‘I got rhythm, I got music…” (G.Gershwin)
L’antica saggezza ha sempre descritto la vita in termini di pulsare ritmico, oscillazioni, ciclicità, flussi e riflussi. Il nostro stesso corpo ci invita a comprendere ciò nell’alternarsi di inspirazione ed espirazione, sistole e diastole, contrazione e distensione.
Allargando il campo di osservazione alle nostre vite per come ce le ricordiamo o percepiamo, non di rado si notano in esse macro e micro-cicli, connessi a sequenze di nuovi inizi e a chiusure di esperienze esaurite. Per esempio, personalmente ho notato abbastanza presto la tendenza ad avere fasi della durata di due anni. Senza che ne fossi particolarmente consapevole o che dirigessi intenzionalmente la cosa, molte delle mie esperienze più istruttive si aprivano e chiudevano da sole in questo lasso di tempo.
Analogamente, possiamo notare come anche la nostra vita interiore necessiti di momenti di raccoglimento e momenti di apertura. La frequenza e la durata di questi intervalli variano a seconda della fase evolutiva e sono collegate alla struttura caratteriale del singolo individuo.
Attraverso un attento processo di auto-ascolto e auto-osservazione, possiamo sintonizzarci con i ritmi naturali del nostro essere, assecondandone o cavalcandone il moto e bilanciandone gli eccessi.
##prosegue nel post successivo La solitudine e il contatto
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