"Ormai quasi muta
quasi sentendo
ancora
il richiamo
Vieni. Una volta sola
Vieni."
(Ingeborg Bachmann, 'Ondina se ne va')
Secondo l’esoterismo, le ondine sono le famose ‘ninfe’: spiriti acquatici che formano la parte sottile, eterea dell’acqua. Si trovano quindi nei ruscelli, nei laghi delle foreste o nelle cascate. Secondo alcune leggende, le ondine non possono avere un'anima fino a che non sposano un uomo e non gli danno alla luce un figlio. La letteratura si è sbizzarrita intorno a questa figura, così romantica e inquietante al tempo stesso. Una delle Ondine più famose è la Loreley del Reno, ninfa che, seduta su un masso alla riva del fiume, distrae i naviganti col suo canto e con la sua bellezza fino a farli affondare.
A me piace molto la lettura che ne fa una delle più grandi poetesse contemporanee, Ingeborg Bachmann, nel suo racconto ‘Undine geht – Ondina se ne va’. Ne riporto una parte del commento fatto da una critica italiana, Nunzia Attardi : “Ondina se ne va perché sceglie di andarsene, di ritornare al suo mondo dopo aver invano cercato il suo Hans, l’uomo perfetto di cui innamorarsi perdutamente: la perfezione non è umana e spesso insensibile; cercava Ondina, di sfuggire all’amica solitudine finendo con l’avere come compagne sofferenza e dolore. L’ultima parte del racconto sa di invettiva femminile contro il genere maschile: uomini bruti, uomini vittime delle convenzioni sociali, falliti e deboli; il tutto esposto sotto forma di monologo, grido liquido e muto della sirena, tornata tale. Ondina se ne va, da una finta realtà, di luci, suoni e colori effimeri, di baci poco profondi, di momenti che non meritano di essere ricordati…” Il link al commento intero:
Da questo testo della Bachmann ho
preso spunto per la mia poesia, a cui ho aggiunto un’ulteriore sfumatura. La
mia Ondina se va, esattamente come quella della Bachmann, ma su una melodia di
amore e riconciliazione. Ha imparato a comprendere
in sé l’umanità, ad amarne l’imperfezione.
Sa onorare i momenti di contatto e di
calore sapendo che sono solo istanti, perché la natura umana poco riesce a
stare nell’intimità, nelle vibrazioni alte del piacere, dell’unione e della
gioia. La mia Ondina è spirito, sa di esserlo e allo Spirito ritorna, lasciando
dietro di sé ‘due smeraldi che erano i suoi occhi’ e ‘una musica che non lascia più in pace’. La
musica dell’Eterna Nostalgia.
Qui di seguito il video con la
mia poesia, interpretata da me, Massimo Matarozzo
e Fabio Cappelli nel progetto
poetico-musicale ‘Etnie Vibranti’.
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