“A volte mi affaccio alla vita della gente e le racconto un segreto. E’ un vecchio trucco. Mi avvicino e, a meno che le persone non dormano ad occhi aperti, possono percepirmi come una lieve brezza, come l’acuto di una sola nota, lo scricchiolio di una vecchia sedia, un brivido o il lampo di un’intuizione” (La Leggenda del Bevitore Sacro - Mario Corradini).
Chi era lei per lui? E cosa rappresentava lui per lei?
Rapsodia evoca il mistero del Nord e la magica alchimia delle affinità elettive, canta l’immateriale e lo insinua nel materiale, cambia tonalità al mito e lo fonde con la realtà. Rapsodia trova il mistero nel quotidiano, la poesia nello squallore.
La protagonista, Senja, è una figura limitare, una donna-elfo, una creatura ponte tra il mondo visibile e quello invisibile. Il suo amore è a contempo terreno e soprannaturale, Eros e Thanatos, passione e trascendenza. Il suo essere è sacrificio e redenzione.
Senja è la straniera per eccellenza, il perturbante, l’Unheimlich che spaventa e attrae, come il ricordo mai sopito di una nostra origine nelle stelle.
Nel testo si mescolano poesie e canzoni, diario e citazioni, linguaggio poetico e dialoghi da bar, in un’ars combinatoria che amplifica e moltiplica il caleidoscopio di emozioni con rimandi a mondi vicini e lontani, presenti e passati.
Rapsodia si svolge negli intervalli, negli spazi immaginari di uno scenario appena pennellato, costantemente in bilico tra fiaba e quotidianità, delicatezza e gravità. Rapsodia suggerisce piuttosto che descrivere, dà voce al silenzio più che alle parole e lascia la libertà al lettore di cercare il proprio romanzo e trovare il proprio racconto.
Se vuoi trasfigurare l’ordinario, increspare la routine penetrando nel regno segreto, se vuoi inquietarti e interrogarti, ritrovando infine la tua essenza magica e numinosa, Rapsodia è il racconto che fa per te.
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