“And in the end, the love you make is equal to the love you take”(Lennon-McCartney)
Nel darmi dunque, ho ricevuto.
E nel ricevere sono rimasto integro, cioè intero, completo - perfino arricchito di quella persona, di quel lavoro, di quell’esperienza.
Questo è il presupposto per un autentico nuovo inizio, perché parto con una dimensione in più, prima percepita come qualità esterna e poi riconosciuta e sperimentata come qualcosa di mio.
Per questo, a un certo punto, la tristezza della separazione può dolcemente trasformarsi nella tenerezza dell’amore, inteso come ri-unione, ricongiunzione con quella persona o con quel vissuto a un livello più sacro e profondo.
Nella realtà interiore dunque, non rischio mai la perdita. Piuttosto il vero rischio è che, negando o evitando la fase della fine - per una naturale paura del dolore- non si con-prenda quanto invece di perdere, abbiamo acquistato. Continuiamo a sentirci vuoti e mancanti e può darsi che nella prossima esperienza o relazione riproduciamo esattamente ciò che è appena stato, inclusi gli errori che forse hanno provocato la rottura. Non c’è inizio, c’è una falsa continuazione.
Un inizio, per quanto faticoso e imperfetto, testimonia sempre la migliore armonia possibile per quella persona o per quella situazione in quel determinato momento. E’ un tentativo, un interrogativo che si apre al possibile. Da un inizio si può sempre continuare. A costruire. E a migliorare.
Parrucca della linea Luigi14 e foto di Chiara Benelli
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Sara Bini Le Vie per l'Armonia
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