“Sono originale?
Sono l'unico?
Sono sensuale?
Sono tutto ciò di cui hai bisogno? - Am I original? (yeah)
Am I the only one? (yeah)
Am I sexual? (yeah)
Am I everything you need?”(Backstreet Boys ‘Everybody’)
Come si può facilmente evincere dalla citazione colta in apertura, questo post tratta dell’ammaliante potere del riconoscimento esteriore e delle conferme altrui, in una parola: dell’attenzione. Nell’infanzia, questo bisogno di attenzione è molto visibile e anche molto schietto e innocente: il bimbo deve sentirsi ‘visto’ dal genitore, è una sorta di conferma della sua stessa esistenza.
Ora, la percezione di questa attenzione da parte del bambino sembra poi determinare gran parte della sua personalità adulta: se non mi sono sentita vista da mio padre e mia madre è facile che mi senta insicura, inadeguata e con un’autostima vicina allo zero. Se ho fortuna, mi circondo di persone che smentiscono questa mia percezione fornendomi un’esperienza curativa, ma siccome il simile attira il simile, è più facile che ricerchi amici, partner o datori di lavoro che confermino la mia esperienza infantile.
Da adulti quindi, il ‘sentirsi visti’ iniziale assume i significati del sentirsi amati, desiderati, riconosciuti socialmente, rispettati o invidiati; come si vede, ce n’è per tutti i gusti. Possiamo vivere una vita intera persi nella ricerca dell’attenzione altrui per colmare le mancanze che abbiamo patito o che ci è sembrato di soffrire durante l’infanzia.
Il buffo è che, anche se per qualche benevolo caso otteniamo riconoscimento e amore, nella maggioranza dei casi o non siamo in grado di percepirlo oppure non ne siamo mai sazi. Per cui è facile che continueremo ad agire come animali predatori o vittime sacrificali anche se siamo sposati con Madre Teresa di Calcutta.
##Continua nel post seguente“NO SATISFACTION”: colmare il vuoto
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