venerdì 16 settembre 2016

Rolling Northward - Rotolando verso Nord (quinta e ultima parte)

“Quando uno mi riempie di botte, io mi ci affeziono”(Dal film 'Bulldozer', con Bud Spencer)


Il giorno finale della vacanza si distingue per un buffet-colazione ad Haga, dove Micky scambia lo smoothie in dotazione per marmellata un po’ liquida e lo versa gloriosamente sul pane di segale cosparso di burro. La manovra è accolta da un applauso dei camerieri e degli altri avventori che racconteranno tale prodezza alle future generazioni nei secoli a venire.
Notevole anche l’operazione deposito-valige negli armadietti della stazione centrale. Micky e Keithy, dopo aver a fatica racimolato le 80 corone spicciole per il deposito, riescono a farsele fregare dall’insidiosissimo armadietto e si esibiscono in un coro a doppia voce costituito dai più classici improperi della lingua italiana e del dialetto toscano.


Giunge così anche la fine di questo clamoroso esodo nordico e le nostre due intrepide si avvicinano al bus-navetta per l’aeroporto. Poco convinte di lasciare le loro preziose valigie zeppe di kanelbullar nel bagagliaio del mezzo, ecco che un gentilissimo ed elegantissimo svedese le approccia chiedendo se ci sono problemi. Fa quindi da intermediario col conducente della navetta che, spazientito, scaglia senza troppi scrupoli i due borsoni nel ventre del bus e parte.
All’arrivo all’aeroporto, com’era prevedibile, le due non sono buone a recuperare il loro bagaglio dal bagagliaio. Ricompare il gentilissimo ed elegantissimo svedese: “Can I help you?”
“Yes, of course!” sbraita Micky imbestialita, indicando la valigia nei recessi del bagagliaio.


“Che razza di profittatrice!” pensa Keithy con ammirazione: è ormai assodato che la sua amica Micky esercita un certo ascendente sul popolo scandinavo. Vedendo poi il bel svedese tutto pulito annaspare nelle viscere dell’autobus, Keithy scoppia a ridere sgangheratamente.
A tale schiamazzo che perturba la leggendaria pace del Nord, arriva nuovamente l’autista esasperato e dice qualcosa in svedese che perfino Micky comprende “Si può aprire il bagagliaio dall’altro lato”. Reso vano il cavalleresco sacrificio del bel svedese, Micky apre l’altro portellone della vettura, recupera facilmente la valigia e sgattaiola via zitta zitta, seguita da una sghignazzante Keithy.


Ai controlli aeroportuali, le malefiche vengono ripetutamente fermate e costrette ad aprire il malloppo: in un tripudio di kanelbullar, mutande, magliette e piastre per capelli, vengono quasi multate per due bottigliette d’acqua e un sovraccarico di liquirizia salata degno del peggior contrabbando internazionale.
“Però, tutto sommato è stata una bella vacanza” bofonchia Keithy, sprofondandosi nel sedile dell’aereo, mentre Micky si sbafa impunemente tre pacchetti di biscotti.
La Svezia intanto tira un gran sospiro di sollievo: anche questa calamità è passata …e sia benedetto il piano P.I.G!!!


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Rolling Northward - Rotolando verso Nord (quarta parte)

“Se Cristoforo Colombo avesse dato retta a sua madre e si fosse trovato un lavoro fisso, non avrebbe mai scoperto l’America”((Lee Ward Shore)


Seconda e ultima tappa: Styrsö. Keithy è così ossessionata dall’idea di visitare quell’isola e il suo paesino che al primo sentore di attracco si scaglia fuori dal battello trascinandosi dietro una starnazzante Micky.
“Non ce l’ho nemmeno fatta ad andare in bagno!” protesta costei.
Anche qui occorre sapere che Micky ha un’autonomia di vescica pari a quella di un novantenne incontinente: ecco perché il Buon Dio l’ha dotata del pratico superpotere ‘radar-bagno’. È infatti capace di percepire e avvistare un bagno gratuito nel raggio di 3 km nel giro di 10 secondi. Purtroppo quello di Styrsö è ben più lontano perché le due, nella foga di sbarcare, sono scese alla banchina sbagliata e il paese si trova nella parte opposta dell’isola.


“Vabbè, Micky” le dice Keithy “Siamo nel nulla, è pieno di boschi, falla dietro a quel cespuglio”
“Mica passerà qualcuno??”
“Ma dai!”
Invece, in quei 15 secondi che Micky impiega per svuotarsi la vescica, passa da quel sentiero più gente che il giorno avanti nel centro di Göteborg: praticamente tutta la Svezia. Un po’ imbarazzate, le pessime si rimettono in cammino.
Di nuovo si arrampicano per micro-colline, ruzzolano per improvvisi pendii e rischiano tre o quattro volte di essere investite dalle automobiline elettriche in circolazione: gli unici mezzi consentiti sulle isole. 



Dopo tali mirabolanti avventure, pervengono al paesello tanto agognato per scoprire che è uguale identico ai precedenti, a parte una differenza cruciale: qui c’è perfino un ristorante. E’ ora di pranzo e c’è un impellente bisogno di calorie e toilettes. Bivaccando e gozzovigliando, Micky e Keithy stanno quasi per perdere l’unico traghetto che le potrebbe riportare sul continente. Quella sera decidono di mangiare all’ostello, dove consumano una curiosa cena a base di pietanze ignote e ignobili, tra lo stupore e la quasi ammirazione dei muratori polacchi.


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Rolling Northward - Rotolando verso Nord (terza parte)

“Tobia: È il Signore che vi manda!
Bambino: No, passavamo di qui per caso.” (Da ‘Lo chiamavano Trinità) 


Ma le nostre eroine, una volta scovato Haga, non hanno  più bisogno di nulla se non dei loro nasi allenati a fiutare l’odore dei dolci appena sfornati e delle loro bocche pronte a rimpinzarsi di kanelbullar, le tipiche ciambelline svedesi alla cannella.
Quando giungono al Café Husaren, casa natale del Ciambellone Gigante,  a Micky vengono le lacrime agli occhi dalla commozione: sta realizzando la propria missione karmica. “Io sarei già a posto” dice estasiata a Keithy, masticando l’ultimo pezzo di ciambella “Ma ti aiuterò a portare a termine il tuo nobile fine, ossia pranzare al mercato del pesce e poi visitare l’Arcipelago Sud”
“Diamine!” risponde l’altra tracannandosi una litrata di caffè a sbafo “Magari troveremo anche altri dolci al mercato o sulle isole”
Questo rinfranca assai Micky.


Con dolore si dipartono dalla Casa del Ciambellone Gigante alla Cannella e iniziano a girare per il centro di Göteborg come anime in pena. Fortunatamente il piano P.I.G vene in loro soccorso. Dietro l’ennesima pasticceria si materializza un fantomatico box per le informazioni turistiche e le due reperiscono una mappa nonché tutte le informazioni necessarie per rientrare all’ostello e per andare alle isole l’indomani.
Poiché i pub e ristoranti locali propongono prezzi proibitivi per le loro magre finanze, la prima giornata si conclude tragicamente in un ristorante indiano dove Micky e Keithy aspettano più di un’ora prima di essere servite. La loro rabbia furibonda si placa però all’istante non appena il cameriere offre loro il dessert gratis.


Arriviamo dunque al fatidico giorno della gita sulle isole. L’arcipelago Sud di Göteborg è uno stillicidio di deliziose isolette dai nomi impronunciabili, servite da traghetti comodi e dotati di ogni comfort. Micky e Keithy si imbarcano su uno a caso che, per l’appunto, le mena fino Vrångö, lo scoglio più remoto e deserto di tutti. Ovviamente piove e tira un vento tipo bora siberiana.
“Mica ci lasceranno qui per sempre, vero?” borbotta Micky scendendo su quella landa desolata.
“Guarda là, Micky, c’è un café-pasticceria sul molo!” esclama Keithy raggiante.
“Beh, in fondo, non sarebbe una tragedia” conclude Micky.


Le due zampettano allegramente per l’unico minuscolo villaggio, s’inerpicano su massi con vista-isola e infine s’imboscano nel locale per papparsi una megapalla al cioccolato e avena dal minaccioso nome di chokobulle.
“Sembra che qui il bullismo dilaghi” osserva sapientemente Keithy “Si trova citato perfino in tutti i nomi di dolci!”
Nonostante l’amministrazione di Göteborg sperasse di liberarsi delle fameliche relegandole a vita in quella specie di Sant’Elena, non è stato considerato che una pasticceria sul molo è un’ottima location per avvistare i pochi traghetti di passaggio e quindi abbandonare Vrångö.


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Rolling Northward - Rotolando verso Nord (seconda parte)

“Grazie eh, Spirito Santo. La prossima volta chiedo direttamente aiuto a Satana!” (Sara & Un Corso in Miracoli)


La reception dell’ostello, che per motivi di risparmio, è aperta solo un’ora al giorno e in orari improponibili, ha inviato loro un codice  numerico di accesso - altra grande fonte di ansia per le due svampite. Tuttavia, con la sua innata abilità di scassinatrice, Keithy apre la porta e si inoltrano nei corridoi fino alla loro camera. 
Quest’ultima ha le dimensioni di un loculo ma nel complesso è dignitosa. Le due balorde sono state intenzionalmente ubicate in un piano colonizzato prevalentemente da muratori polacchi, nella speranza  che tale compagnia disincentivi in loro il desiderio di un più lungo soggiorno. In realtà sono gli stessi muratori polacchi a lamentarsi delle nuove arrivate, la cui onnipresenza nei due unici bagni al piano diventa discretamente fastidiosa. 


Tutt’ora i poveretti si chiedono quale singolare dono di ubiquità abbia permesso a quei due esseri quasi femminili d’ingombrare entrambi i bagni a qualsiasi ora del giorno e della notte. Mistero.  Inoltre: dopo cotanta permanenza alle toilettes, le due buzzurre dovrebbero uscire di lì belle e tirate almeno come Angelina Jolie e Scarlett Johansson…invece no! Eccole sempre sciaguattate e a malapena presentabili.
Dunque, quella prima mattina svedese, Micky si sveglia con un glorioso proposito: “Keithy, ricordi? Il nostro pellegrinaggio!”
“I nostrI pellegrinaggI” la corregge l’amica dall’alto del lettino a castello, sembra la voce di Dio. “Dobbiamo adempiere ai nostri doveri. Del resto, siamo venute quassù esclusivamente per questo.”
Bisogna infatti sapere che Micky e Keithy sono giunte in Svezia ricolme di indirizzi relativi a tappe irrinunciabili del viaggio. Musei? Monumenti? Giardini? Assolutamente no: pasticcerie, café e ristoranti. Il 90% di essi si trova nel caratteristico quartiere di Haga.


Ora, di prima mattina, senza mappa della città, senza internet e senza caffè - nell’ostello non è inclusa la colazione - le nostre protagoniste sono realmente due criminali a piede libero. Affamata e rimbambita, Micky inizia a molestare ogni svedese discreto e all’apparenza gentile che ha la sfortuna d’incontrarle per strada. Al settimo svedese, Keithy alza gli occhi al cielo e miracolosamente legge ‘HAGA’. E’ scritto a caratteri cubitali su striscioni che attraversano in alto le varie vie.
“Guarda, Micky, ci siamo!”
“Certo che sono ben organizzati qui” risponde l’altra comare.
Non sanno, le duplici, che l’amministrazione comunale, a seguito delle lamentele degli svedesi importunati, ha  provveduto a rendere esecutivo il famoso piano P.I.G, Pericolo Italiano a Göteborg, già predisposto da fine anni settanta, allorché Micky e Keithy erano ancora in culla. Con tale piano, la città si augura di facilitare gli spostamenti e in generale la vacanza delle due italiane, al fine di rispedirle in patria soddisfatte e senza troppo danno alla popolazione locale.


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Rolling Northward - Rotolando verso Nord (prima parte)

“I miei genitori mi mandano spesso a trascorrere l’estate con i nonni. Ma io detesto i cimiteri.” (Chris Fonseca)


Vi presento le eroine di questa storia, Micky and Keithy, nomi strategicamente derivati dai loro idoli rock Mick Jagger and Keith Richards. Costoro, che si sono trastullate fino a fine estate senza mai decidersi di partire per le vacanze, decidono in un quattro e quattr’otto di volare in Nord Europa. Alla Scandinavia si gela il sangue nelle vene, e dire che è ben abituata al freddo. I vari comuni e municipalità nordiche fanno scongiuri e sacrifici a Odino nella speranza che le due malfamate non scelgano il loro stato o la loro città.
A seguito di lunghe ponderazioni, il cui unico discrimine è di mera natura economica, Micky e Keithy optano per la città svedese di Göteborg. Tra l’altro Micky, che in gioventù ha già ampiamente infestato la Svezia con la sua presenza e  i suoi intrallazzi sentimentali, non ha ancora visitato la suddetta meta.


Fissato il volo e il più bieco ostello sul mercato, iniziano le interminabili quanto oziose disquisizioni sul clima putativo e sul potenziale contenuto delle valigie. Dopo notti insonni, Micky fa uno sbrigativo copia-incolla del vestiario che si è portata due mesi avanti in Germania mentre Keithy, più flessibile e previdente, aggiunge anche gli infradito per fronteggiare igienicamente i loschi bagni collettivi dell’ostello.
Partenza a inizio settembre: Keithy già mezza malazzata e Micky zoppa e incerottata. Secondo la vulgata della medicina psicosomatica, non è difficile scorgere qui una serie di autosabotaggi dovuti all’ansia del viaggio.
“Mah, Micky” fa Keithy guardando il volto incerottato dell’amica “Secondo me quei popoli civilizzati ti fermano all’aeroporto e t’internano direttamente in un lazzaretto, vedi mai che gli attacchi l’ebola”


Questo non rinfranca molto Micky. Tuttavia, per effetto del karma istantaneo così magicamente efficace nell’Era dell’Acquario,  quella che viene bloccata ai controlli è proprio Keithy, alla quale requisiscono subito gli stivaloni-anfibio prendendola per un travestito sado-maso. La ragazza è costretta a trotterellare scalza per mezzo aeroporto prima di riabbracciare i suoi amati scarponi.
Scese a Göteborg, le due pesti si fiondano a razzo nel primo caffè dell’aeroporto dove danno inizio alla sagra della Pappatoia a suon di torta crumbles con salsa alla vaniglia. A pancia piena, torna loro quel minimo di lucidità necessaria per prendere un taxi e farsi scarrozzare fino all’ostello, visto che è sera tardi. 
“Meno male che ci sei te a comunicare con gli indigeni” commenta Keithy, osservando l’amica operativa e ciarliera.
“Mica ci sto parlando in svedese, eh!” ribatte quella.
“Ma nemmeno in toscano, mi pare”
Da questo breve scambio di battute, possiamo facilmente evincere il grado di conoscenza che Keithy (non) ha della lingua inglese.


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