"Chi
ancora si professa ateo o marxista laico e ha bisogno di un cristiano per
completare la serie delle rappresentanze sul proscenio della cultura non
mi cerchi: io non sono che un uomo"Ernesto Balducci
Ricordo
l’incontro, la sintonia e l’empatia che
è scattata fin dall’inizio nel sentire la storia di Pierluigi, missionario
scomodo, come viene definito qui. Mi sono chiesta come può essere mai scomodo
un missionario, a meno che non vada a fare le stragi sotto il vessillo della
religione.
Purtroppo e con amarezza mi viene da dire
che si è scomodi al potere, a qualsiasi potere, sia esso laico o religioso,
quando si è integri e si segue la propria coscienza. In quel caso,
l’autorità suprema diventa interna e non più quella che ci hanno detto di
seguire: partito, chiesa, istituzione o altro.
Il vero potere, non quello distorto e
prevaricante, in realtà dovrebbe facilitare, formare nel cittadino e
nella persona una fonte di direzione interna, dovrebbe coltivarne ed
elevarne la consapevolezza e l’umanità. Raramente questo accade, altrimenti
non avremmo più masse manipolabili a piacimento attraverso l'ignoranza e i bassi istinti.
Quindi io
apprezzo di Pierluigi l’autenticità, l’intima coerenza che passa attraverso il
vissuto e l’esperienza. Non a caso il libro si apre con una citazione di Padre Balducci,
di cui l’anno scorso ricorreva il ventennale dalla morte. Balducci è un altro personaggio
controverso e per certi versi scomodo perché difficilmente inquadrabile e anticonformista.
“Io
non sono che un uomo” è un’affermazione che riassume con umiltà la bellezza e
la fierezza di creatura in divenire, creatura non riducibile a una
serie di definizioni o di etichette, bensì vita viva e potenza creatrice.
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