Soffro di gelosia fin da quando ero piccolo... da quando scoprii che la mamma era fuggita con un altro bambino (Valerio Peretti)
La chiave della coscienza
mitica è dunque l’intuizione, facoltà più simile alla ragion pura che non alla
mente analitico-discorsiva. L’intuizione ha bisogno di sviluppare una linea
complessiva e, se anche non può essere sottoposta a verifiche
scientifico-causali, è però concreta ed esatta sul piano dell’esperienza
interiore. L’intuizione è empatia, inclusività, ‘sapienza del cuore’ intesa
come recettività senza giudizio, ed è la forma più alta di un’intelligenza
qualitativamente femminile, localizzata nell’emisfero cerebrale destro di ogni
essere umano.[1]
La mente razionale empirica
maschile, tutta volta all’analisi e quindi alla scissione della originaria
totalità ha operato una netta
separazione tra ‘donna bianca buona’ e
‘donna nera cattiva’, motivata anche da fattori storici e culturali.
Abbiamo la Vergine Maria e la Strega, la donna-angelo e la donna-vampiro, Sofia
e Lilith. Un lato della ‘Magna Mater’ originaria è stato stigmatizzato e poi
rimosso; di conseguenza se ne teme la
vendetta poiché “es ist ein energetisches Gesetzt, dass alles Verdrängte zum
bedrohlichen ‚Schatten’ wird”[2].
Erich Neumann spiega a proposito dell’archetipo primordiale: "L’archetipo primordiale possiede una prerogativa
essenziale: esso fonde in sé attributi e gruppi di attributi positivi e
negativi. […] Per la confluenza di tanti momenti o simboli contraddittori nell’unità dell’archetipo
primordiale, la natura di esso è paradossale. Esso è invisibile e non
rappresentabile.[3]"
Si potrebbe aggiungere ‘come la
Vita’, di cui appunto la Grande Madre è simbolo. Essa racchiude anche l’aspetto
doloroso della caducità di ogni forma e quello infero dell’inconscio come
potenza notturna istintuale che entra in conflitto con la crescita della
coscienza e della consapevolezza. La Grande Madre produce infatti l’uovo
cosmico bianco-nero; l’Archetipo del Femminile, cioè, contiene gli opposti e la vitalità del mondo
viene garantita proprio dal loro incessante gioco. Terra e cielo, morte e vita,
notte e giorno, sono relativi l’uno all’altro, si connettono e si bilanciano
reciprocamente.
Scrive ancora Neumann: "Nel corso dello sviluppo ulteriore verso i valori
patriarcali e verso il dominio degli dèi maschili della luce e del sole la
dimensione negativa dell’archetipo femminile è stata rimossa. Per tale motivo
essa appare oggi come contenuto primordiale e inconscio.[4]"
Nella seguente indagine
mitologica ripercorrerò le tappe di trasformazione del mito di Lilith proprio
in rapporto al modificarsi e al degenerare della ricezione del Femminile da
parte di una cultura sempre più polarizzata
su una prospettiva apollinea-maschile. Una prospettiva che, portata
all’estremo, non riconosce le sue stesse radici, ossia la nascita della
coscienza maschile solare all’interno delle ‘acque primordiali’ femminili. Così
facendo, si rende colpevole di un matricidio interiore che necessariamente
provoca una scissione schizoide all’interno della psiche dell’umanità. Ne è
prova il mito di Oreste, tormentato dalle Furie, semidivinità ctonie, ossia
proiezioni del suo stesso senso di colpa nei confronti dell’uccisione della
madre. Una madre adultera, ‘una madre cattiva’, però pur sempre madre.
Estratto dalla mia tesi di Laurea che si può leggere su I figli di Lilith
[1] Sul
finire del secolo scorso, passati gli entusiasmi positivisti, si svilupparono
molte filosofie che davano ampio rilievo a queste facoltà, come quella di
Bergson o quella di Dilthey. Contemporaneamente, sul piano sociale prendeva
forza il movimento femminile e in campo letterario si assisteva a una decisa
rivalutazione di Lilith.
[2]S.
Schaup, op. cit., p. 64 „è una legge energetica che tutto il rimosso si
trasformi in spettri minacciosi.”
[3] E.
Neumann, La Grande Madre. Fenomenologia
delle configurazioni femminili dell’inconscio, Astrolabio, Roma, 1981.
[4] E. Neumann, ibidem, p. 157.
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