“I miei genitori mi mandano spesso a trascorrere l’estate con i nonni. Ma io detesto i cimiteri.” (Chris Fonseca)
Vi presento le eroine di questa storia, Micky and Keithy, nomi strategicamente derivati dai loro idoli rock Mick Jagger and Keith Richards. Costoro, che si sono trastullate fino a fine estate senza mai decidersi di partire per le vacanze, decidono in un quattro e quattr’otto di volare in Nord Europa. Alla Scandinavia si gela il sangue nelle vene, e dire che è ben abituata al freddo. I vari comuni e municipalità nordiche fanno scongiuri e sacrifici a Odino nella speranza che le due malfamate non scelgano il loro stato o la loro città.
A seguito di lunghe ponderazioni, il cui unico discrimine è di mera natura economica, Micky e Keithy optano per la città svedese di Göteborg. Tra l’altro Micky, che in gioventù ha già ampiamente infestato la Svezia con la sua presenza e i suoi intrallazzi sentimentali, non ha ancora visitato la suddetta meta.
Fissato il volo e il più bieco ostello sul mercato, iniziano le interminabili quanto oziose disquisizioni sul clima putativo e sul potenziale contenuto delle valigie. Dopo notti insonni, Micky fa uno sbrigativo copia-incolla del vestiario che si è portata due mesi avanti in Germania mentre Keithy, più flessibile e previdente, aggiunge anche gli infradito per fronteggiare igienicamente i loschi bagni collettivi dell’ostello.
Partenza a inizio settembre: Keithy già mezza malazzata e Micky zoppa e incerottata. Secondo la vulgata della medicina psicosomatica, non è difficile scorgere qui una serie di autosabotaggi dovuti all’ansia del viaggio.
“Mah, Micky” fa Keithy guardando il volto incerottato dell’amica “Secondo me quei popoli civilizzati ti fermano all’aeroporto e t’internano direttamente in un lazzaretto, vedi mai che gli attacchi l’ebola”
Questo non rinfranca molto Micky. Tuttavia, per effetto del karma istantaneo così magicamente efficace nell’Era dell’Acquario, quella che viene bloccata ai controlli è proprio Keithy, alla quale requisiscono subito gli stivaloni-anfibio prendendola per un travestito sado-maso. La ragazza è costretta a trotterellare scalza per mezzo aeroporto prima di riabbracciare i suoi amati scarponi.
Scese a Göteborg, le due pesti si fiondano a razzo nel primo caffè dell’aeroporto dove danno inizio alla sagra della Pappatoia a suon di torta crumbles con salsa alla vaniglia. A pancia piena, torna loro quel minimo di lucidità necessaria per prendere un taxi e farsi scarrozzare fino all’ostello, visto che è sera tardi.
“Meno male che ci sei te a comunicare con gli indigeni” commenta Keithy, osservando l’amica operativa e ciarliera.
“Mica ci sto parlando in svedese, eh!” ribatte quella.
“Ma nemmeno in toscano, mi pare”
Da questo breve scambio di battute, possiamo facilmente evincere il grado di conoscenza che Keithy (non) ha della lingua inglese.
Continua nei post successivi
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