domenica 31 dicembre 2023

IL CAMBIAMENTO DEL CUORE

“Il diritto di essere ridicola è qualcosa che mi tengo caro.

Oh, ma il cambiamento del cuore arriva lento…”(U2)

English version: Change of Heart


Sembra assurdo, ma le peggiori restrizioni, i divieti, le chiusure e le più cocenti umiliazioni non mi sono arrivate da Mario Draghi nell’era del greenstress, bensì da persone che hanno detto di volermi bene.

Mi sono ritrovata a mendicare cose che mi sembravano banali, ordinaria routine di un rapporto, ma mi sono scontrata con mura inoppugnabili e angoli che non si smussavano nemmeno nel corso degli anni.  Sono andata oltre alle mie ferite, ai miei fantasmi, alle mie paure, per sentirmi negare anche una minima parte ciò che è stato invece concesso ad altre.

Il buffo è  che tali relazioni sembrano,  in apparenza, migliorare solo quando uno dei due smette di chiedere e di esprimere i propri bisogni. Certo, l’altro non si sente più messo in discussione e pensa di aver trovato l’armonia, mentre si tratta di triste rassegnazione.

Eh, il cuore, come fatica ad aprirsi!  

Non importa, un cuore chiuso, una mente rigida sono già una punizione per chi li possiede. C’è tanta malattia mentale nel mondo, proprio perché c’è tanta incapacità di lasciarsi andare all’amore. Tutto questo mi insegna molto sull’umanità e sul suo delirio, sulle farmacie sempre a corto di psicofarmaci, su come i nostri bene-amati governanti non siano altro che la proiezione e la gigantografia delle nostre piccole crudeltà quotidiane. 

Un augurio a tutti per il nuovo anno, che sia ricco di aperture e miracoli interiori, attraverso cui possa  farsi spazio la luce e irradiarsi da noi al mondo intero. 



CHANGE OF HEART

“The right to be ridiculous is something I hold dear

Oh, but change of heart comes slow”(U2)

Versione italiana:Il cambiamento del cuore

It sounds absurd, but the worst restrictions, prohibitions, closures and humiliations did not come to me from Mario Draghi in the greenstress era, but from people who said they loved me.

I found myself begging for things that seemed trivial, the ordinary routine of a relationship, but I came up against unassailable walls and corners that would not even smooth over the years.  I went beyond my wounds, my ghosts, my fears, to be denied even a fraction of what was granted to others.

The funny thing is that such relationships only seem, on the surface, to improve when one of the two stops asking and expressing his or her needs. Of course, the other no longer feels challenged and thinks he has found harmony, whereas it is sad resignation. 

“Oh, but change of heart comes slow!”

No matter, a closed heart, a rigid mind are already a punishment for those who possess them. There is so much mental illness in the world, precisely because there is so much inability to let go of love. All this teaches me a lot about humanity and its delirium, about pharmacies always running out of psychotropic drugs, about how our well-beloved rulers are nothing more than the projection and gigantography of our daily little cruelties. 

A wish to all for the New Year, may it be full of inner openings and miracles, through which light can make room and radiate from us to the whole world.


lunedì 16 ottobre 2023

DISSIDENZA E RIPARTENZA

“Non importa quanti uomini ci sono nella tua vita, ma quanta vita c’è nei tuoi uomini.”(Mae West)

English version Dissidence and restart

Sono ormai quasi quattro anni che gli eventi mondiali hanno preso una piega tale che è praticamente impossibile non notare la malafede di chi ambisce a governarci e il malefico schema ripetitivo con cui ogni giorno ottenebrano le nostre menti e i nostri cuori. 

Proprio ieri sera, mentre ero a cena con amici che reputo esemplari eccellenti di un’umanità ormai rara e preziosa, riflettevamo su come sia possibile che le masse siano ancora cieche di fronte alle dinamiche,  ormai prevedibili, con cui i mass media ci blandiscono, ci dividono in tifoserie, seminano un ben calcolato odio e mortificano la nostra intelligenza e i nostri cuori.

D’altro canto, anche nella cosiddetta ‘dissidenza’, a cui posso dire di aver partecipato, ho osservato fenomeni che hanno le loro radici nella debolezza umana, nel suo non essere ancora pronta a fare un reale salto evolutivo. Mi ha colpito soprattutto come sia più facile aderire , ancora una volta, alla modalità distruttiva della realtà, piuttosto che a quella creativa e feconda. 

Molte persone che conosco si sono velocemente attivate nella ‘pars destruens’, cioè quando c’era bisogno di arrabbiarsi e indignarsi, ma non altrettanto nella ‘pars costruens’, quando c’era bisogno di coltivare i semi di cambiamento che erano stati gettati. Con ogni probabilità, l’impulso di protesta ha trovato come serbatoio le loro rabbie e frustrazione altrimenti inespresse, ed è stato un buon carburante per l’azione. 

Quando però le acque si sono apparentemente calmate, le stesse persone non avevano un equilibrio interiore tale da permettere il positivo, cioè la costruzione del nuovo, del bello, del vero. Si sono afflosciate, ripiegate su se stesse e,  dopo l’onda di protesta, non sono nemmeno state capaci di portare avanti una storia d’amore decente o di compiere qualche scelta diversa per la  loro vita. 

Finché c’era l’odio a motivarli, questi uomini e donne hanno sfidato restrizioni e divieti: quando questa pulsione non ha più trovato bersagli esterni, si è introiettata e li ha resi apatici, inerti, inconcludenti. Non hanno saputo o voluto cogliere l’occasione di portare un minimo rinnovamento nelle loro menti e nelle loro vite; sono rimasti nel conosciuto, a coccolare le loro vecchie ferite emotive e trovare nuove occasioni per indignarsi o deprimersi. 

Ciò mi porta a pensare che le tribolazioni subite, per una buona parte dell’umanità anche dissidente,  sono forse  passate invano. Non hanno trovato il terreno fertile per produrre un reale cambiamento di coscienza… e i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti.  


DISSIDENCE AND RESTART

“It's not the men in my life that count, it's the life in my men. (Mae West)

Versione italiana al link Dissidenza e ripartenza

It has been almost four years now that world events have taken such a turn that it is virtually impossible not to notice the bad faith of those who aspire to govern us and the evil repetitive pattern with which they obscure our minds and hearts every day. 

Just last night, while having dinner with friends whom I consider excellent exemplars of a humanity that is now rare and precious, we were reflecting on how it is possible that the masses are still blind to the now predictable dynamics by which the mass media blandish us, divide us into supporters, sow well-calculated hatred and mortify our intelligence and hearts.

On the other hand, even in the so-called 'dissidence,' in which I can say I have participated, I have observed phenomena that have their roots in human weakness, in its not yet being ready to make a real evolutionary leap. It struck me especially how it is easier to adhere, once again, to the destructive mode of reality, rather than the creative and fruitful one.

Many people I know were quickly activated in the 'pars destruens,' that is, when there was a need to get angry and indignant, but not as much in the 'pars costruendo,' when there was a need to cultivate the seeds of change that had been sown. In all likelihood, the impulse to protest found their otherwise unexpressed anger and frustration as a reservoir, and was good fuel for action. 

When the waters apparently calmed, however, the same people lacked the inner balance to allow the positive, that is, the building of the new, the beautiful, the true. They sagged, folded in on themselves, and, after the wave of protest, were not even able to pursue a decent romance or make any different choices for their lives.

As long as there was hatred to motivate them, these men and women defied restrictions and prohibitions: when this drive no longer found external targets, it introjected itself and made them apathetic, inert, inconclusive. They have been unable or unwilling to seize the opportunity to bring a modicum of renewal to their minds and lives; they have remained in the known, cuddling their old emotional wounds and finding new opportunities to become indignant or depressed. 

This leads me to think that the tribulations they have endured, for a good part of even dissident humanity, have perhaps passed in vain. They have not found fertile ground to produce a real change in consciousness--and the results, unfortunately, are there for all to see.


venerdì 1 settembre 2023

CHI DI SOCIAL FERISCE…

“Perché vedi, tesoro, quando due persone si amano…”

“Chi sono queste due persone? Le conosco?”

(Dal noto libro ‘Fraintendimenti di un discorso amoroso’)

English version at the link:Who by socials hurts...

Qualche giorno fa qualcuno mi ha detto, a proposito degli incontri tra uomo e donna “Come li trovi (i partner), così li lasci”. Il senso era, se ti comincia a corteggiare un uomo che non ha una situazione sentimentale chiara, non voglio arrivare a dire impegnato, può darsi che farà la stessa cosa con te, iniziando a flirtare con altre o mantenendo rapporti con le ex, magari anche solo virtuali, mentre ti frequenta.

Questo è piuttosto facile e visibile al giorno d’oggi, in questa società dell’apparente iper-comunicazione, che in realtà  segnala proprio la tragica assenza di un vero contatto e di un vero impegno nelle relazioni umane. È molto facile avere l’illusione di una relazione, specialmente a livello virtuale. Non implica decisioni importanti, permette di mantenere la distanza sia fisica che emotiva, permette di mantenere le proprie comodità, i propri ritmi e le proprie ‘debolezze’.

Nelle relazioni di coppia, si nota come l’uso dei social sia comunque sintomatico di altre dinamiche. C’è un'ampia gamma di sfumature che vanno dal profilo condiviso, simbiotico e con continue dichiarazione di eterno amore, allo stato di perfetti sconosciuti. In quest’ultimo caso, si vuol far sentire l’altro ‘dato per scontato’ e si lesinano o si annullano le interazioni e gli apprezzamenti,  sia mai che qualcuno ci prenda per ‘stupidi innamorati’ o che valorizziamo o sosteniamo pubblicamente la persona che diciamo di amare.

Inoltre, se la relazione è prevalentemente virtuale con rari sprazzi di fisicità, anche il telefono non è un buon sostituto. Ogni parola detta senza gli occhi negli occhi, e forse anche mano nella mano,  può facilmente essere fraintesa, e diventare un macigno insostenibile che mina la fiducia nei sentimenti dell’altro. Del resto, se la relazione  resta in maggior parte su tali mezzi, il dubbio sorge lecito e spontaneo. Basta davvero poco a rovinare quello che, con uno sguardo, un abbraccio o una carezza, potrebbe diventare un momento di reciproca rivelazione e potenziamento della relazione.

Concludo con una citazione dell’immenso Massimo Rodolfi, dal suo libro ‘Un muro di parole’: “Dobbiamo come umani ripristinare veramente la nostra socialità, con i nostri modi e i nostri tempi, e così anche i nostri luoghi […]. Noi umani dobbiamo trovarci insieme, a fare cose, a divertirci, a raccontarci, guardandoci negli occhi, abbracciandoci, amandoci, e magari anche odiandoci, ma almeno la nostra ignoranza e la nostra cattiveria siano solo umane, vero patrimonio nostro, di un’imperfezione che tocca a noi, solo a noi, cercare di perfezionare.”



WHO BY SOCIALS HURTS...

"Because you see, honey, when two people love each other..."

"Who are these two people? Do I know them?"

(From the well-known book 'Misunderstandings of a Love Discourse')

Versione italiana al link Chi di social ferisce...

A few days ago someone said to me about man-woman dating, "As you find them (partners), so you leave them." The meaning was, if a man starts coming after you who doesn't have a clear love situation, I don't want to go so far as to say committed, it may be that he will do the same thing with you, starting to flirt with others or maintaining relationships with exes, maybe even just virtual ones, while he is dating you.

This is pretty easy and visible nowadays, in this society of apparent hyper-communication, which actually signals precisely the tragic absence of real contact and commitment in human relationships. It is very easy to have the illusion of a relationship, especially at the virtual level. It does not imply important decisions, it allows one to maintain distance both physically but especially emotionally, it allows one to maintain one's own comforts, rhythms and ‘weaknesses'.

In couple relationships, we see how the use of socials is nonetheless symptomatic of other dynamics. There is a wide range of nuances ranging from the shared, symbiotic profile with continuous declarations of eternal love, to the state of perfect strangers. In the latter case, you want to make the other person feel 'taken for granted' and you skimp or nullify interactions and appreciations, be it ever that someone takes us for 'fools in love' or that we publicly value or support the person we say we love.

Moreover, if the relationship is mostly virtual with rare flashes of physicality, even the telephone is not a good substitute. Every word spoken without eye-to-eye, and perhaps even hand-to-hand, can easily be misunderstood, and become an untenable boulder that undermines trust in each other's feelings. After all, if the relationship remains largely on such means, doubt arises legitimately and naturally. It takes very little to ruin what, with a glance, a hug or a caress, could become a moment of mutual revelation and strengthening of the relationship.

I conclude with a quote from the immense Massimo Rodolfi, from his book 'A Wall of Words': "We must as humans truly restore our sociality, with our ways and our times, and so also our places [...]. We humans must find ourselves together, doing things, having fun, telling each other stories, looking into each other's eyes, hugging each other, loving each other, and maybe even hating each other, but at least our ignorance and meanness be only human, true heritage of our own, of an imperfection that it is up to us, only to us, to try to perfect." 

giovedì 31 agosto 2023

A UN PASSO DA TINDER

“Love, love me do, you know I love you”(The Beatles)

English version at the link: One step away from Tinder

Per  il titolo di questo articolo, ho trascritto l’incipit di una recente conversazione con una cara amica che, come  si può ben immaginare, manifestava una comprensibile difficoltà verso il magico mondo dei rapporti di coppia. Alla ormai veneranda e venerabile età di quarantacinque anni, continuo ad osservare una sola differenza tra me e le mie amiche: loro, dall’adolescenza fino ad oggi, hanno avuto una serie di storie lunghe e, a Dio piacendo,  spesso anche soddisfacenti, mentre io sono in uno stato di caos verso la relazione sentimentale praticamente  dall’utero materno.

Mi rendo ben conto che molte coppie stanno  ancora insieme perché hanno cinque mutui e otto figli, oppure per inerzia e paura della solitudine, per attaccamento infantile o per quieta disperazione. Chi non si trova nelle suddette condizioni e ha preso coscienza delle dinamiche potenzialmente in gioco in una relazione, non può che desiderare la pace del convento.

Il rapporto intimo, in modo più o meno immediato ma sicuramente inesorabile, scartavetra a fondo le nostre ferite più nascoste. Nella mia tragica esperienza in tale settore, posso dire di essermi sentita davvero amata e ‘speciale’ solo in un paio di casi, uno dei quali è il mio matrimonio. Diamo a Cesare quel che è di Cesare: il mio ex-marito è praticamente stato l’unico a farmi sentire sicura e protetta da un punto di vista emotivo; poi poteva avere altri problemi, ma non quello di gettarmi veleno nelle ferite interiori. Per rendere onore a tale eccezionalità, io che pure non avevo messo il matrimonio tra i miei obiettivi, me lo sono sposato.

Altre frequentazioni, che non hanno mai raggiunto quel grado di serietà e di impegno, sono durate un po’ di più: comunque ci si vedeva poco e in ogni caso l’altro non mi ha mai integrato  nella sua vita, neppure quando io mi sforzavo di farlo sentire accolto nella mia.  Così mi sono trovata in situazioni molto ambigue, in cui il mio chiamiamolo ‘compagno’ , credendo che non me ne accorgessi, metteva apprezzamenti a foto di altre donne, ci chattava o le chiamava perfino nelle poche ore che stava con me. 

Posso quindi ben comprendere lo stato d’animo di molte mie amiche, belle e intelligenti, che si trovano single a questa età e in questo mondo. Temono di vivere quello che da sempre vivo io: un gioco al massacro o una continua delusione e umiliazione. 

La vera intimità, ciò che consciamente o inconsciamente ricerchiamo in un rapporto sentimentale, è in realtà uno test finali dell’avventura umana: occorrono anni, ma che dico, eoni, per cominciare un po’ a capire cosa significhi ‘amare’, e di solito non ha niente a che fare con ciò che ci siamo immaginati guardando “Harry ti presento Sally” o “Pretty Woman”. 

Per prenotare  un colloquio  di Counseling contattatemi attraverso il mio sito  Le Vie per l'Armonia.


ONE STEP AWAY FROM TINDER

“Love, love me do, you know I love you”(The Beatles)

Versione italiana al link: A un passo da Tinder

For the title of this article, I transcribed the incipit of a recent conversation with a dear friend who, as one can well imagine, manifested an understandable difficulty toward the magical world of relationships. At the now venerable and venerable age of forty-five, I continue to observe one difference between my friends and myself: they, from adolescence to the present, have had a series of long and, God willing, often satisfying affairs, while I am in a state of chaos toward romantic relationships practically from the womb.

I well realize that many couples are still together because they have five mortgages and eight children, or out of inertia and fear of loneliness, childlike attachment or quiet desperation. Those who are not in the above conditions and have become aware of the dynamics potentially at play in a relationship, can only long for the peace of the convent.

Intimate relationship, in a more or less immediate but surely inexorable way, thoroughly unwraps our most hidden wounds. In my tragic experience in that area, I can say that I have only felt truly loved and 'special' in a couple of cases, one of which is my marriage. Let us give Caesar his due: my ex-husband was practically the only one who made me feel safe and secure from an emotional point of view; then he might have had other problems, but not the one of throwing poison into my inner wounds. To honor such exceptionalism, I, who also had not put marriage among my goals, married him.

Other datings, which never reached that degree of seriousness and commitment, lasted a little longer: in any case, we saw each other very little and in any case the other never integrated me into his life, even when I made an effort to make him feel welcome in mine.  So I found myself in very ambiguous situations, where my let's call him 'partner' , believing that I did not notice, would put appreciations to photos of other women, chat with them or even call them in the few hours he was with me.

I can therefore truly understand the state of mind of many of my friends, beautiful and intelligent, who find themselves single at this age and in this world. They are afraid of experiencing what I have always experienced: a game of slaughter or constant disappointment and humiliation. 

True intimacy, what we consciously or unconsciously seek in a romantic relationship, is actually a final test of the human adventure: it takes years, but what am I saying, eons, to begin to understand a little what 'love' means, and it usually has nothing to do with what we imagined watching "When Harry Met Sally" or "Pretty Woman." 

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lunedì 24 luglio 2023

LA POESIA: uno sforzo di attenzione

 “L’attenzione è la virtù psicologica cardinale, da cui dipendono forse tutte le altre, perché non possono esservi né fede, né speranza, né carità per alcuna cosa se questa non riceve prima attenzione.”(J.Hillman)

English version : Poetry: the virtue of attention

In questo momento storico, rendere poesia alla vita diventa, a mio avviso, uno dei più nobili intenti che l’essere pienamente umano possa proporsi. 

Non tutti hanno la forza di farlo, perché l’atmosfera energetica del pianeta è  stata fatta di proposito  asfissiante, densa, avvilente. Mai come in questi ultimi anni, la terra soffre di scarsa vitalità: ogni campo umano è volutamente degradato, degenerato e abbassato di tono.

In tale panorama, tuttavia, c’è ancora chi ingaggia una lotta spirituale per mantenere vivo il Bello, il Vero, il Buono. Sono uomini e donne di ogni razza e condizione, accumunati e sostenuti da un Fuoco che non è di questo mondo. 

Poiché le arti e la letteratura sono la mia passione, mi rivolgo a coloro che possono ancora ridestare il canto sopito della poesia con la benedizione di un nuovo sguardo. Lo sguardo poetico  non è facile da sostenere; deve saper attraversare il disagio interiore e il caos esteriore fino ad estrarne la perla nascosta, la folgorazione del Bello nell’apparente squallore. 

Questo è l’occhio che redime, ma che, per poter fare ciò, deve aver prima redento se stesso. Occorre allenarsi con costanza e disciplina per capovolgere l’ordine mortifero dell’inerzia, la comodità dello status quo e l’apatia che ci deresponsabilizza. Si comincia imparando a stare qualche minuto in silenzio con se stessi, senza distrarsi nella bulimia d’informazioni della rete e senza sedare le proprie cariche emotive non integrate con tutto ciò che il sistema ci propina e che si aggancia ai nostri lati più (auto)distruttivi. 

Questo mondo, questa società sono decisamente allo sbando, ma la qualità, e anche la poeticità, della nostra esperienza dipendono  dal nostro stato di coscienza. Su questo possiamo lavorare, e forse il mondo, o almeno il nostro, muterà di conseguenza. 

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POETRY: the virtue of attention

 Attention is the cardinal psychological virtue. On it depends perhaps the other cardinal virtues, for there can hardly be faith nor hope nor love for anything unless it first receives attention.”(James Hillman)

Versione italiana:La poesia

At this moment in history, rendering poetry to life becomes , in my opinion, one of the noblest intentions that the fully human being can set forth. 

Not everyone has the strength to do so, because the energetic atmosphere of the planet has been purposely made asphyxiating, dense, demeaning. Never more than in recent years does the earth suffer from low vitality: every human field is deliberately degraded, degenerated and lowered in tone.

In such a panorama, however, there are still those who engage in a spiritual struggle to keep the Beautiful, the True, the Good alive. These are men and women of all races and conditions, accumulated and sustained by a Fire that is not of this world. 

Since the arts and literature are my passion, I appeal to those who can still reawaken the dormant song of poetry with the blessing of a new gaze. The poetic gaze is not easy to sustain; it must know how to traverse inner discomfort and outer chaos until it extracts the hidden pearl, the dazzle of the Beautiful in apparent squalor. 

This is the eye that redeems, but in order to do so, it must first have redeemed itself. One must train oneself with perseverance and discipline to overturn the deadly order of inertia, the comfort of the status quo and the apathy that dumbs us down. It starts by learning to spend a few minutes in silence with oneself, without distracting oneself in the information bulimia of the net and without settling one's emotional charges that are not integrated with everything the system throws at us and that latches onto our most (self-)destructive sides. 

This world, this society is definitely in disarray, but the quality, and even the poeticness, of our experience depends on our state of consciousness. We can work on that, and perhaps the world, or at least ours, will change accordingly.

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