Questa canzone, semplice fino al
banale, nasce in realtà da un esercizio di meditazione. Come forse si evince dal testo, è il classico
esempio dell’arte che germoglia da un dolore, dall’impossibilità di soddisfare un proprio desiderio. Necessariamente
tale energia o implode e diventa rabbia/frustrazione o trova un suo scarico in
altre forme, dalle più ordinarie alle più evolute.
Era l’estate del 2006 e avevo da
poco incontrato il gruppo con cui avrei prodotto questo pezzo. Uscivo da un
innamoramento feroce per un sassofonista che frequentava la mia stessa scuola
di musica e che aveva già una compagna, con cui conviveva. Pur riscontrando una
certa attrazione anche da parte di lui, non era e non è nel mio stile lottare per un partner,
soprattutto quando si tratta di strapparlo a un’altra donna.
C’è una legge superiore, nelle
dinamiche interne della Vita, per cui qualsiasi cosa io intenzionalmente tolga a
un altro in realtà la sto togliendo a me stesso. Ecco il perché del verso “Che
cosa voglio prendere, a te, a lei , a voi – a me”.
La canzone ripercorre così il mio movimento di
‘purificazione’ nel senso etimologico del termine che significa ‘liberazione’. Si comincia, come
canto nella prima strofa, da un guardare che non è voyeuristico o morboso, bensì il tentativo di
un avvicinamento autentico a questo ragazzo. L’unica possibilità di reale intimità,
paradossalmente, risulta in un atto di contemplazione disinteressata, con cui
si cerca di vedere l’altro per quello che è : un soggetto degno di rispetto e non
oggetto del nostro bisogno.
Cosa succede quando diamo genuinamente
attenzione a una persona? Quando riusciamo, per un attimo -perché basta anche
solo un attimo-, a percepirla senza il velo dei nostri desideri, dei nostri
preconcetti, delle nostre paure? Ecco che avviene un ‘contatto’ a un livello
più profondo di quello semplicemente fisico, emotivo o mentale. Si sente quella meravigliosa scossa vitale che in India
chiamano ‘tat twam asi – questo sei tu’. Sorge spontanea la compassione -e non fraintendiamoci su questo termine- non è pietà, visto che in questo caso la
povera sfigata avrei dovuto essere io. La compassione è unione nel senso più
alto delle parola: riconosco allo stesso
tempo in me e nell’altro il limite dell’umano e la grandezza del Sacro.
A questo punto la domanda ‘Che
cosa voglio prendere?’ si sfalda. Voglio qualcosa dalla sua umanità, dalla sua
sofferenza? Grazie tante, mi basta e mi avanza la mia. Dal suo Mistero, dalla
sua Sacralità? Ce l’ho già, fa parte dell’essenza più intima di ognuno di noi. Ecco
che cade ogni ragione di lotta, di possesso, di competizione anche verso l’altra,
la sua compagna, che viene percepita più come ‘sorella’ che come rivale.
Le altre due strofe, infine,
tornano a illustrare quello che
purtroppo è il normale teatrino della comunicazione umana: il non -ascolto, il
narcisismo, la ricerca dell’altro solo per colmare i propri bisogni di riconoscimento,
affetto e attenzione. Ciò di cui parlo è pane quotidiano per me come per molti
- ed è proprio nel qui ed ora, prendendo consapevolezza di tali meccanismi, che
si può lottare per uscirne.
Questa è l’unica battaglia che
ritengo degna di essere combattuta: lo sforzo quotidiano per la liberazione
interiore. Una persona libera è innocua, amorevole e saggia; non manipola e non è manipolata. Ma come si può cominciare a lavorare
seriamente e concretamente per ottenere una vita più rilassata, più piena, più
amorevole? Da che parte si comincia? Generalmente da dove siamo, osservando come
diciamo ‘buongiorno’ al capufficio o al partner la mattina, come guardiamo le
persone al bar, cosa pensiamo o come reagiamo appena non troviamo parcheggio
per l’auto.
Occorre un po’ di allenamento e un
po’ di esercizio, come in tutte le cose. Non abbiamo cominciato a camminare dal
nulla, né abbiamo subito iniziato a parlare come grandi oratori. Il ritornello
di questa canzone ci indica proprio un esercizio di visualizzazione che è ottimo
per cominciare ad allenarsi a trasformare le nostre relazioni. Lo riporto
per intero nel prossimo post.
Per richiedere un colloquio di counseling o un'introduzione alla Biomusica/ meditazione contattatemi su:
Sara Bini Le Vie per l'Armonia
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