“Tobia: È il Signore che vi manda!
Bambino: No, passavamo di qui per caso.” (Da ‘Lo chiamavano Trinità)
Ma le nostre eroine, una volta scovato Haga, non hanno più bisogno di nulla se non dei loro nasi allenati a fiutare l’odore dei dolci appena sfornati e delle loro bocche pronte a rimpinzarsi di kanelbullar, le tipiche ciambelline svedesi alla cannella.
Quando giungono al Café Husaren, casa natale del Ciambellone Gigante, a Micky vengono le lacrime agli occhi dalla commozione: sta realizzando la propria missione karmica. “Io sarei già a posto” dice estasiata a Keithy, masticando l’ultimo pezzo di ciambella “Ma ti aiuterò a portare a termine il tuo nobile fine, ossia pranzare al mercato del pesce e poi visitare l’Arcipelago Sud”
“Diamine!” risponde l’altra tracannandosi una litrata di caffè a sbafo “Magari troveremo anche altri dolci al mercato o sulle isole”
Questo rinfranca assai Micky.
Con dolore si dipartono dalla Casa del Ciambellone Gigante alla Cannella e iniziano a girare per il centro di Göteborg come anime in pena. Fortunatamente il piano P.I.G vene in loro soccorso. Dietro l’ennesima pasticceria si materializza un fantomatico box per le informazioni turistiche e le due reperiscono una mappa nonché tutte le informazioni necessarie per rientrare all’ostello e per andare alle isole l’indomani.
Poiché i pub e ristoranti locali propongono prezzi proibitivi per le loro magre finanze, la prima giornata si conclude tragicamente in un ristorante indiano dove Micky e Keithy aspettano più di un’ora prima di essere servite. La loro rabbia furibonda si placa però all’istante non appena il cameriere offre loro il dessert gratis.
Arriviamo dunque al fatidico giorno della gita sulle isole. L’arcipelago Sud di Göteborg è uno stillicidio di deliziose isolette dai nomi impronunciabili, servite da traghetti comodi e dotati di ogni comfort. Micky e Keithy si imbarcano su uno a caso che, per l’appunto, le mena fino Vrångö, lo scoglio più remoto e deserto di tutti. Ovviamente piove e tira un vento tipo bora siberiana.
“Mica ci lasceranno qui per sempre, vero?” borbotta Micky scendendo su quella landa desolata.
“Guarda là, Micky, c’è un café-pasticceria sul molo!” esclama Keithy raggiante.
“Beh, in fondo, non sarebbe una tragedia” conclude Micky.
Le due zampettano allegramente per l’unico minuscolo villaggio, s’inerpicano su massi con vista-isola e infine s’imboscano nel locale per papparsi una megapalla al cioccolato e avena dal minaccioso nome di chokobulle.
“Sembra che qui il bullismo dilaghi” osserva sapientemente Keithy “Si trova citato perfino in tutti i nomi di dolci!”
Nonostante l’amministrazione di Göteborg sperasse di liberarsi delle fameliche relegandole a vita in quella specie di Sant’Elena, non è stato considerato che una pasticceria sul molo è un’ottima location per avvistare i pochi traghetti di passaggio e quindi abbandonare Vrångö.
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