Il
nostro calendario è pieno di date, di anniversari di eventi che, positivi o
terribili, hanno sono stati ritenuti meritevoli del ricordo. Perchè un
avvenimento del passato debba o possa essere ricordato, è necessario che abbia
segnato nel bene o nel male un momento storico, un evento degli uomini che
simboleggiano comunque dei valori, dei sentimenti, delle aspirazioni, dei
grandi sogni realizzati o delle grandi tragedie subite.
Vale
la pena fare una riflessione sul valore
del tempo, visto che ogni anniversario lo scandisce, lo rammenta. C’è un tempo
storico e un tempo psicologico. Il tempo storico è lineare, cadenza e dà una cronologia agli avvenimenti. Quello
psicologico è un tempo circolare, è il tempo della maturazione e della crescita
interiore di un individuo come di un popolo. E’ il tempo con cui un popolo
metabolizza la sua storia.
La
storia dell’unificazione italiana è particolarmente ricca, intensa, polifonica.
Per intensa intendo anche sofferta, frutto di sacrificio. L’Italia, come
sappiamo, è diventata uno stato unitario con un discreto ritardo rispetto ad
altri paesi europei. Mi riferisco a Francia o Inghilterra, per esempio, che già
nel medioevo hanno iniziato individualizzarsi come monarchie nazionali e darsi
anche quell’assetto territoriale che conosciamo. Il nostro è stato un processo
più tardo, diverso, in cui la premessa
per l’unità era intanto restituire la libertà alle varie popolazione italiane
sottoposte a domini stranieri. Per cui siamo passati attraverso le guerre d’indipendenza,
il cosiddetto Risorgimento, in cui si è lottato per trasformare in realtà un
sentire e un desiderio corredato e supportato
ovviamente da considerazioni di ordine politico, storico, sociale ed economico.
Polifonica
e ricca proprio per la pluralità di animi, di vissuti e di esperienze che ha
raccolto in sé e che sta tutt’ora cercando d’integrare. L’eterogeneità di un
gruppo, di un popolo può essere fonte di divergenze e conflitto così come terra
feconda e creativa per nuove visioni, aperture e idee. Non a caso
nell’immaginario estero siamo il popolo degli artisti, la culla della cultura.
Come
ho già detto per la scorsa Festa della Toscana, qui si tratta di recuperare i
valori che hanno portato alla nascita della nostra nazione. Evidentemente dei
popoli si sono in qualche modo riconosciuti fratelli e hanno lottato per
questo. Ciò non deve sopprimere l’individualità e la ricchezza peculiare di
ognuno.
In
termini sociali, si tratta ancora una volta di mediare tra istanze
diverse. In termini musicali tornando alla metafora della polifonia, si
tratta di trovare l’armonia tra note e
voci diverse. L’armonia arricchisce una melodia. In termini politici, si tratta
di conservare l’inscindibilità della
Nazione italiana con la promozione delle autonomie, il sentimento d’identità
locale, regionale con sentimento d’italianità.
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