improbabili.
Da questo capisci quanto ancora c’è da
imparare, da deporre e da rivedere. Da
lì scaturisce anche la fiducia in un piano superiore, dove alla fine al bene
torna il bene: in una forma poco visibile, forse, ma a mio avviso altamente
desiderabile come la pace interiore.
Poiché gli attestati incorniciati, le migliaia di certificazioni, lo sfoggio di qualificazioni, i titoli e gli ‘onorevoli’
alla fine sono un teatrino di burattini, se non c'è una corrispondente integrità della persona. La sicurezza materiale si trasforma in miseria ,
se non c’è sicurezza interiore. Si va a negare un vuoto che da qualche parte urla dentro e che non può essere riempito da
fuori. Piuttosto lo si comprende e rischiara nutrendo la nostra parte più luminosa e nobilmente Umana. Non si tratta perciò solo di una liberazione ‘dalla’
materia quanto soprattutto di una liberazione 'della’ Materia: si redime e si reinventa il mondo a partire da noi.
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Sara Bini Le Vie per l'Armonia
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