domenica 19 agosto 2018

Michael Brown 3: I modelli (o gli archetipi) disfunzionali

"Faremo sapere agli altri che facciamo qualcosa essendola, non parlandone."(Michael Brown)


Per illustrare brevemente ciò, esamineremo questo gioco di influssi nel contesto della cristianità conservatrice. Il primo archetipo che ci viene presentato è quello del Salvatore casto, Gesù, che è strettamente collegato all’archetipo di Maria, la Madre Vergine. Gesù il Salvatore, essendo uomo, rappresenta il corpo mentale, l’insegnante. Maria, essendo madre e colei che nutre, rappresenta il corpo fisico o la materia. In quest’ottica, tale sistema archetipico suggerisce sottilmente che saremo salvati dal nostro apparato mentale (ossia dal pensiero e dall’analisi) e che riceveremo supporto in ciò rivolgendoci al corpo fisico, la materia. 


Il corpo emotivo, rappresentato da Maria Maddalena, non solo è stato eliminato da questo sistema ma viene anche sminuito in sua assenza chiamandolo ‘prostituta’. Questo è il motivo per cui il corpo emotivo non viene contemplato nel mondo del cristianesimo conservatore. Infatti entra in gioco proprio il suo opposto: è visto come sorgente del peccato. Di conseguenza:
  • siamo spaventati dalle nostre emozioni e facciamo il possibile per sedarle o controllarle
  • scappiamo dalle intuizioni del cuore e ci perdiamo nelle esperienze materiali e mentali del mondo
  • non riusciamo a percepire il punto causale del nostro disagio e perciò siamo impotenti quando si tratta di riportare armonia alla qualità della nostra esperienza.


L’unica figura archetipica paterna all’interno di questa costellazione è Giuseppe, il padre di Gesù, un uomo che si aggira sullo sfondo e non sembra avere un reale impatto. L’altro archetipo paterno è Dio, che resta aldilà della portata di ogni mortale a meno che non vengano seguiti e onorati i dettami della Chiesa. Questi archetipi primari, così come ci vedono consegnati, non sono inappropriati: è la loro interrelazione che ne distorce l’influenza sia sui credenti che sui non-credenti. Gli archetipi esterni intendono rappresentare i nostri attributi interni e aiutarci a integrare la pienezza  del nostro essere. Quando le nostre qualità interne sono in equilibrio l’una con l’altra, facciamo l’esperienza dell’interezza/completezza, che può essere anche chiamata ‘sacralità’. Tuttavia, quando emuliamo archetipi che sono in disequilibrio, anche noi rispecchiano tale stato. Bandendo Maria Maddalena dal suo posto di Grazia, ad esempio, ci areniamo in uno stato di impotenza, ignoranza, arroganza e inautenticità.


Diamo un’occhiata a come l’immagine di un ‘Gesù casto’ ( il fratello) insieme alla Vergine Maria (la madre) e a un inefficace Giuseppe (il padre),  più la contemporanea eliminazione e degrado di Maria Maddalena (la sorella) , distorce distruttivamente il nostro intento di avere una ‘relazione sentimentale’ con un altro essere umano.
Poiché non c’è una figura paterna significativa in questo sistema di archetipi, gli uomini cresciuti nella prospettiva cristiana non hanno idea di come essere padri autentici per i loro figli se non attraverso l’essere distanti: essere dappertutto e da nessuna parte, come Dio. Oppure diventano come Giuseppe  - un padre evidentemente poco partecipativo, scarsamente efficace, che gironzola nella sua officina riparando le cose.
Gli uomini che cercano un modello religioso positivo aspirano a diventare un ‘Gesù Salvatore’ così come viene ritratto dalla Chiesa. In alternativa, se rifiutano tale modello, essi diventano per reazione ‘demoni distruttori’. Nessuno dei due archetipi  porta l’uomo all’autenticità, alla maturità emotiva o all’intimità. Essere ‘gentili’ o ‘cattivi’ sono entrambi schemi comportamentali reattivi - e tutto il comportamento reattivo è non autentico, immaturo e allontana dall’intimità.

Dall'articolo "Niente archetipi per le relazioni intime" di Michael Brown The Presence Process Portal


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